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ECONOMIA

L'importanza della manodopera straniera

Agricoltura, 320mila immigrati lavorano nei campi italiani

Secondo uno studio della Coldiretti in Italia sono 320.000 gli immigrati che lavorano nei campi, il 3% in più rispetto all’anno precedente. La manodopera straniera si conferma strategica sia per il settore che per l’economia nazionale

Lavoratori stagionali immigrati
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Roma Sono 320 mila gli immigrati che lavorano nell'agricoltura in Italia. Il dato sulla presenza degli stranieri nel settore, evidenziato da Coldiretti, che ha collaborato alla stesura del Dossier Statistico immigrazione 2013, registra il 2012 l'aumento del 3% degli impiegati nel settore, rispetto all'anno precedente. Quello del lavoro nei campi, quindi, si conferma un settore di riferimento per la manodopera straniera, che da sola rappresenta copre il 25% del totale del lavoro dichiarato dalle aziende.

Paesi di provenienza 
Secondo lo studio, il totale della forza lavoro immigrata proviene da 186 Paesi differenti. Tra questi quattro nazionalità rappresentano oltre il 50% della manodopera. Nello specifico: provengono dalla Romania 117.240 mila lavoratori, dall'India 27.789, dal Marocco 26.220 e dall'Albania 24.624. sempre secondo il rilevamento, l'età media è di 35 anni e il sesso maschile rappresenta il 72% della forza lavoro.

Province d'impiego
A quanto riportato dalla Coldiretti, nel territorio italiano, i luoghi di maggior concentrazione di manodopera seguono la geografia agricola nazionale. Circa il 40% di questi, infatti, trova impiegato in una delle 5 province italiane dove il settore dell'agricoltura è particolarmente rilevante. A condurre l'elenco c'è la provincia di Foggia, dove opera il 6,4% del totale della manodopera; segue Bolzano, che impiega il 5,7% del totale; Verona, con il 5,3%; e infine Trento, Latina e Ragusa, che impiegano rispettivamente il 4,2%, il 4,0% e 4,0%.
I dati riportati dall'associazione dei coltivatori testimoniano l'estrema importanza del lavoro svolto dagli immigrati nell'agricoltura, uno dei settori strategici dell'economia nazionale che continua, comunque, nonostante la crisi, a richiedere manodopera. L'associazione ne spiega l'importanza, confermando come "i lavoratori stranieri contribuiscono in maniera strutturale all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo".
Lo studio, comunque, non fa chiarezza sulla dimensione del lavoro illegale o sulle sue forme deviate: il caporalato. La Coldiretti si limita solamente a denunciare quella che è la situazione del settore che si trova a operare "su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano un'ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale". 
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