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MONDO

Virus fa paura all'Europa. Sollievo a Parigi, Madrid preoccupata

Ebola: il 16 summit Ue, ipotesi invio militari in Africa

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L'Europa fa quadrato contro la diffusione del virus di Ebola: su richiesta italiana, il 16
ottobre si terrà a Bruxelles un vertice straordinario tra gli Stati membri per mettere a punto la risposta all'epidemia. Si parlerà di nuovi sistemi di sicurezza negli aeroporti, dai check per i passeggeri in partenza dall'Africa occidentale alla tracciabilità di chi arriva in Europa con voli non diretti.

Tra le opzioni all'esame dell'Ue c'è anche l'impiego di militari per offrire appoggio logistico alle strutture sanitarie e servizi di trasporto nel coordinamento dell'evacuazione dei pazienti europei dall'Africa.

E, in questa drammatica corsa contro il tempo, David Nabarro, inviato Onu per Ebola, fa sapere che i casi "raddoppiano ogni tre o quattro settimane". "Una minaccia - aggiunge da New York - che riguarda tutto il mondo, una preoccupazione globale che
richiede una risposta globale". Intanto, il numero dei decessi secondo l'ultimo bollettino dell'Oms aggiornato all'8 ottobre, il numero dei morti ha superato quota quattromila, con 4.033 decessi su 8.399 casi registrati in sette Paesi, compresi Spagna e Stati Uniti. Anche se quasi tutti si sono verificati solo in tre: Guinea, Liberia e Sierra Leone (4.024 su 8.376).

Nel Vecchio continente oggi si registra l'ennesima giornata convulsa, tra falsi allarmi, quelli dei 7-8 casi sospetti italiani, e nuove tensioni. La Francia in serata tira un respiro di sollievo: i test effettuati a Parigi su una donna sospettata di essere infettata hanno dato esito negativo e al momento in Francia non c'è nessun caso sospetto, tanto che il premier francese Manuel Valls, invita stampa e autorità a essere
prudenti e ad evitare di "diffondere il panico".

Cresce invece l'ansia a Madrid per il destino di Teresa Romero, l'infermiera colpita dal virus, la prima contagiata fuori dall'Africa. Oggi le è stato somministrato il farmaco
sperimentale Zmapp a cui i medici affidano molte delle loro speranze, visto che sinora l'antivirale e il siero di una suora, Paciencia Melgar, guarita da Ebola, non sembrano aver avuto effetto. Per l'ultimo bollettino medico, Teresa è "stabile nella gravità", anche se nelle ultime ore ha fatto registrare "un lieve miglioramento". E malgrado il premier Mariano Rajoy parli di rischio diffusione "molto basso", non solo la Spagna ma tutta l'Unione segue con fiato sospeso l'evolversi della crisi.

Intanto, a Bruxelles si fa di tutto per migliorare il coordinamento della risposta al virus. In attesa del vertice straordinario del 16, le istituzioni europee stanno considerando
ogni opzione, compresa quella di impiegare militari in Africa. Secondo quanto filtrato a Bruxelles e confermato da fonti della Commissione, il servizio diplomatico Ue ha inviato agli ambasciatori dei Paesi membri una nota non ufficiale in cui si ipotizza l'impiego dei militari non per servizi di ordine pubblico ma per offrire appoggio logistico, supporto alle strutture sanitarie e servizi di trasporto nel coordinamento per
l'evacuazione dei pazienti europei dall'Africa.

Nel documento si parla di Ebola come di una "crisi senza precedenti" e si prende atto che la risposta alla pandemia ha avuto "grandi limiti dovuti al quadro di finanziamento delle operazioni del tutto inadeguato". L'Ue sta già lavorando a "opzioni di coordinamento", tuttavia, secondo la nota, "le risposte degli stati Membri non hanno soddisfatto pienamente le aspettative". Da qui l'ipotesi di valutare l'impiego di militari per aiutare la logistica nei luoghi del focolaio.

Di fronte agli Stati Uniti, alla guida degli aiuti in Liberia, alla Francia e al Regno Unito impegnati nei loro ex domini coloniali, rispettivamente Guinea e Sierra Leone, anche
l'Ue cerca un proprio ruolo in questa sfida globale.
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