SPORT
"Piano di Stato 14.25"
Il doping di stato: quelle pillole blu che resero gli atleti della Germania Est degli olimpionici
Allenamenti a base di steroridi e ormoni con un effetto devastante sugli atleti. La Ddr utilizzava le vittorie alle Olimpiadi come politica estera, per fare propaganda
Gli effetti devastanti sugli atleti
I massicci aiuti farmacologici ebbero però gravi effetti sulla vita di decine di uomini e donne che confessarono le devastanti conseguenze fisiche su se stessi o i loro figli. Dopo la caduta del Muro, plurimedagliati del nuoto o di altri sport rivelarono il bilancio vero, quello fatto di tumori, problemi di sterilità, aborti, devastazioni psicologiche. C'è anche chi alla fine cambio sesso: alle ragazzine venivano dati talmente tanti steroridi che alla fine si ritrovarono imprigionate in corpi da uomini. Heidi Krieger, campionessa europea nel lancio del peso a furia di ormoni, divennne Andreas a fine carriera.
L'arma segreta del doping
Fu Manfred Ewald, maggior dirigente sportivo del Paese, condannato nel 2000 per le sue responsabilità, a ideare negli anni '60 l'organizzazione del sistema tendente a dimostrare la superiorità di una nazione e il trionfo della metodologia germanica. Dall'atletica al nuoto, dalla ginnastica al ciclismo, in piena guerra fredda, la Ddr trionfava in tutte le gare individuali nelle principali manifestazioni, con un bilancio impressionante: 160 medaglie d'oro alle Olimpiadi e 3.500 titoli internazionali tra il 1961 e l'87.
Allenamenti di steroridi e ormoni
La platea era vastissima, si parla di oltre 10mila atleti arrivati alle scuole di Sport di Lipsia e Dresda, gli istituti statali dove ci si nutriva di allenamenti ma soprattutto di steroidi e ormoni: "Ci allenavamo sino allo stremo, poi ci imbottivamo di pillole blu", avrebbero confessato poi decine di campioni di fronte a un tribunale incaricato di giudicare gli anni del "doping di Stato". Non solo sport individuali: intere squadre di calcio erano rese più forti con sostanze dopanti somministrate ai giocatori, ma i risultati non furono paragonabili.
Caso Cecoslovacchia
A quanto emerso, l'80% degli atleti cechi ai mondiali di atletica leggera '83 a Helsinki avrebbe fatto uso di sostanze dopanti.