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MONDO

Dipendenti della Bonatti

I rapiti in Libia sono due siciliani, un ligure e un sardo. Gentiloni: "Non è una ritorsione"

Sequestrati nei pressi del compound dell'Eni a Mellitah. Gentiloni: "Lavoriamo con l'intelligence". La zona del sequestro è contesa tra le milizie tribali vicine al governo di Tripoli e quelle filo Haftar 

Fausto Piano (Facebook/Ansa)
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A poco più di un mese dal rilascio di Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato a luglio, in Italia torna l'ansia per altri quattro connazionali rapiti. I tecnici della società di costruzioni e manutenzione di impianti energetici Bonatti - Gino Pollicardo (ligure), Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla, residenti in Sicilia (Enna e Siracusa) e nelle province di Roma e Cagliari - sarebbero stati prelevati mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell'Eni.    

Secondo fonti militari citate da al Jazeera, i responsabili potrebbero essere miliziani armati vicini a Jeish al Qabali, l'Esercito delle tribù, ostili a Fajr Libya, la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l'unico riconosciuto a livello internazionale. Le stesse autorità di Tobruk, dopo una riunione sulla vicenda, hanno reso noto di "ignorare al momento quale gruppo ci sia dietro", e hanno condannato il sequestro come "lontano dall'etica dei libici".

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha spiegato che "è difficile dopo poche ore capire natura e responsabili", e comunque si tratta una "zona in cui ci sono dei precedenti" e quindi bisogna "concentrarsi sul terreno per reperire informazioni". Secondo il ministro, in ogni caso, il rapimento non rappresenta una ritorsione contro l'Italia per il suo appoggio in sede Onu al governo in fase di formazione. Dalla Farnesina, comunque, si ricorda di avere ampiamente sconsigliato agli italiani di restare in Libia già da febbraio, mese in cui l'ambasciata a Tripoli aveva sospeso temporaneamente le proprie attività, e di avere proceduto all'evacuazione di tutti i connazionali che ne avessero fatto richiesta. Nel frattempo, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di terrorismo.

Di certo, nel caos libico che imperversa dalla caduta di Gheddafi, nel 2011, il rapimento di stranieri a scopo di estorsione è diventato sempre più frequente, ad opera di criminali comuni ma anche di milizie locali che vogliono finanziare la propria guerra. Una situazione resa ancora più incandescente dall'avanzata dell'Isis, che tra l'altro ha rapito tre cristiani copti nei pressi di Sirte, città-snodo petrolifero nelle mani dei jihadisti.

Con il rapimento dei 4 dipendenti italiani in Libia, salgono a cinque i connazionali sequestrati nel mondo. L'ultimo italiano a essere liberato, il 9 giugno scorso, è stato Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato in Libia a gennaio. Invece non si hanno ancora notizie sul gesuita Paolo Dall'Oglio: il 29 luglio 2013 è stato rapito in Siria, probabilmente da un gruppo di estremisti islamici. 
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