Coronavirus
Restano mille posti. Saranno pieni in 10 giorni
Covid. Crisanti: la sfida è impedire una terza ondata a febbraio
Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova ha commentato su La Stampa ed in diretta ad Agorà su Rai 3 le nuove misure che dovrebbero essere prese dal governo per contenere i contagi
Apre un altro scenario Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova durante la trasmissione Agorà, su Rai 3.
Necessario un piano nazionale
Nessun reset, ha sottolineato Crisanti, "fa effetto se non abbiamo un piano per evitare che i casi risalgano e per consolidare i risultati che otteniamo. Qualsiasi misura di restrizione, prima o poi farà effetto ma non si può andare avanti così per mesi e mesi. L'agenda politica - ha sottolineato Crisanti- dovrebbe essere quella di preparare un piano nazionale per consolidare i risultati di queste nuove misure di restrizione. Altrimenti a febbraio saremo di nuovo in questa situazione, a meno di non avere il miracolo di un vaccino distribuito a tutti nei primi mesi dell'anno. Cosa che, obiettivamente, non ritengo che sia possibile".
Pochi i posti in terapia intensiva
Crisanti però sottolinea che ad oggi, ci sono meno di mille posti in terapia intensiva. Anche se ieri la crescita del virus ha segnato un leggerissimo rallentamento, la situazione negli ospedali è critica. Se si continua così in 10 giorni non ci saranno più posti in terapia intensiva. Sulla diminuzione di ieri dei casi Covid, ovvero 22 mila Crisanti commenta: "se ieri fossero stati fatti 200.000 tamponi, come la media della scorsa settimana, saremmo intorno ai 34.000 contagi. Questo significa che abbiamo un leggerissimo rallentamento della crescita ma siamo sempre di fronte a numeri molto importanti con un numero crescente di persone che vanno in rianimazione".
A Milano lockdown doveva essere fatto 15 giorni fa
Crisanti citrica anche la scelta di non aver fatto a Milano un blocco totale. Il provvedimento aggiunge doveva essere fatto 15 giorni fa ed è d’accordo con l'ordine dei medici di Milano, che chiede un lockdown per la città. "Quando ci sono 9 mila casi al giorno – spiega il virologo-il sistema sanitario non è più in grado di fronteggiare la situazione. Si doveva pensare di chiudere in maniera mirata determinate zone 15 giorni fa, e non saremmo a questo punto".
Le regioni
Nel nuovo Dpcm "mi pare manchi un automatismo preciso per cui a una determinata regione vengano imposte le chiusure". Ci sarebbero- ha detto nell’intervista a La Stampa- "21 criteri per decidere se una regione appartenga alla zona verde, arancione o rossa. Mi sembrano tanti, ma immagino che quelli fondamentali riguardino il riempimento dei posti in ospedale. Non vorrei che un provvedimento simile inducesse le Regioni a non essere totalmente trasparenti riguardo a questi dati". Si tratta "di dati facilmente manipolabili e a livello regionale. “Basta - ad esempio- non ricoverare o rimandare a casa persone che sono border line" Al di là del nostro sistema sanitario regionale, "la stessa Costituzione dice che in casi straordinari come questo debba essere il governo a dare la linea - ricorda - per cui trovo sensato che le Regioni attendano una decisione centrale". Se il governo – prosegue Crisanti- "ha un piano a riguardo bene, altrimenti sta solo perdendo tempo". In questo senso il progetto delle tre fasce regionali "se fosse presentato in modo chiaro potrebbe aiutare sia a rallentare il contagio adesso sia a consolidare il risultato dopo il lockdown".
Le chiusure
Riguardo le nuove misure Crisanti è d'accordo con la chiusura dopo le 18 di bar e ristoranti mentre "il coprifuoco alle 21 mi pare inutile già che è tutto chiuso e sembra solo demagogia. Ha senso invece limitare gli orari dei negozi e dei centri commerciali, così come i mezzi pubblici. Anche se mi domando: chi controlla che viaggino pieni al 50 per cento?".