MONDO
Sudafrica
Cinquant'anni di Apartheid
La politica di discriminazione razziale, che si diffuse in Sudafrica a partire dal 1948, era racchiusa in apposite leggi che stabilivano una distinzione della popolazione in gruppi razziali: bianco, nero africano e “coloured”, cioè appartenente a una razza mista
Johannesburg
Apartheid è un termine afrikaans (letteralmente significa "separazione") usato per definire il sistema di rigorosa segregazione razziale nei confronti della gente di colore attuato in Sud Africa a partire dal 1954 e fino quasi ai giorni nostri. A causa di questa politica, voluta dai governi sudafricani, tutta la popolazione non bianca veniva costretta a vivere in uno stato di inferiorità e soggetta a umilianti proibizioni.
Figli di un "dio minore"
Nell'Unione Sudafricana, dominio britannico dotato di autogoverno, fin dalla nascita, nel 1910, esistevano forti tensioni sociali dovute alla presenza di una minoranza bianca (il 21% della popolazione) che gestiva il potere politico-economico e una maggioranza nera (oltre il 60%) quasi priva di diritti. A questi ultimi veniva infatti impedito l'accesso a impieghi qualificati, furono privati del diritto di voto e confinati a vivere in zone delimitate e controllate dalle forze dell'ordine.
L'indipendenza dal Regno Unito
Nel 1924 il National party vince le elezioni. Sette anni più tardi, l'Unione ottiene la completa indipendenza dalla Gran Bretagna e il partito nazionalista afferma ufficialmente la teoria della "dignitosa segregazione" tra le razze. Tra il 1943 e il 1950 la politica dell'apartheid diventa ancora più rigida: vengono emanate leggi contro i matrimoni misti e impedito l'accesso a neri, meticci e indiani ai luoghi riservati ai bianchi: dai treni agli uffici postali, dagli ospedali alle spiagge.
L'opposizione
Nel 1912 un'organizzazione di neri decide di fondare l’African National Congress (ANC) per contrastare l’apartheid: il movimento si batté adoperando i metodi della disobbedienza civile e della resistenza passiva, sulla base dell'esempio di Gandhi in India. Ma il governo rispose violentemente con la repressione nel sangue delle manifestazioni di protesta.
La condanna e le sanzioni dell'Onu
Nel 1961 il Commonwealth condannò l'apartheid e come effetto immediato venne proclamata la Repubblica Sudafricana sancendo l'uscita definitiva dalla stessa organizzazione. La linea del National party non mutò neppure in seguito alle sanzioni economiche decise dall'ONU nel 1962. Nello stesso anno, inoltre, venne imprigionato il leader del movimento nero Nelson Mandela. Diverse manifestazioni studentesche contro la politica segregazionista furono represse duramente e lo stesso accadde nel 1976 quando scoppiò una violenta rivolta nel ghetto di Soweto.
Gli anni '80
Negli anni '80, quando in altri paesi africani era già scomparsa, la segregazione resistette in Sudafrica, con la nomina a primo ministro nel 1984 di Pieter Willem Botha, il quale rifiutò ogni dialogo con l'ANC; nel 1985 proclamò lo stato d'emergenza e non esitò a ricorrere ancora una volta alla violenza per sedare nel 1986 una nuova rivolta a Soweto.
Lo smantellamento dell'apartheid
L'adesione degli Stati Uniti all'embargo commerciale e la condanna unanime da parte dell'opinione pubblica internazionale determinarono un isolamento sempre più marcato del Sudafrica. Il nuovo primo ministro Frederik de Klerk a partire dal 1989 aprì i negoziati con l'ANC e fece legalizzare le opposizioni. Nel settembre 1990 Mandela venne liberato: la fine dell'apartheid fu sancita nel 1991 dall'abolizione delle principali leggi segregazioniste. Di conseguenza furono revocate le sanzioni economiche.Le elezioni del 1994 videro una schiacciante vittoria del partito di Mandela che divenne presidente e capo del governo e guidò la Repubblica Sudafricana in una difficile fase di normalizzazione.
Figli di un "dio minore"
Nell'Unione Sudafricana, dominio britannico dotato di autogoverno, fin dalla nascita, nel 1910, esistevano forti tensioni sociali dovute alla presenza di una minoranza bianca (il 21% della popolazione) che gestiva il potere politico-economico e una maggioranza nera (oltre il 60%) quasi priva di diritti. A questi ultimi veniva infatti impedito l'accesso a impieghi qualificati, furono privati del diritto di voto e confinati a vivere in zone delimitate e controllate dalle forze dell'ordine.
L'indipendenza dal Regno Unito
Nel 1924 il National party vince le elezioni. Sette anni più tardi, l'Unione ottiene la completa indipendenza dalla Gran Bretagna e il partito nazionalista afferma ufficialmente la teoria della "dignitosa segregazione" tra le razze. Tra il 1943 e il 1950 la politica dell'apartheid diventa ancora più rigida: vengono emanate leggi contro i matrimoni misti e impedito l'accesso a neri, meticci e indiani ai luoghi riservati ai bianchi: dai treni agli uffici postali, dagli ospedali alle spiagge.
L'opposizione
Nel 1912 un'organizzazione di neri decide di fondare l’African National Congress (ANC) per contrastare l’apartheid: il movimento si batté adoperando i metodi della disobbedienza civile e della resistenza passiva, sulla base dell'esempio di Gandhi in India. Ma il governo rispose violentemente con la repressione nel sangue delle manifestazioni di protesta.
La condanna e le sanzioni dell'Onu
Nel 1961 il Commonwealth condannò l'apartheid e come effetto immediato venne proclamata la Repubblica Sudafricana sancendo l'uscita definitiva dalla stessa organizzazione. La linea del National party non mutò neppure in seguito alle sanzioni economiche decise dall'ONU nel 1962. Nello stesso anno, inoltre, venne imprigionato il leader del movimento nero Nelson Mandela. Diverse manifestazioni studentesche contro la politica segregazionista furono represse duramente e lo stesso accadde nel 1976 quando scoppiò una violenta rivolta nel ghetto di Soweto.
Gli anni '80
Negli anni '80, quando in altri paesi africani era già scomparsa, la segregazione resistette in Sudafrica, con la nomina a primo ministro nel 1984 di Pieter Willem Botha, il quale rifiutò ogni dialogo con l'ANC; nel 1985 proclamò lo stato d'emergenza e non esitò a ricorrere ancora una volta alla violenza per sedare nel 1986 una nuova rivolta a Soweto.
Lo smantellamento dell'apartheid
L'adesione degli Stati Uniti all'embargo commerciale e la condanna unanime da parte dell'opinione pubblica internazionale determinarono un isolamento sempre più marcato del Sudafrica. Il nuovo primo ministro Frederik de Klerk a partire dal 1989 aprì i negoziati con l'ANC e fece legalizzare le opposizioni. Nel settembre 1990 Mandela venne liberato: la fine dell'apartheid fu sancita nel 1991 dall'abolizione delle principali leggi segregazioniste. Di conseguenza furono revocate le sanzioni economiche.Le elezioni del 1994 videro una schiacciante vittoria del partito di Mandela che divenne presidente e capo del governo e guidò la Repubblica Sudafricana in una difficile fase di normalizzazione.