ECONOMIA
L'ad Descalzi: "Non possiamo mettere 2,4 miliardi, o conti in pericolo"
Eni su Gasdotto South Stream: "Impegno rimanga di 600 milioni o usciamo"
Il progetto prevede la costruzione di un nuovo gasdotto che porta il gas russo all'Europa centrale aggirando l'Ucraina. È un progetto sviluppato da Eni, Gazprom, EDF e Wintershall. De Scalzi: "Ora con i problemi della crisi ucraina gli altri soci stanno facendo un po' di fatica a trovare i finanziamenti"
Roma
L'Eni continuerà a impegnarsi sulla costruzione del gasdotto South Stream - che dovrebbe partire dalla Russia e collegare direttamente l'Europa centrale aggirando l'Ucraina - con un investimento di 600 milioni che prevede il 70% dei fondi a debito e il 30% equity. Se le quote cambiano, valuterà l'uscita dal progetto. Lo ha detto l'amministratore delegato Descalzi nel corso della sua audizione in Commissione Industria del Senato. "I 4 soci hanno difficoltà a trovare un finanziamento", ma se si andasse al 100% equity Eni "non potrebbe mai mettere 2,4 miliardi, perché i conti sarebbero un po' in pericolo".
"Il gasdotto South Stream - ha sottolineato Descalzi - ha una sua valenza, ma per quello che ci riguarda, noi dobbiamo guardare nostri conti. Si tratta di un progetto - spiega l'ad di Eni - che doveva essere finanziato con project financing per il 70% e per il 30% con equity: la nostra quota di finanziamento era quindi pari a 600 milioni".
Tuttavia, ha aggiunto, "ora con i problemi della crisi ucraina gli altri soci stanno facendo un po' di fatica a trovare i finanziamenti. Allora o l'Eni riesce a mantenere il suo impegno budgetario che sono 600 milioni (senza arrivare a 2,4 miliardi, cifra che metterebbe i conti un po' in pericolo)", oppure "abbiamo l'opportunità di uscire, quindi
valuteremo". Il Cane a sei zampe sta quindi "discutendo con Gazprom e con gli altri soci per trovare un finanziamento". Un'altra possibilità, in caso questo obiettivo non venisse centrato, è quella di "diluirci, ma non vogliamo spendere più di quello che è stato messo a budget".
Quando si parla di South Stream si intende quel progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che dovrebbe raggiungere l'Europa centrale aggirando l'Ucraina. È un progetto sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, EDF e Wintershall.
"Il gasdotto South Stream - ha sottolineato Descalzi - ha una sua valenza, ma per quello che ci riguarda, noi dobbiamo guardare nostri conti. Si tratta di un progetto - spiega l'ad di Eni - che doveva essere finanziato con project financing per il 70% e per il 30% con equity: la nostra quota di finanziamento era quindi pari a 600 milioni".
Tuttavia, ha aggiunto, "ora con i problemi della crisi ucraina gli altri soci stanno facendo un po' di fatica a trovare i finanziamenti. Allora o l'Eni riesce a mantenere il suo impegno budgetario che sono 600 milioni (senza arrivare a 2,4 miliardi, cifra che metterebbe i conti un po' in pericolo)", oppure "abbiamo l'opportunità di uscire, quindi
valuteremo". Il Cane a sei zampe sta quindi "discutendo con Gazprom e con gli altri soci per trovare un finanziamento". Un'altra possibilità, in caso questo obiettivo non venisse centrato, è quella di "diluirci, ma non vogliamo spendere più di quello che è stato messo a budget".
Quando si parla di South Stream si intende quel progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che dovrebbe raggiungere l'Europa centrale aggirando l'Ucraina. È un progetto sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, EDF e Wintershall.