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POLITICA

Governo, il nodo Italicum e il vaglio della Consulta

Un seggio elettorale
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Dopo la consultazione referendaria e la vittoria del No sulle riforme costituzionali, l'attenzione torna a farsi concreta sul nodo Italicum: la legge elettorale attende il vaglio dei giudici della Consulta, dopo il rinvio, disposto dal presidente della Corte Paolo Grossi, dell'esame delle questioni di legittimità, inizialmente fissato per il 4 ottobre scorso.

Il quadro costituzionale, dopo il referendum, è chiaro e il presidente Grossi potrebbe decidere a breve una data per l'udienza: i calendari delle cause da discutere sono già stati stabiliti fino al prossimo marzo, ma ciò non esclude che vi venga inserito l'esame sull'Italicum.

Un vaglio che, presumibilmente, avverrà a plenum incompleto: è più che difficile che il Parlamento abbia il tempo utile per la nomina del giudice mancante, dopo le dimissioni, avvenute circa un mese fa, di Giuseppe Frigo, eletto membro della Consulta dalle Camere nel 2008 su indicazione del centrodestra.

Sul tavolo dei 'giudici delle leggi', che già nel dicembre 2013 si trovarono a trattare la delicata materia della legge elettorale - in quell'occasione bocciarono il 'Porcellum', dando anche indicazioni su possibili strade da seguire - diverse questioni di legittimità sollevate da 4 tribunali (Messina, Torino, Perugia e, da ultimo, due settimane fa, quello di Genova).

Il presidente Grossi ha affidato da tempo il fascicolo sull'Italicum al giudice relatore Nicolò Zanon, ex assistente di Valerio Onida, ex laico di centrodestra al Csm, docente di diritto costituzionale alla Statale di Milano, nominato alla Corte da Giorgio Napolitano nel novembre 2014.

Con le loro ordinanze, i 4 tribunali chiedono alla Consulta di affrontare gli snodi cruciali della nuova legge elettorale: sotto la lente dei giudici ci saranno dunque le liste dei candidati da presentare in 20 circoscrizioni elettorali suddivise in 100 collegi plurinominali (con disposizioni particolari per Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige), l'attribuzione dei seggi su base nazionale "con il metodo del quoziente intero e dei più alti resti", la soglia di sbarramento al 3%, il premio di maggioranza e l'ipotesi ballottaggio. In proposito, la legge elettorale prevede l'attribuzione di 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40 per cento dei voti validi. In mancanza di questo, tali seggi vengono attribuiti alla lista che prevale in un turno di ballottaggio con il maggior numero di voti.

La Corte, poi, dovrà valutare se vi sia una violazione dei principi costituzionali nella previsione del blocco misto di liste e candidature: l'Italicum è stato impugnato, infatti, anche nel punto in cui prevede che "sono proclamati eletti, fino a concorrenza dei seggi che spettano a ciascuna lista in ogni circoscrizione, dapprima i capilista nei collegi, quindi i candidati che hanno ottenuto il numero di preferenze".

Il vaglio di legittimità riguarderà, infine, la previsione che attribuisce al capolista eletto in più collegi plurinominali la facoltà di compiere liberamente la sua opzione (salvo il termine di 8 giorni per comunicare la sua scelta al presidente della Camera, altrimenti si procede con sorteggio), nonché la disposizione che prevede l'applicazione delle nuove norme sull'elezione della Camera dei deputati a partire dal primo luglio 2016. Una delle ordinanze, quella del tribunale di Messina, tocca anche un punto di ciò che resta del 'Porcellum' dopo la bocciatura della Corte: il tema è la soglia di sbarramento per il Senato più elevata rispetto a quella prevista per la Camera.
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