ECONOMIA
"Dazi Usa a prodotti Ue ci farebbero molto male"
Conte: Coldiretti sia alleata governo per Green New Deal
Il presidente del Consiglio è intervenuto al Villaggio di Coldiretti a Bologna, per il Parmigiano Day. Sull'ipotesi di applicare dazi ai prodotti Ue la Coldiretti ha ribadito: l'Italia sarebbe il paese più penalizzato
"Dazi Usa a prodotti Ue ci farebbero molto male"
"Aspettiamo, credo si tratti di qualche giorno, la risposta dell'arbitrato Wto sulla decisione degli Stati Uniti di applicare dazi a prodotti Ue. Quella decisione ci farebbe molto male, per cui posso assicurare che ha la massima attenzione del Governo e la mia personale", ha sottolineato il premier dal palco del Villaggio Coldiretti rispondendo alle istanze del 'popolo' Parmigiano e Grana sceso oggi in piazza insieme per la prima volta a difesa del Re dei Formaggi. "Avete ricordato gli incontri al vertice con l'amministrazione americana - ha aggiunto Conte - Non è facile, perché nonostante gli ottimi rapporti, anche personali, e tra i due Paesi, siamo in un quadro di negoziato in cui gli Stati Uniti difendono i loro interessi nazionali e come sempre anche noi. Quindi non è facile intervenire a far pesare specifiche considerazioni, ma ce la metterò tutta".
Coldiretti: Italia sarebbe paese più penalizzato
"Sconcertante che per un'azione che riguarda il settore aerospaziale si vogliano introdurre dazi sull'agroalimentare europeo per cui il Paese più penalizzato sarebbe proprio il nostro". A sottolinearlo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, durante la seconda giornata del 'Villaggio' allestito dall'associazione a Bologna, alla quale ha partecipato anche il premier Giuseppe Conte. "Sappiamo - continua Prandini rivolgendosi al presidente del Consiglio - che nei prossimi giorni andrai a incontrare il segretario di stato americano Pompeo e servirà un'azione di conoscenza verso gli Stati Uniti", lamentando che una vertenza che riguarda tre Paesi europei rischia di penalizzare un intero ambito commerciale. "Stiamo parlando di percentuali che oggi valgono 2,5 euro a prodotto che potrebbero salire a 20 euro", sottolinea ancora. "Questo comporterebbe - conclude - l'uscita dal mercato delle nostre eccellenze e il rischio di perdere il 90% delle esportazioni dell'agroalimentare".