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ECONOMIA

Staff Report da Washington

Fondo Monetario: Pil Italia +0,6% nel 2019, sotto l'1% anche nei prossimi anni

Reddito di cittadinanza scoraggia ricerca lavoro. Di Maio: non sono credibili

La sede del Fondo Monetario Internazionale
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Il Fondo monetario internazionale conferma il taglio delle stime del Pil italiano annunciando che la crescita sarà debole, sotto l'1%, anche nei prossimi anni. Nello Staff report sull'Italia, l'istituto di Washington, in linea con il dato pubblicato nell'aggiornamento al World economic outlook dello scorso 21 gennaio, prevede un Pil al +0,6% per quest'anno e al +0,9% per il 2020. In calo le previsioni anche per il 2018 all'1% dall'1,2%. La crescita dell'economia italiana sarà moderata anche negli anni a venire: +0,7% nel 2021 e +0,6% sia nel 2022 che nel 2023.

"L'economia italiana si sta riprendendo in modo modesto dalla crisi finanziaria globale e da quella del debito sovrano che ha colpito l'Eurozona. L'occupazione e la partecipazione della forza lavoro sono aumentate, la disoccupazione è calata e gli Npl delle banche sono diminuiti. Restano tuttavia sfide significative", spiega il Fmi. "I redditi reali pro capite sono ancora vicini al livello di due decenni fa e sono diminuiti in maniera costante oltre a essere più bassi degli altri paesi dell'area euro, il tasso di povertà è elevato e il debito pubblico è molto alto", sottolineano i direttori esecutivi del Fondo. Dopo essere cresciuta dell'1,6% nel 2017, il livello più alto di quasi un decennio, la crescita economica ha rallentato nel 2018.

Crescita rallenta ancora, aumentano rischi recessione
Il rallentamento della crescita "aumenta i rischi di recessione" per l'Italia, afferma il Fondo Monetario. "I venti contrari sono aumentati: la crescita dell'area dell'euro rallenta, gli scambi commerciali sono peggiorati e il programma di acquisto (Qe) della Bce è terminato, senza tenere conto dell'aumento dello spread", avverte il Fmi secondo cui "gli stimoli fiscali" messi in campo dal governo "potrebbero momentaneamente stimolare la crescita, anche se il forte aumento dello spread potrebbe mitigare tali eventuali effetti benefici nel breve termine e potrebbe provocare un ulteriore indebolimento della crescita nel medio termine".

Reddito di cittadinanza troppo alto, scoraggia ricerca lavoro
Le intenzioni del governo italiano di "aumentare la crescita e l'inclusione sociale sono benvenute" ma "siamo preoccupati" perché il reddito di cittadinanza è "molto elevato rispetto alle buone pratiche internazionali", scrive l'Fmi nel suo rapporto, che riconosce comunque la necessità per l'Italia di "una moderna rete di sicurezza sociale rivolta ai poveri" perché "i redditi reali per persona sono ancora ai livelli di vent'anni fa, il tenore di vita di mezza età e giovani è diminuito e l'emigrazione dei cittadini italiani è vicina a cinque alto decennio". Ma il reddito di cittadinanza, così come messo a punto dal governo, "potrebbe scoraggiare la partecipazione alla forza lavoro formale e aumentare la dipendenza dal welfare".

Timori per quota 100 su pensioni, pesa su crescita
Sulla cosiddetta 'quota 100' sulle pensioni "siamo preoccupati che ciò aumenterebbe il numero di pensionati, aumenterebbe la già elevata spesa pensionistica e ridurrebbe la partecipazione alla forza lavoro e la crescita potenziale", ammonisce l'Fmi nel suo rapporto, che sottolinea come il governo italiano stia "invertendo parzialmente le precedenti riforme pensionistiche e allentando le regole del prepensionamento".

Rischio ricadute globali e significative 
"Uno stress acuto in Italia potrebbe spingere i mercati globali in territori inesplorati", scrive poi il Fondo monetario, sottolineando il rischio di "ricadute globali e significative". Per ora tuttavia il contagio, sottolineano i tecnici di Washington, e' stato limitato.

Rafforzare conti pubblici per ridurre debito e spread
"Un rafforzamento dei conti pubblici credibile e di alta qualità è la chiave per far scendere strutturalmente il debito pubblico e ridurre lo spread". Lo sottolinea il Fondo monetario internazionale nello Staff Report in cui aggiunge la necessità "di puntare su un avanzo nel medio termine". I direttori esecutivi del Fondo sottolineano che "l'aggiustamento fiscale dovrebbe essere sostenuto damisure di alta qualità per promuovere la crescita e l'inclusione sociale".

Debito pubblico sopra 130% fonte perenne vulnerabilità
Nei prossimi anni il debito pubblico italiano dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile mentre il deficit è previsto in aumento. E' la stima contenuta nello Staff Report del Fondo Monetario Internazionale. Il rapporto debito/pil dovrebbe scendere al 130,9% (dal 131,4% del 2018) quest'anno e al 130,7% nel 2020, per poi risalire al 130,9% nel 2021, al 131% nel 2022 e al 131,1% nel 2023. "Il debito pubblico superiore al 130% del Pil, il secondo maggiore d'Europa, è una fonte perenne di vulnerabilità", avverte il Fmi.Sale il rapporto deficit/Pil, previsto al 2,1% quest'anno (dall'1,9% del 2018), al 2,9% nel 2020 per arrivare a toccare la 'fatidica' soglia del 3% nel 2021, 2022 e 2023.

Tagliare cuneo fiscale, tassare la prima casa
Tagliare il cuneo fiscale e tassare la prima casa. Sono i 'suggerimenti' del Fondo Monetario Internazionale all'Italia contenuti nello Staff Report. E' importante, prosegue il documento, anche "un allargamento della base fiscale, compresa una lotta all'evasione e all'elusione dell'Iva, evitando i condoni fiscali e razionalizzando la spesa fiscale".

Bene attenzione governo a crescita, ma servono più riforme
"Le persistenti debolezze strutturali dell'Italia hanno contribuito a una situazione economica difficile che vede una crescita fiacca delle entrate, una disoccupazione elevata e un alto debito pubblico". Lo afferma il Fmi che vede con favore "l'attenzione" del governo "nel sostenere la crescita e per la situazione sociale" del paese. Positiva inoltre "la recente attenuazione dei piani di bilancio pubblico per il 2019". Il Fondo approva anche l'intenzione "di porre l'elevato debito pubblico su una rotta decrescente, in considerazione dei rischi al ribasso".In generale, tuttavia, la strategia dell'esecutivo "non porta avanti le riforme necessarie per eliminare gli impedimenti strutturali di lunga data, quelle a sostegno della crescita e, di conseguenza, permangono i rischi che rendono l'economia italiana vulnerabile". Il Fmi raccomanda come priorità "l'attuazione di un pacchetto completo di riforme strutturali, in grado di rilanciare la crescita, il consolidamento fiscale e il rafforzamento dei bilanci bancari".

Il Fondo sottolinea la necessità di puntare "sull'incremento della produttività per liberare le potenzialità del paese, interventi che migliorerebbero la situazione economica e la resilienza" ad eventuali avversità. Viene giudicata positivamente "l'adozione del nuovo quadro generale in materia di insolvenza, della legge anticorruzione e delle misure volte a migliorare la gestione degli investimenti pubblici, nonché l'intenzione di ridurre la burocrazia e semplificare le procedure amministrative". E' necessario, inoltre, "liberalizzare i mercati dei prodotti e dei servizi e ridurre le dimensioni e l'incertezza dei costi di licenziamento e decentralizzare la contrattazione salariale". Il Fondo supporta queste riforme, "un pacchetto completo che produrrebbe importanti sinergie, ridurrebbela disoccupazione strutturale e aumenterebbe la produttività e gli investimenti" ma chiede, allo stesso, tempo, "ulteriori progressi nella razionalizzazione degli appalti e nella riforma delle municipalizzate".

Di Maio: Fmi ha affamato popoli, non ha credibilità per criticare
Le critiche del Fmi? "Hanno affamato i popoli per decenni, ora ripristiniamo un po' di giustizia sociale. Non hanno la credibilità per criticare il reddito di cittadinanza". Lo dice all'Adnkronos il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, rispondendo a muso duro alla 'bacchettata' del Fondo monetario internazionale, che ha sferzato l'Italia nel suo consueto report sul Paese criticando anche l'introduzione del reddito di cittadinanza fortemente voluto dal M5S.

Tria: non c'è motivo per creare allarimismi
"Non c'è motivo per creare allarmismi". Lo dice il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, commentando il rapporto dell'Fmi. "Sono sicuro che, come è evidente dal summing up della discussione al consiglio di amministrazione del Fondo, che ne esprime la posizione ufficiale, ci sia apprezzamento per gli sforzi governativi e nessuna intenzione di destabilizzare i mercati", aggiunge il ministro.
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