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ITALIA

Così si aggiravano gare, giudici e controlli contabili

Expo: da Prodi a Berlusconi, grazie ai ritardi si evitavano i controlli

Così i ritardi nei lavori e le deroghe governative alle norme hanno permesso a Frigerio & Co. di eludere ogni vigilanza

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Grande evento e motivi di urgenza. Era questa la formula magica grazie alla quale “la cupola” riusciva a dribblare ogni tipo di controllo ed evitare persino di fare le gare per assegnare gli appalti. Una formula magica fondata su quattro vecchie ordinanze firmate dagli allora presidenti del Consiglio: la prima nel 2007 da Romano Prodi e le altre tre, nel 2010, da Silvio Berlusconi. Ordinanze che consentivano, e consentono, di sostituire i bandi di gara europei con procedure informali, su invito, e sottrarre gli appalti al controllo della Corte dei Conti e dell’Autorità garante dei contratti pubblici.
 
Grazie a queste ordinanze della presidenza del consiglio, per i lavori dell’Expo, come per qualsiasi altro evento rientrante nella categoria “grande evento” (ad esempio l’organizzazione di un G8, o di una particolare competizione sportiva come un mondiale, non solo di calcio), “in casi di urgenza” si può derogare alla normativa del codice degli appalti. Dunque sostituire la gara europea (aperta a tutte le aziende) con la procedura negoziata, che funziona su invito specifico.
 
Ma non solo. Grazie ai lavori in ritardo, che in Italia non sono esattamente un’eccezione, oltre ad evitare la seccatura degli appalti aperti a tutti, quelle quattro ordinanze permettevano e permettono inoltre di sottrarre la gestione degli appalti sia al controllo preventivo dell’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, sia a quello, successivo, della Corte dei Conti.
 
“I lavori (dell’Expo, ndr) sono indietro da morire — comunica compiaciuto Cattozzo a Frigerio il 20 settembre 2013 — poi verrà fuori la somma urgenza!... che diano gli appalti senza neanche... e chi c’è dentro se li becca tutti... e lì siamo d’accordo con Enrico (Maltauro, ndr)... una sorta di cordata”. “Noi dobbiamo spingere!”, è la risposta del “professore”.
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