ECONOMIA
Economia
Confindustria, il Pil 2015 cresce più del previsto. In ripresa mercato del lavoro
Secondo le stime del Centro studi nel 2015 ripartirà la domanda di lavoro, che si rafforzerà progressivamente nella seconda metà dell'anno e per tutto il 2016. La pressione fiscale resterà al 43% per scendere al 42,7% nel 2016.
L'incremento nel primo trimestre 2015 è risultato poco superiore a quanto previsto a dicembre (+0,3% contro +0,2%), ma Confindustria si aspetta un'accelerazione maggiore nel secondo semestre dell'anno (+0,4%). Le nuove previsioni - sottolinea il Rapporto - "Appaiono prudenti e lasciano spazio a sorprese positive". La previsione per il 2015 è superiore a quella del Governo del 10 aprile scorso (+0,7%) e della Commissione europea del 5 maggio (+0,6%); in linea invece quelle per il 2016.
Secondo il Csc i consumi delle famiglie vanno dal +0,3% del 2014 al +0,6% nel 2015 e al +1,2% nel 2016, restando del 6,8% piu' bassi che nel 2007. Ripartono gli investimenti: +1,2% e +2,9% il totale, +3% e +3,8% quelli in macchinari e mezzi di trasporto (-18% sui valori pre-crisi), ma ancora sofferenti quest'anno quelli in costruzioni (-0,5%) che saliranno l'anno venturo (+2,1%, ma ancora -33% rispetto al 2007).
Deficit/Pil 2% nel 2016, cala pressione fiscale
Il rapporto deficit/pil scenderà al 2,7% nel 2015 e al 2% nel 2016. Nello scenario economico di giugno, il Csc parla di una finanza pubblica sotto controllo, con il debito pubblico che inizia a ripiegare in rapporto al Pil: 131,9% nel 2016, dal 132,7% di quest'anno. Le entrate fletteranno dal 47,7% del 2014 al 47,5% e al 47,2%, mentre le uscite passeranno da 50,7% a 50,2% e 49,3%. La pressione fiscale resterà quest'anno al 43% per scendere al 42,7% nel 2016. Il Csc stima che nell'intera economia "l'aumento delle retribuzioni contrattuali sarà pari all'1,1% nel 2015 e allo 0,6% nel 2016, dopo il +1,2% nel 2014. Quello delle retribuzioni di fatto sarà di poco più alta: +1,2% nel 2015 e +0,9% nel 2016. A fronte di un'inflazione estremamente bassa, le retribuzioni reali nel totale dell'economia cresceranno dell'1% nel 2015 e dello 0,3% nel 2016".
Occupazione ripartirà nella seconda metà dell'anno
Riparte la domanda di lavoro, che si rafforzerà progressivamente nella seconda metà' del 2015 e per tutto il 2016. E' la stima del Centro studi Confindustria, secondo cui il tasso di disoccupazione scenderà al 12,3% nel 2015 (da 12,7%) e al 12% nel 2016. Nel Rapporto "Venti a favore e freni straordinari" si prevede che quest'anno il numero di persone occupate crescerà dello 0,4% e l'anno prossimo dello 0,9%. Il 2016 si chiudera' comunque con 407mila occupati in meno rispetto a fine 2007. Infine, secondo il Csc, lo stock di cassa integrazione "continuera' a sgonfiarsi progressivamente" e a fine 2016 interesserà ancora l'equivalente di circa 125mila Ula, un livello di poco superiore a quello di fine 2008.
Contagio grecia farebbe deragliare l'economia Ue
Nel rapporto presentato presso Unindustria Bologna, il Centro Studi mette in luce che economia europea ha dei "forti venti a favore" ma potrebbe deragliare sulla crisi greca. Tra i fattori positivi il prezzo del petrolio più basso, la svalutazione dell'euro, il commercio mondiale in rilancio e il nuovo calo dei tassi di interesse. Ma lo scenario internazionale ha due fattori di rischio - avverte Csc - il contagio greco e un più debole trend globale. Il Csc ha rivisto al rialzo le previsioni del Pil italiano ma le proiezioni non includono le conseguenze immediate di un esito negativo delle trattative sul rifinanziamento del debito pubblico greco; "perchè non sono quantificabili - si legge nello studio - e perchè si ritiene che possano essere prese opportune misure per aginarle; il contagio non puo' certo essere escluso e farebbe deragliare l'economia dell'area euro".
Buste paga aumentate, profitti ai minimi
La quota del lavoro sul valore aggiunto è ai massimi storici, mentre la redditività degli investimenti è ai minimi, sostiene il Centro Studi Confindustria, osservando che "tra lavoro e capitale e nel complesso del reddito non è vero che il lavoro dipendente eè penalizzato". I profitti - fa notare il Csc nel Rapporto "Venti a favore e freni straordinari" - sono ai minimi storici anche se è salita l'intensità di capitale. Negli anni della crisi le retribuzioni reali hanno tenuto meglio del Pil pro-capite e sono aumentate nel manifatturiero; nell'industria le retribuzioni sono cresciute - sottolinea il Centro studi - ma slegate dalla produttività. "La questione salariale, intesa come una dinamica delle retribuzioni percepita come insoddisfacente - si legge nel Rapporto - dipende esclusivamente dall'arretramento del reddito prodotto dal Paese, e non da una penalizzazione del fattore lavoro, che anzi è stato favorito nella distribuzione del valore aggiunto".