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ITALIA

Istanza depositata nei giorni scorsi al Tribunale civile di Milano

Ilva: commissari chiedono 2 miliardi di danni ai Riva per "abusi di direzione e coordinamento"

Secondo i comissari la famiglia Riva avrebbe sottratto quella somma di denaro all'azienda facendola finire all'estero attraverso delle triangolazioni di denaro

Stabilimento Ilva
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Milano I tre commissari dell'Ilva, in amministrazione straordinaria, hanno chiesto 2 miliardi di danni ai Riva, a Riva Fire e a Riva Forni Elettrici. Nell'istanza, depositata nei giorni scorsi al Tribunale civile di Milano, si parla di "abusi di direzione e coordinamento".

Secondo i tre commissari, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, la famiglia Riva avrebbe sottratto quella somma di denaro all'azienda facendola finire all'estero attraverso delle triangolazioni di denaro.

Nelle settimane scorse la magistratura elvetica aveva bocciato la richiesta dei colleghi italiani di recuperare sulla base del decreto 'salva Ilva' un miliardo e 200 mln sequestrati ai Riva per reati fiscali a causa del ricorso presentato al Tribunale di Zurigo da Alessandra e Stefania Riva, figlie dell'ex patron del gruppo di Taranto deceduto nel 2014. Da qui la "contromossa" dei commissari straordinari dell'Ilva di presentare istanza di risarcimento danni alla famiglia Riva così si tenta anche di recuperare il miliardo e 200 milioni sequestrato ai Riva.

Secondo i tre commissari, gli ex soci di controllo di Ilva, "riconducibili  a Riva Fire e alla famiglia Riva" nel 2012 avrebbero "ideato e attuato con lucida determinazione nell'arco di sei mesi" un disegno articolato in più fasi, attraverso un'operazione societaria, la quale "anziché accompagnare" il colosso siderurgico "nell'ormai inevitabile percorso di risanamento ambientale" l'hanno  privata "delle risorse finanziarie occorrenti (...)per attuare gli ingenti investimenti" per la bonifica e per garantire la continuità del gruppo. In sostanza, il disegno degli eredi Riva sarebbe stato all'origine degli interventi della magistratura tarantina e avrebbe portato una società che quattro anni fa valeva duemila miliardi all'attuale stato di insolvenza.
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