MONDO
L'intervista
Grecia, Kapsis: "Paese non può sopportare altre tasse"
La Grecia affronta allo stesso tempo tre emergenze: la crisi dei mercati internazionali, la recessione interna e la crisi dei migranti. Tutto questo senza un accordo con i creditori sul programma di riforme. Ne abbiamo parlato ad Atene con Pantellis Kapsis, ex direttore del principale giornale greco, Tà Néa, ed ex ministro delle comunicazioni per il Pasok, il partito socialista
Atene
È come entrare in una tempesta perfetta, i mercati internazionali sono in caduta libera e la situazione in grecia non sta certo migliorando, siamo entrati in recessione, e subiamo allo stesso tempo la crisi migratoria. Sono tre fronti aperti allo stesso momento, e l'uno contribuisce a rendere l'altro piu difficile da affrontare. Il governo è finito in un vicolo cieco anche perchè la popolazione non ce la fa più, e dice "ne abbiamo abbastanza" e farà resistenza a qualsiasi misura che verrà presa per affrontare la situazione. Questa è la causa principale che crea incertezza politica ed economica.
Lei pensa che il governo Tsipras ha gli strumenti per reagire o verrà travolto? Quale consiglio darebbe al governo attuale?
Purtroppo il governo, al fine di compiacere le sue clientele, ha aumentato le tasse senza tagliare le spese, non solo: ha ricominciato a distribuire mance a gruppi che sono elettoralmente importanti, e questo è sbagliato, perché l'economia ha bisogno di spazio per sopravvivere, non possiamo sopportare altre tasse, questo è l'errore fondamentale del governo: avviare manovre che si basano sull'inasprimento fiscale e non sui tagli alle spese.
Qual è la situazione del settore bancario? La Bce dice che le banche greche sono solide, che non hanno bisogno di aumenti di capitale, ma il loro valore in borsa è crollato più che in qualunque altro Paese europeo.
Ci sono molte ragioni, la prima è l'incertezza politica, un premio di rischio che noi paghiamo, la seconda ragione è che non abbiamo ancora raggiunto un accordo sui prestiti deteriorati, abbiamo bisogno di un accordo per ristrutturare questi debiti che sono una zavorra insopportabile per il settore bancario, e terzo dobbiamo chiudere l'accordo con l'Unione europea. Se queste tre condizioni fossero soddisfatte non credo che le banche greche avrebbero problemi. E potrebbero contribuire alla crescita. Altrimenti, temo che nel giro di un anno torneremo a parlare di grexit
Lei ha la sensazione che in Germania qualcuno abbia ancora interesse a spingere la Grecia fuori dall'euro?
Ad un certo punto è stata la Merkel a valutare che la cosa migliore era tenere la Grecia nell'euro piuttosto che affrontare i rischi connessi di una grexit. Sono convinto che la cancelliera voglia che noi restiamo dentro, Schauble è tutta un'altra questione: sono convinto che avrebbe realmente preferito lasciare andare la Grecia.
Oggi la Merkel è nel mirino a causa della crisi dei migranti e rischia di perdere il potere, e questo per la Grecia è un rischio aggiuntivo. Ancora una volta la crisi migratoria rischia di compromettere il futuro di Atene nell'euro, se salta la Merkel si riaprono i giochi?
È vero. Penso che la Merkel abbia voluto strumentalmente tenere dentro la Grecia, e le è utile coinvolgere Atene nella gestione di questa crisi migratoria per poter controllare l'opionione pubblica tedesca, e i governi dell'Europa orientale. Per noi è vitale restare agganciati all'Europa e quindi è cruciale firmare l'accordo con i creditori finché la cancelliera è ancora al potere.
di Luca Gaballo
Lei pensa che il governo Tsipras ha gli strumenti per reagire o verrà travolto? Quale consiglio darebbe al governo attuale?
Purtroppo il governo, al fine di compiacere le sue clientele, ha aumentato le tasse senza tagliare le spese, non solo: ha ricominciato a distribuire mance a gruppi che sono elettoralmente importanti, e questo è sbagliato, perché l'economia ha bisogno di spazio per sopravvivere, non possiamo sopportare altre tasse, questo è l'errore fondamentale del governo: avviare manovre che si basano sull'inasprimento fiscale e non sui tagli alle spese.
Qual è la situazione del settore bancario? La Bce dice che le banche greche sono solide, che non hanno bisogno di aumenti di capitale, ma il loro valore in borsa è crollato più che in qualunque altro Paese europeo.
Ci sono molte ragioni, la prima è l'incertezza politica, un premio di rischio che noi paghiamo, la seconda ragione è che non abbiamo ancora raggiunto un accordo sui prestiti deteriorati, abbiamo bisogno di un accordo per ristrutturare questi debiti che sono una zavorra insopportabile per il settore bancario, e terzo dobbiamo chiudere l'accordo con l'Unione europea. Se queste tre condizioni fossero soddisfatte non credo che le banche greche avrebbero problemi. E potrebbero contribuire alla crescita. Altrimenti, temo che nel giro di un anno torneremo a parlare di grexit
Lei ha la sensazione che in Germania qualcuno abbia ancora interesse a spingere la Grecia fuori dall'euro?
Ad un certo punto è stata la Merkel a valutare che la cosa migliore era tenere la Grecia nell'euro piuttosto che affrontare i rischi connessi di una grexit. Sono convinto che la cancelliera voglia che noi restiamo dentro, Schauble è tutta un'altra questione: sono convinto che avrebbe realmente preferito lasciare andare la Grecia.
Oggi la Merkel è nel mirino a causa della crisi dei migranti e rischia di perdere il potere, e questo per la Grecia è un rischio aggiuntivo. Ancora una volta la crisi migratoria rischia di compromettere il futuro di Atene nell'euro, se salta la Merkel si riaprono i giochi?
È vero. Penso che la Merkel abbia voluto strumentalmente tenere dentro la Grecia, e le è utile coinvolgere Atene nella gestione di questa crisi migratoria per poter controllare l'opionione pubblica tedesca, e i governi dell'Europa orientale. Per noi è vitale restare agganciati all'Europa e quindi è cruciale firmare l'accordo con i creditori finché la cancelliera è ancora al potere.