MONDO
I sondaggi danno in leggero vantaggio i sì
Grexit, S&P: "L'Italia sarebbe la più colpita". Varoufakis: "Se vincono i sì, mi dimetto"
L'agenzia di rating Standard and Poor's quantifica in 11 miliardi di Euro il costo per maggiori interesse sul debito del nostro Paese, nel caso di default della Grecia. Il presidente dell'Eurogruppo Dijssembloem: "Difficile un nuovo accordo se vincono i no". Fmi: "Per Atene potrebbero servire altri 53 miliardi di Euro"
Gli effetti sull'Eurozona
Sempre secondo S&P, "gli effetti sulle economie dell'Eurozona si faranno sentire principalmente attraverso rendimenti più alti" da pagare sui titoli di Stato.
Infatti, essendo la Grecia "una economia piccola e tradizionalmente più chiusa" di altri Paesi dell'Eurozona, "gli effetti diretti sugli scambi commerciali" sarebbero "limitati".
Fmi: "Per il debito di Atene, le peggior scenario possibile, potrebbero servire altri 53 miliardi"
La Grecia potrebbe avere bisogno di un'estensione dei prestiti concessi dall'Unione Europea e una decisa svalutazione del debito qualora il Paese cresca più lentamente del previsto e non vengano varate le necessarie riforme economiche. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nella bozza preliminare del suo rapporto sulla sostenibilità del debito greco. L'istituto di Washington sottolinea che la "situaizone è peggiorata per le mancate riforme". E sempre secondo il fondo, il debito di Atene "nel peggior scenario possibile" richiederebbe un "haircut" di 53,1 miliardi di Euro.
Varoufakis: "Se vince il sì mi dimetto". Dijssembloem: "Se il risultato sarà no, difficile trovare un nuovo accordo"
Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis lo dice chiaramente: "Se vince il sì, mi dimetto". Le sue parole fanno da eco anche a quelle del premier Alexis Tsipras: per il suo governo, dunque, la partita del 5 luglio è esiziale. E questo, mentre i sondaggi attestano in leggero vantaggio i sì al piano di ristrutturazione proposto dalla ex Trojka. Il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijssembloem però avverte: "Se vinceranno i no sarà incredibilmente difficile trovare un nuovo salvataggio". Parlando al Parlamento olandese ha detto: "Se il risultato è 'no', come puoi accettare un programma?".
Varoufakis: "Voglio disperatamente restare nell'Euro"
Secondo Varoufakis, "la vittoria del “no darebbe il là a un nuovo round di trattative che potrebbero portare a un accordo anche nel giro di un’ora”. "Necessariamente l’eventuale nuova intesa dovrà includere la ristrutturazione del debito ellenico", sottolinea il ministro. Nonostante finora “la Grecia sia stata trattata come una colonia debitrice priva di diritti”, “vogliamo disperatamente restare nell’euro” chiosa Varoufakis. Il ministro ha poi precisato che le banche greche "apriranno regolarmente martedì" prossimo.
I sondaggi: leggero vantaggio per il sì
Secondo un nuovo studio della società Gpo il 47% degli intervistati è orientato a votare per l’accordo sulla base delle richieste dei creditori, mentre i favorevoli al no sono il 43%. Si tratta di un testa a testa, anche perché le interviste di mercoledì attestavano il sì al 37% e il no al 46%, con un’ampia fetta di indecisi (17%).
Il Presidente Greco annulla visita a Berlino
Il presidente greco Prokopis Pavlopoulos ha annullato la sua visita di Stato al presidente Joachim Gauck. Lo ha scritto Spiegel on line. La visita era in programma per il prossimo martedì.
Hollande: "Il no ci porterebbe in un territorio sconosciuto"
Il presidente francese François Hollande dice "Se al referendum di domenica prossima in Grecia vince il fronte del "no", "entriamo in un territorio sconosciuto". Il numero uno dell'Eliseo ha rotto il fronte con la Germania di Angela Merkel e propende per un accordo con il goerno Tsipras.
Moody's taglia il rating
L'agenzia Moody's taglia il rating della Grecia portandolo da Caa2 a Caa3, peggiorando cioè il livello fissato solo nello scorso aprile. Una mossa che gli analisti fanno "indipendentemente" dall'indizione del referendum di domenica, che rappresenta comunque un "rischio aggiuntivo" per i creditori privati. A pesare, comunque, è la distanza tra le richieste di Atene e la disponibilità delle istituzioni internazionali ad accogliere, per come si è mostrata chiaramente nell'ambito dei sette Eurogruppi convocati nelle ultime due settimane.