MONDO
Parigi
Cop21. Verso storico accordo sul clima. 100 miliardi all'anno per i Paesi in via di sviluppo
Nel testo che dovrà essere approvato dai delegati confermato l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, 'forse fino a 1,5 gradi'. Picco globale delle emissioni da raggiungere il prima possibile. Riconosciuto il principio di equità intergenerazionale e di giustizia climatica, le perdite e i danni. Ogni cinque anni i paesi dovranno rinnovare gli impegni nazionali per raggiungere gli obiettivi fissati e futuri che non potranno essere meno ambiziosi
Nel nuovo testo viene confermato l'obiettivo generale di mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi, "forse fino a 1,5 gradi". La bozza prevede un meccanismo di revisione ogni 5 anni dei piani nazionali di taglio dei gas serra e un finanziamento di 100 miliardi di dollari all'anno per aiutare le nazioni in via di sviluppo. Il tutto a partire dal 2020.
Nel nuovo testo c'è l'obiettivo di raggiungere un 'picco globale delle emissioni di gas a effetto serra nel più breve tempo possibile, riconoscendo che ci vorrà più tempo per i Paesi in via di sviluppo, e si dovranno "intraprendere - si legge - riduzioni rapide da quel picco in poi secondo le conoscenze scientifiche disponibili, in modo da raggiungere un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo, nel contesto dello sviluppo sostenibile e di sforzi per eliminare la povertà". L'accordo non precisa nemmeno l'obiettivo delle riduzioni di Co2 entro una data specifica. I nuovi target a lungo termine prevedono infatti che si continuerà a emettere gas serra a condizione che possano essere acquisiti e conservati geologicamente. Il testo, infatti, riconosce il ruolo delle foreste nel ciclo del carbonio e impone l'obbligo di conservarle, con l'assistenza internazionale che richiede.
Ogni 5 anni revisione contributo
Ogni cinque anni - si legge nella bozza - i paesi dovranno rinnovare gli impegni nazionali per raggiungere gli obiettivi fissati e quelli futuri che non potranno essere meno ambiziosi rispetto ai precedenti. Inoltre, i Paesi vengono invitati a un dialogo facilitativo "a partire del 2018" così da arrivare al 2020 già con nuovi indici; questo perche, secondo previsioni scientifiche concordanti, con gli attuali impegni si arriverebbe comunque a un rialzo delle temperature di quasi 3 gradi.
In evidenza il principio di 'equità intergenerazionale'
Nel preambolo della proposta definitiva viene messo in evidenza il principio di 'equità intergenerazionale', fortemente voluto da una rete di 30 organizzazioni e dall'Italian Climate Network. Importante, poi, la menzione del concetto di 'giustizia climatica' che richiama all'attuazione di misure che tutelino i diritti dei più vulnerabili e dei meno responsabili del cambiamento climatico in atto. Nel testo viene esplicitato l'impegno dei paesi sviluppati di continuare a sostenere i paesi di sviluppo sia per progetti di mitigazione che per adattamento sottolineando il ruolo significativo dei fondi pubblici. I contributi finanziari dovrebbero rappresentare un progresso e dovranno essere comunicati ogni due anni.
100 miliardi all'anno di qui al 2020 blocco di partenza per il dopo
Per quanto riguarda i finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici dei paesi più vulnerabili nella bozza c'é scritto che i 100 miliardi all'anno già concordati di qui al 2020 dovranno essere il blocco di partenza per gli anni successivi.
Riconoscimento perdite e danni
Il testo riconosce la "necessaria cooperazione su perdite e danni (loss and damage) in modo permanente" e prevede i mezzi necessari per permettere a tutti di accedere a uno sviluppo sostenibile, mobilitando i mezzi finanziari necessari: "I 100 miliardi di dollari annui previsti fino al 2020 saranno la base di partenza per il dopo 2020 e un nuovo obiettivo cifrato dovrà essere deciso al massimo entro il 2025".
Infine il testo considera la cosiddetta differenziazione in termini dinamici, vale a dire che pur attribuendo ai paesi sviluppati la responsabilità delle emissioni finora accumulate chiama le potenze emergenti a contribuire, in misura del proprio sviluppo nazionale. Per quanto riguarda in fine i controlli si prevede un sistema di "trasparenza rinforzata" che tiene conto anche delle differenze delle situazioni dei diversi paesi.
Fabius: "storico punto di svolta"
Illustrando l'intesa raggiunta nella notte, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, lo ha definito "uno storico punto di svolta", un accordo "giusto, sostenibile, dinamico, ambizioso, equilibrato e vincolante". Ora "finiamo il lavoro, il mondo intero ci sta guardando", è stata l'esortazione del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon ai delegati che dovranno esprimersi sull'intesa. "Avete lavorato molto, notte e giorno, e voglio esprimere la gratitudine della Francia", sono state le parole del presidente Francois Hollande. "Ora - ha esortato il titolare dell'Eliseo - stara' a voi ora dare una conclusione a questo accordo e compiere l'ultimo sforzo. Solo voi potete portare una risposta".
Cina, India e Arabia Saudita soddisfatti del testo
Cina, India e Arabia Aaudita, e con loro gli altri membri del blocco dei 24 paesi in via di sviluppo, si dicono "felici" del progetto di accordo."Siamo di questo accordo, pensiamo sia equilibrato" ha detto il portavoce del gruppo Gurdial Singh Nijar. Nijar ha quindi esplicitato: "L'India è d'accordo. La Cina è d'accordo. L'Arabia Saudita è d'accordo. L'intero gruppo arabo è d'accordo.
Greenpeace: azione sul clima ha avuto svolta
Per Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace, la "ruota dell'azione sul clima gira lentamente ma a Parigi ha avuto una svolta. Questo accordo pone l'industria dei carburanti fossili dalla parte sbagliata della storia".