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MONDO

“Sanzioni contro la Russia negative anche per l’Occidente”

Ucraina, Il figlio di Krusciov difende Putin: "Non vuole ricreare l’Urss, è una crisi interna”

Sergei Krusciov, 78 anni, vive negli Usa dal 1991 ed è uno studioso di storia e economia. “Gli Stati Uniti hanno provato a trasformarla in una crisi simile alla Guerra Fredda. La cessione della Crimea a Kiev? Quello di mio padre non fu un errore”

Sergei Krusciov (foto A. Savin)
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di Andrea Bettini “La diplomazia americana non ha successo perché non ha mai mantenuto la parola”. Sergei Krusciov, figlio del primo ministro sovietico Nikita Krusciov, vive negli Stati Uniti dal 1991 ed è diventato un cittadino statunitense, ma non risparmia critiche a Washington. Studioso di storia, commentatore di politica estera, autore di libri e saggi, era tra gli invitati all’ultimo Eurasian Media Forum di Astana, dove la crisi in Ucraina era uno dei temi di maggior rilievo. La sua posizione è netta: si tratta di un conflitto nato in territorio ucraino ed esploso per colpa di chi ha preso il potere con la forza a Kiev, poi i Paesi occidentali si sono schierati e hanno fatto precipitare le cose.

La crisi in Ucraina sembra peggiorare ogni giorno. Il mondo sta tornando a vivere una nuova Guerra Fredda?
Tutto dipende dagli Stati Uniti. È una crisi di natura interna, fra popolazioni che hanno vissuto separatamente per 300 anni e che fanno parte di un unico paese solo dal 1945. Era un confronto fra gli ucraini dell’Ovest e quelli dell’Est, non tra l’Occidente e la Russia. Ma gli Usa per alcuni motivi hanno provato a trasformarla in una crisi più simile alla Guerra Fredda dicendo che dietro agli ucraini dell’Est ci sono i russi.

Un tempo c’era il muro di Berlino e le divisioni erano nette. L’Ucraina ci ricorda che in Europa ci sono dei confini – talvolta nascosti – che non si possono valicare?
Ci sono diplomazie di successo che creano amici e diplomazie fallimentari che creano nemici. Sfortunatamente la diplomazia americana non ha successo perché gli Usa non hanno mai mantenuto la loro parola. Hanno promesso a Gorbachov e Eltsin che la Nato non si sarebbe allargata ad est e poi hanno dato il via a questo allargamento. Anche se non credo che ci sia alcuna minaccia per la Russia, è stata una violazione della fiducia tra due paesi. L’Ucraina è un paese tra due mondi. Economicamente è legata molto strettamente alla Russia, ma vuole essere parte dell’Unione Europea. Il suo precedente presidente aveva dichiarato che l’obiettivo strategico era far parte dell’Ue, ma lentamente e alle condizioni dell’Ucraina. Poi c’è stata questa cosiddetta rivoluzione di Maidan, che ha ribaltato tutto e ha creato questa crisi. Gli ucraini dell’Est non sono filorussi, vogliono vivere in Ucraina. Semplicemente non vogliono essere controllati dagli estremisti dell’Ovest. Ogni paese deve scegliere il proprio destino, ma meno Stati sono coinvolti in queste questioni e meglio è per tutti.

Suo padre è stato menzionato molte volte negli ultimi mesi perché nel 1954 decise di togliere la Crimea alla Russia e di cederla all’Ucraina. Fu un errore?
Non fu un errore perché c’era l’Unione Sovietica. A quei tempi volevano costruire un canale di irrigazione per la Crimea e quando prepararono il progetto pensarono che ci potevano essere complicazioni nel doversi rivolgere a due Repubbliche diverse. Proposero quindi di trasferire la Crimea nell’Ucraina per lasciare tutto sotto una sola giurisdizione. Non era un problema: lo è diventato oggi. Dopo la fine dell’Urss il presidente ucraino chiese a Eltsin cosa fare della Crimea e lui rispose che la poteva tenere. Quella regione però non ha mai sentito di appartenere all’Ucraina. La costituzione per lungo tempo ha tenuto tutti insieme, poi è stata violata da chi ha cercato di prendere il potere con la rivoluzione. A quel punto ci si poteva aspettare qualcos’altro di inatteso. Ciò che è accaduto non è colpa di mio padre.

Quale era l’atteggiamento di suo padre nei confronti dei Paesi satellite?
La sua posizione era la stessa  degli Usa con i loro paesi satellite compresa l’Italia, se vogliamo definirla così. Io preferisco usare il termine “paesi alleati”. Mio padre provò a creare all’Est quello che adesso vediamo in Europa, un’unione economica chiamata Comecon. Iniziò la riforma dell’economia sovietica perché aveva capito che c’erano cose che non andavano. Se avesse avuto successo forse oggi avremmo un’Unione Sovietica forte e un Comecon forte e sarebbe l’Italia a chiedere di entrare nel Comecon e non l’Ucraina a voler entrare nell’Unione Europea.

Vladimir Putin sta cercando di ricreare in qualche modo l’Urss o qualcosa di simile?
Lei crederebbe che qualcuno in Italia stia cercando di ricreare l’Impero Romano? È impossibile. Si può dire che è una gloria, ma è una gloria del passato. Putin è un pianificatore. Forse sarebbe felice se fosse possibile ricreare l’Urss – io stesso ne sarei felice – ma non è possibile. Penso che qualcuno stia usando questo tema solo per cercare di raggiungere i propri obiettivi nel suo paese. Negli Usa è un discorso utilizzato nella campagna elettorale per le elezioni di metà mandato in programma a novembre.

Negli ultimi mesi la Russia ha raggiunto molti obiettivi ma ora è più isolata. Adesso è più forte o più debole?
Ogni sanzione è negativa per chi la subisce, ma anche per chi la impone. Si può decidere di far soffrire la gente, ma si sa che si sta perdendo un mercato di 140 milioni di persone. La Russia è più debole, però gli americani stanno mostrando ai russi che non possono aver fiducia in loro, che non devono seguire gli ordini provenienti dagli Usa e che non devono pensare a se stessi come una parte del mondo occidentale. Devono fare ciò che pensano sia nel loro interesse nazionale. Per certi aspetti ci saranno effetti negativi sull’economia russa, ma la Russia troverà il modo di recuperare così come ha fatto in passato dopo molte altre crisi e molte altre guerre. E ci sarà ancora, forse con qualche alleato diverso, diversi amici e diversi nemici.

Secondo lei chi è il principale responsabile di questa crisi?
Non è la Russia e non sono gli Stati Uniti. Forse gli Usa hanno provato a influenzare gli ucraini dell’Ovest, però è stata l’opposizione ucraina a non volere nuove elezioni e a voler prendere il potere subito, distruggendo il quadro costituzionale. Questa è stata la causa della crisi. Poi forze esterne, pensando che ci fosse qualche piano russo per ricreare l’Unione Sovietica, hanno iniziato a dare supporto agli ucraini dell’Ovest. Questo non capendo che non era in atto uno scontro tra la Russia e l’Occidente, ma un confronto interno all’Ucraina. Riguarda due gruppi di ucraini che devono trovare il modo di vivere insieme. Questo coinvolgimento ha peggiorato le cose. Se il mondo occidentale continuerà a cercare di trasformare questa crisi interna in una crisi internazionale, penso che ci saranno conseguenze negative sia per l’Est che per l’Ovest.

Quale può essere un accordo capace di fermare la crisi?
Non bisogna cercare di portare a un tavolo la Russia e l’Ucraina, ma gli ucraini dell’Est e quelli dell’Ovest e fare pressione su di loro perché trovino il modo di stare insieme riconoscendo che tutti devono vivere lì e avere i propri diritti. Affermando che questo problema viene da fuori non si cura la malattia, ma si peggiorano le cose. Oggi si sostiene che nell’Est dell’Ucraina c’è l’esercito russo. Ho parlato con dei miei conoscenti a Donetsk e loro non hanno visto alcun russo. Le persone coinvolte sono tutte ucraine.
 
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