ECONOMIA
World Economic Forum
I quattro cigni di Davos
Diseguaglianza, instabilità monetaria, conflitti, metamorfosi del sistema produttivo. Questi i rischi ma anche le opportunità del World Economic Forum
Davos (Svizzera)
Oltre un certo livello la ricchezza diventa potere e il potere si confonde e si salda con la ricchezza. In nessun luogo del mondo ricchezza e potere si concentrano come nella località sciistica svizzera di Davos nella penultima settimana di gennaio di ogni anno. Una fitta agenda di incontri che ha tra i suoi protagonisti 1500 leader, amministratori o proprietari, delle principali aziende globali, 40 tra capi di stato e di governo una infinità di giornalisti, intellettuali, artisti.
In passato Davos è stata occasione di storici incontri tra leader distanti sul palcoscenico internazionale davanti alle telecamere o dietro le quinte, ed ha contribuito a definire strumenti di collaborazione tra pubblico e privato che hanno mobilitato ingenti risorse per la lotta alle malattie e al cambio climatico. L'homo di Davos, per sua natura, ha sempre esibito fiducia nel progresso, nella liberalizzazione degli scambi e nella globalizzazione come grande forza positiva.
I temi caldi
Convinzioni messe a dura prova dopo la crisi finanziaria del 2008 ma che restano a fondamento dell'agenda predisposta per quest'anno dall'organizzatore Klaus Schwab. Quattro i temi caldi: al primo posto i conflitti, dall'Ucraina, alla Siria alla sfida del terrorismo, in un mondo in cui cresce l'autonomia e la forza dei paesi emergenti, sempre più fammentato in macroregioni che però, devono trovare il modo di affrontare insieme i problemi globali.
Al secondo posto la considerazione che quel poco o tanto di crescita che abbiamo avuto nel mondo si deve alle espansioni monetarie delle banche centrali, con i rischi e gli azzardi che questo porta con se, specie in un momento in cui la FED ritira il suo programma e la BCE si appresta a vararne uno dai contorni ancora misteriosi. Poi l'innovazione nell'industria, ci si chiede perché le grandi multinazionali ne producono poca vivendo spesso di rendita, e si lanciano proposte su come aumentare gli investimenti a favore delle piccole e medie imprese che creano posti di lavoro e idee. Infine la diseguaglianza sociale crescente, proprio alla vigilia di Davos la ONG Oxfam ha reso noto un rapporto secondo il quale l'1% della popolazione possiede piú ricchezza del 99% restante. La crisi finanziaria ha accelerato il trend, anche a causa della crescente finanziarizzazione dell'economia.
Diseguaglianza, instabilità monetaria, conflitti, metamorfosi del sistema produttivo, sono questi i fantasmi che si aggirano nella sfera di cristallo di Davos.
di Luca Gaballo
In passato Davos è stata occasione di storici incontri tra leader distanti sul palcoscenico internazionale davanti alle telecamere o dietro le quinte, ed ha contribuito a definire strumenti di collaborazione tra pubblico e privato che hanno mobilitato ingenti risorse per la lotta alle malattie e al cambio climatico. L'homo di Davos, per sua natura, ha sempre esibito fiducia nel progresso, nella liberalizzazione degli scambi e nella globalizzazione come grande forza positiva.
I temi caldi
Convinzioni messe a dura prova dopo la crisi finanziaria del 2008 ma che restano a fondamento dell'agenda predisposta per quest'anno dall'organizzatore Klaus Schwab. Quattro i temi caldi: al primo posto i conflitti, dall'Ucraina, alla Siria alla sfida del terrorismo, in un mondo in cui cresce l'autonomia e la forza dei paesi emergenti, sempre più fammentato in macroregioni che però, devono trovare il modo di affrontare insieme i problemi globali.
Al secondo posto la considerazione che quel poco o tanto di crescita che abbiamo avuto nel mondo si deve alle espansioni monetarie delle banche centrali, con i rischi e gli azzardi che questo porta con se, specie in un momento in cui la FED ritira il suo programma e la BCE si appresta a vararne uno dai contorni ancora misteriosi. Poi l'innovazione nell'industria, ci si chiede perché le grandi multinazionali ne producono poca vivendo spesso di rendita, e si lanciano proposte su come aumentare gli investimenti a favore delle piccole e medie imprese che creano posti di lavoro e idee. Infine la diseguaglianza sociale crescente, proprio alla vigilia di Davos la ONG Oxfam ha reso noto un rapporto secondo il quale l'1% della popolazione possiede piú ricchezza del 99% restante. La crisi finanziaria ha accelerato il trend, anche a causa della crescente finanziarizzazione dell'economia.
Diseguaglianza, instabilità monetaria, conflitti, metamorfosi del sistema produttivo, sono questi i fantasmi che si aggirano nella sfera di cristallo di Davos.