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MONDO

Il negoziato

Libia, il Presidente del Congresso di Tripoli non firma l'accordo

Conto alla rovescia per la proposta Onu di un governo di unità nazionale. La ratifica entro il 19 ottobre

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Il presidente del Congresso nazionale libico, Nuri Abu Sahimin, ha declinato l'invito
rivoltogli dall'inviato dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, di firmare a nome del foro legislativo di Tripoli l'accordo finale per la nascita del governo di riconciliazione presentato la scorsa settimana in Marocco. Già nei giorni scorsi Tripoli aveva inviato dei segnali negativi in proposito.
Abu Sahimin, citato dalla stampa locale, ha condannato il fatto "di essere stato invitato ad andare a New York alla presenza del ministro degli Esteri di Tobruk, sostenuto da un parlamento illegale sciolto dalla Corte costituzionale, di un delegato libico presso l'Onu rimosso dal Congresso e dei ministri degli Esteri di Egitto ed Emirati, paesi che hanno sostenuto un intervento militare in Libia bombardando le nostre città e aiutando i golpisti". Il presidente del Congresso di Tripoli (non riconosciuto dalla comunità internazionale) ha definito inoltre "illegale" la presentazione da parte di Leon di un nuovo governo con i nomi di esponenti del Congresso.
Prima di lui, nella giornata di ieri, anche il consiglio tribale di Zintan, potente tribù libica ostile a quella di Misurata, si era detta contrario, pur ribadendo il suo sostegno al processo di dialogo. Mentre il Parlamento di Tobruk, dopo aver cercato invano di trovare un accordo nei giorni scorsi, ha rimandato la decisione alla prossima settimana.

Conto alla rovescia
Brutti segnali dunque per il processo di pace, anche se i giochi sono ancora aperti. L'accordo per il governo di unità nazionale deve essere ratificato  entro il 19 ottobre, prima che scada il mandato del Parlamento di Tobruk. Dunque se lunedì prossimo Tobruk e Tripoli non firmeranno il compromesso proposto dall’Onu, la Libia vedrà allontanarsi nuovamente la speranza di pace e continuerà una guerra che ha ridotto allo stremo il Paese portando ben 2,4 milioni di persone, secondo le stime delle agenzie delle Nazioni Unite,  a vivere in condizioni umanitarie gravissime.

L'accordo per l'unità nazionale
L’accordo proposto dall'Onu  -  a cui si è potuti arrivare anche grazie all'ammorbidimento della posizione della tribù di Misurata - prevede la formazione di un governo di unità nazionale guidato da Fayez Serraj, già ministro nel governo di Tobruk, e da tre vicepremier con diritto di veto che formeranno il cuore di un Consiglio di presidenza: Ahmed Maetiq, rappresentante della Tripolitania, Moussa Kony, indipendente e rappresentante del Fezzan, e Fatj Majbari, rappresentante della Cirenaica. Gli altri membri del Consiglio di Presidenza saranno scelti dal futuro parlamento, che sarà composto da 192 membri. Per essere approvata ogni decisione dovrà passare con i voti di 150 parlamentari. Inoltre, dovrebbe essere creato un Consiglio di Stato composto da 90 membri provenienti dal Congresso nazionale di Tripoli e da 30 figure indipendenti.

Leon: nessuna alternativa all'accordo
Ieri l'inviato del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia ha detto a Roma, dove si è recato in visita, che i "piccoli gruppi" e le "singole personalita" che si  ppongono alla proposta di accordo su un governo di unità nazionale in
Libia non solo subiranno "singole sanzioni", ma "a causa del loro status legale" perderanno anche la possibilità di interagire con la comunita' internazionale. L'accordo, ha ricordo Leon, è "l'unica opzione ragionevole possibile".
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