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MONDO

Diario social di un malato di Ebola: il cameraman Usa contagiato twitta dall'ospedale: "Sto meglio"

Ashoka Mukpo, 33 anni, ha ripreso a twittare dal Nebraska Hospital, dove è ricoverato. Di cinguettio in cinguettio, nei tweet il suo punto di vista sulla malattia: "Ora che ho avuto un’esperienza di prima mano con questo flagello, sono ancora più addolorato per quante poche cure stiano ricevendo i malati africani"

Ashoka Mukpo (foto da Twitter @unkyoka)
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di Andrea BettiniOmaha (Nebraska) Dodici giorni di buio. L’ultimo tweet il primo ottobre, poi un lungo silenzio: nell’oscurità del tunnel di Ebola non c’è tempo per i social network. Tutte le forze devono essere usate per sopravvivere. Ashoka Mukpo, il 33enne giornalista freelance della Nbc contagiato in Liberia e ricoverato nel Nebraska Hospital di Omaha, sembra aver vinto la sua battaglia. Lunedì ha ripreso a twittare per dare una buona notizia: sta meglio.
 


“Rieccomi su Twitter, mi sento sulla strada della guarigione. Posterò alcuni miei pensieri questa settimana. Gratitudine infinita per le vibrazioni positive”, questo il suo primo messaggio. Dopo il contagio in Africa, Ashoka Mukpo era stato trasferito in una delle strutture statunitensi attrezzate per ospitare i malati di Ebola. Secondo quanto riportato la scorsa settimana dall’Associated Press, è stato trattato con il farmaco Brincidofovir e ha ricevuto una trasfusione con il sangue del dottor Kent Brantly, sopravvissuto al virus.
 
Dal suo letto di ospedale, il freelance della Nbc ha subito rivolto un pensiero agli altri malati. “Ora che ho avuto un’esperienza di prima mano con questo flagello di malattia, sono ancora più addolorato per quante poche cure stiano ricevendo i malati africani”, ha twittato.


Nella stanza di Ashoka Mukpo arrivano notizie sull’epidemia. Giovedì 16 ha deciso di fare i suoi auguri alle due infermiere di Dallas: “Non è facile, ma ce la farete”. Poi ha affrontato le voci sul contagio portato dai cani: “Calmatevi ragazzi, quelli che rischiano sono gli operatori sanitari e le persone in Africa occidentale. Finora le sole persone che hanno contratto l’Ebola e non sono state in Sierra Leone, Guinea o Liberia di recente sono operatori sanitari. È importante ricordarlo”.




Un cinguettio alla volta, tutto sembra andare per il verso giusto. Ieri il ringraziamento al Nebraska Hospital. “Mille grazie a tutto lo staff medico del Nebraska Medical Center. Persone splendide. Sono davvero fortunato ad essere stato curato da professionisti come loro”. L’impressione è che presto Ashoka potrà raccontare la sua brutta esperienza con la sua voce.

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