Coronavirus
Indagine sull'ospedale di Alzano
Pm Bergamo: "Nessuno scontro con Oms, verifiche solo sul piano pandemico"
"Accertare l'esistenza o meno di un piano pandemico e quando sarebbe stato redatto", ecco perché sono stati convocati come persone informate dei fatti alcuni ricercatori dell'Oms, che non si sono presentati a deporre in quanto l'Organizzazione Mondiale della sanità ha invocato l'immunità diplomatica
"Nessun braccio di ferro con Oms"
L'indagine della Procura di Bergamo, che ipotizza il reato di epidemia colposa, riguarda la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana e la chiusura e poi quasi immediata riapertura dell'ospedale di Alzano Lombardo. I magistrati hanno sentito nei mesi scorsi come persone informate sui fatti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Pur convocati, alcuni ricercatori dell'Oms non si sono presentati a deporre in quanto l'Organizzazione Mondiale della sanità ha invocato per loro l'immunità diplomatica.
Il procuratore di Bergamo, interpellato dall'Ansa sulla vicenda, ha chiarito che non c'è alcun braccio di ferro in corso, "né alcuna indagine sull'Oms o sulle strutture tecnico-scientifiche o politiche oppure su politici italiani", e che l'unico interesse è "accertare l'esistenza o meno di un piano pandemico e quando sarebbe stato redatto. Questo è importante per le valutazioni che la procura sta facendo nell'ambito dell'indagine sull'ospedale di Alzano e sulla gestione dell'epidemia nella Bergamasca" durante i mesi di febbraio e marzo scorsi.
La questione dell'immunità
Come anticipato in un promo della puntata di 'Report' in onda il 30 novembre, l'Oms ha spedito da Copenaghen, sede europea, una nota alla Procura e ai ministri degli Esteri e della Salute, Luigi Di Maio e Roberto Speranza, in cui afferma che i suoi ricercatori non sono tenuti a rispondere alle domande dei magistrati per via del loro speciale status. Nel contempo, l'organizzazione ha pure invitato i suoi ricercatori a non presentarsi davanti ai pubblici ministeri, cosa che però alcuni di loro non hanno fatto recandosi in Procura e rispondendo pure alle domande dei pm.
La Procura ha deciso di non rispondere alle note ricevute dall'Oms ma di avviare "un'interlocuzione" col Ministero degli Esteri per capire se effettivamente esista questa presunta immunità che viene fatta risalire alla Convenzione del 1947 sui privilegi e le guarentigie di chi fa parte delle agenzie dell'Onu. Un'immunità che l'Oms ha ritenuto di non far valere per il vicepresidente europeo, Ranieri Guerra, convocato e sentito il 5 novembre scorso come persona informata sui fatti, anche su un rapporto di un centinaio di pagine redatto dalla sezione Oms di Venezia in cui si criticava il governo italiano per la gestione della prima fase dell'emergenza. Questo dossier, che faceva riferimento anche al mancato aggiornamento del piano pandemico del 2006, era rimasto online per poche ore e poi era 'sparito'.
I nodi da sciogliere
Il Ministero degli Esteri dovrà sciogliere alcuni nodi: se effettivamente esista un'immunità come quella invocata dall'Oms che arriva a configurare un "divieto di testimoniare", se questa immunità possa riguardare anche dei ricercatori contrattisti, quindi non funzionari come Guerra, per il quale invece non è stata reclamata.
Da capire anche se eventualmente ai ricercatori possa essere imposto un silenzio tout court oppure se essi possano opporre solo un segreto su attività circostanziate svolte nell'ambito dell'Oms, analoghe a quello previsto per categorie come i giornalisti o i pubblici ufficiali.