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ECONOMIA

L'Europa ha di fronte una sfida di lungo periodo, serve il contributo di tutti

Crisi migratoria. Quell'incomprensibile silenzio del mondo delle imprese

Essere coinvolti fin dall’inizio nel processo di valutazione, educazione, nella pianificazione dell’integrazione consentirebbe al settore privato di dare forma alle politiche invece che lamentarsi a posteriori dei fallimenti dei governi. 

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di Lucy MarcusLondra
Lucy P. Marcus è AD di Marcus Venture Consulting e consigliere di amministrazione di atlantia s.p.a.

LONDRA – Di fronte al più imponente flusso di rifugiati verso l’Europa mai visto in decenni, le risposte e le proposte politiche dell’Unione europea e dei governi dei paesi membri, sono state le più varie, e il dibattito è stato pesantemente politicizzato. Le agenzie internazionali e le organizzazioni non governative, come l’UNHCR e l’International Rescue Committee, e di leader religiosi come Papa Francesco e l’Arcivescovo di Canterbury, hanno avuto anch’esse il loro peso. Un gruppo di interesse ha però brillato per assenza: il mondo degli affari.
Mentre i governi e le ONG discutevano attivamente su come suddividersi i ruoli e assumersi la responsabilità dei rifugiati in tutte le fasi del loro percorso, – dai campi in Giordania, Libano, e Turchia fino al transito verso le destinazioni finali  – Gli imprenditori europei sono rimasti stranamente silenziosi. Ma, in un momento in cui il mondo degli affari è più potente che mai, con le imprese multinazionali che si estendono in tutti gli angoli del pianeta, il settore privato deve lavorare con i gioverni e le ONG per aiutare ad affrontare le emergenze di breve termine e le sfide strategiche poste da questo massiccio influsso di rifugiati.
Anzi, i leader industriali in tutti i settori hanno tutto l’interesse a farsi coinvolgere fin dalle prime battute. Solo trasformando le sfide in opportunità i rischi sociali, politici ed economici possono essere mitigati.
C’è stata una notevole eccezione a questo assordante silenzio. Così come la cancelliera Angela Merkel si è assunta la guida politica della crisi migratoria, la Federazione delle Industrie Tedesche (BDI)  è stata leader tra tutte le organizzazioni imprenditoriali. La BDI ha parlato con chiarezza e decisione dei benefici dell’immigrazione per il sistema produttivo ed ha proposto cambiamenti alla legislazione sul lavoro per includere subito i nuovi arrivati nel sistema produttivo. Al fine di rendere sostenibile e profittevole l’assuzione di immigrati da parte delle imprese la BDI ha chiesto rassicurazioni sul fatto che chi trova un posto di lavoro non verrà espulso dal paese.
Sarebbe ora che le associazioni confindustriali di altri paesi si muovessero. Che visione hanno del problema gli Inglesi e i Francesi? E le singole imprese multinazionali? Di quali cambiamenti legislativi pensano di avere bisogno i governi e l’Unione europea per affrontare la crisi in un’ottica che sia di lungo periodo?
Tutti si rendono conto che la sfida non è confinata alla gestione di un flusso e delle richieste di asilo. Nei prossimi mesi ed anni, i paesi di destinazione dovranno porre le basi di un sistema per integrare i nuovi arrivati nella forza lavoro. Attendere troppo significa perdere una opportunità importante.
Essere coinvolti fin dall’inizio nel processo di valutazione, educazione, nella pianificazione dell’integrazione consentirebbe al settore privato di dare forma alle politiche invece che lamentarsi a posteriori dei fallimenti dei governi. I business leader possono contribuire a identificare le qualità e le competenze che potrebbero essere più richieste nei loro settori, stabilire programmi di formazione e orientamento, e offrire apprendistati.
I benefici sono chiari. I rifugiati che arrivano sulle spiagge europee sono giovani, istruiti, formati e ansiosi di integrarsi nelle nuove società. Sono un antidoto all’invecchiamento della popolazione e ai bassi tassi di natalità, molti sono già pronti per entrare nel mondo del lavoro. Collaborando con il settore pubblico, gli imprenditori possono assicurarsi di ottenere il tipo di training e i lavoratori di cui hanno bisogno.
Il mondo degli affari ha un ruolo da giocare nell’influenzare l’attitudine della società verso i rifugiati. Questo è particolarmente vero per le aziende che hanno rapporti col pubblico. Le squadre di calcio non solo stanno donando denaro ma stanno anche creando una atmosfera positiva di accoglienza, con cartelli di benvenuto, campi di allenamento per i rifugiati e, nel caso del Bayern Monaco, anche lezioni di lingua.
Non tutti questi rifugiati resteranno in Europa per sempre. Un giorno, molti di loro torneranno in patria. Quando lo faranno, avranno le competenze per ricostruire le loro società ed economie, ed anche fornire forti legami con le nazioni in cui hanno trovato rifugio. L’importanza di questi investimenti nella costruzione delle nazioni del futuro, così come le relazioni di affari che da questo deriveranno, non possono essere sottovalutate. Anche se i vantaggi si proiettano molto al di la nel futuro non possono essere sottovalutati. I rifugiati di oggi potrebbero diventare i soci in affari di domani.
La crisi dei rifugiati in Europa continua ad essere vista solamente come problema politico, in parte perché questa è l’immagine che i media trasmettono. Ma per capire quanto tutto questo sia importante per le altre sfere della vita basta pensare all’impatto finanziario causato dalla interruzione dei collegamenti al porto di Calais, tanto per fare un esempio. Entrando in gioco ora, il mondo delle imprese potrebbe trasformare questo problema in una opportunità per tutti.

 
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