ECONOMIA
Con il passare dei giorni e delle ore cresce l'incertezza
Grecia, cresce la paura del contagio
La paura che spinge i cittadini greci a fare lunghissime file davanti ai bancomat per prelevare a rate i propri risparmi (non è esclusa la chiusura temporanea degli istituti e della Borsa per bloccare l'emorragia dei capitali greci), preoccupa anche gli altri Paesi dell'Eurozona, che temono un effetto domino sul sistema. Ma le banche centrali, compresa la Bce, rassicurano sulla sua tenuta. L'Abi tranquillizza sull'impatto in Italia di un possibile default della Grecia.
Le deroghe alle promesse elettorali
Ma il governo greco pur accettando al tavolo del negoziato molteplici deroghe alle promesse fatte in campagna elettorale (promesse che hanno fatto vincere le elezioni a Syriza e il suo leader Tsipras), si è accorto che firmando quell’accordo avrebbe pagato un prezzo troppo alto. C’era già chi preannunciava una caduta dell’attuale governo, immolato sull’altare di un’Europa nata a guida tedesca. Non a caso il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, in un’intervista a Bild ha detto: “I capi del Governo dell'Ue devono agire e tra loro il cancelliere tedesco, Angela Merkel, detiene, in quanto rappresentante del Paese più importante la chiave per la soluzione. Spero che la utilizzerà”.
La cancelliera: falco o colomba
La Merkel, intanto, ha convocato i leader dei partiti tedeschi per discutere della vicenda greca: c’è già chi ipotizza che la cancelliera possa o voglia essere l’artefice di un salvataggio in extremis. Pure perché il crollo della Grecia (con la sua fuoriuscita dall’euro e con un probabile default) potrebbe portarsi dietro, con effetto domino, l’intera impalcatura europea. Per evitare ciò, la Banca centrale europea, che è l’unica istituzione che caratterizza con la sua moneta, la giovane Europa, sta correndo ai ripari. Il Consiglio direttivo, si legge nella nota dell'Istituto di Francoforte, “ha deciso di mantenere il massimale per la concessione di liquidità di emergenza (Ela) alle banche greche a livello deciso venerdì 26 giugno”. Almeno per ora. Anche il Governatore della Banca centrale greca Yannis Stournaras, ha rassicurato il suo popolo dicendo che “la Banca di Grecia, come membro dell’Eurosistema, prenderà tutte le misure necessarie per assicurare la stabilità finanziaria per i cittadini greci in queste difficili circostanze”.
Paura del contagio
La paura che spinge i cittadini greci a fare lunghissime file ai bancomat per prelevare a rate i propri risparmi (non è esclusa la chiusura temporanea degli istituti e della Borsa per bloccare l'emorragia dei capitali greci) si sta propagando in modo preoccupante anche agli anelli deboli della catena europea. L’Associazione bancaria italiana sottolinea da tempo che il coinvolgimento diretto del sistema bancario italiano con la Grecia “è assolutamente limitato". Per il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, “l’esposizione delle banche italiane verso la Grecia è inferiore a un miliardo di euro; il problema è la Repubblica Italiana, l’Unione europea, il sistema internazionale. Già nelle settimane scorse - ha sottolineato Patuelli - gli investitori e i mercati hanno anticipato le ipotesi negative; in secondo luogo dobbiamo tener conto che la Banca centrale europea sta intervenendo sui mercati e di conseguenza c'è uno scudo protettivo di grande livello. “Non tutto è ancora perduto. Io confido che queste ore siano di contatti anche informali. Comunque, non è che tutto possa precipitare dalla sera alla mattina con concatenazioni di una esplosione atomica di natura economica”.
Se esce la Grecia dall’Ue
Cosa possa accadere tra poche ore o tra pochi giorni, nessuno è in grado di dirlo, essendo moltissime le variabili in gioco. Di sicuro l'eventuale uscita dall'area dell'euro della Grecia, secondo i calcoli elaborati da Adusbef e Federconsumatori, “costerà 48 miliardi di dollari all'Italia.
Se la Grecia dovesse dichiarare default sull'intero debito nei confronti dei creditori ufficiali, Germania, Francia ed Italia
dovrebbero dare addio ad oltre 150 miliardi di dollari, con la Germania esposta con 62 miliardi di dollari (oltre a 13 miliardi delle banche tedesche); la Francia con 46,5 miliardi di dollari; l'Italia con ben 48 miliardi di dollari di soldi pubblici, le cui esposizioni verso la Repubblica ellenica, erano in capo prima dell'inizio della crisi greca del 2009, principalmente alle banche dei rispettivi paesi”.