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ITALIA

Camorra

Parla in aula il pentito Iovine: "L'ho fatto per dare una svolta alla mia vita e alla mia famiglia"

L'ex boss dei Casalesi, soprannominato "O ninno" - dal 13 maggio scorso collaboratore di giustizia - viene sentito in teleconferenza al processo davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in cui è imputato, tra gli altri, l'ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi. Iovine: "Ho iniziato a far parte del clan con il rito della pungitura"

Antonio Iovine
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L'ex boss della camorra, Antonio Iovine, detto "'O ninno" entrò a far parte del clan dei Casalesi nel 1985 grazie al rito del "giuramento della pungitura". A raccontarlo è la stessa ex Primula rossa parlando in videoconferenza al processo a Santa Maria Capua Vetere nei confronti dell'ex sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi.

"Ora una svolta alla mia vita"
"Ho iniziato la collaborazione per avere un futuro migliore, per dare una svolta alla mia vita". Dal 13 maggio scorso Iovine è collaboratore di giustizia.

Il rito della pungitura
"Ho iniziato a far parte dei Casalesi grazie ad un'amicizia con Bardellino avvenuta tra il 1984 e il 1985. Poi ho seguito la fase di scissione con Bardellino e ho seguito il clan fino al mio arresto. Entrai nei Casalesi - ha raccontato - appena ventenne". Il rito della pungitura avvenne nello stesso giorno in cui si verificò l'aggressione e l'omicidio di Ciro Nuvoletta a Marano di Napoli.

"Non ricordo la formula"
Secondo quanto raccontato da "'O ninno" il rito era una cosa "alquanto particolare. Non ricordo la formula che mi dissero di recitare, ma ci fu una pungitura sul dito e alcune macchie di sangue furono versate su un santino. Mi chiesero di dire che non avrei fatto cose contro il clan tradendolo". A questa cerimonia erano presenti Antonio Bardellino e Vincenzo De Falco.

"Perso il conto degli omicidi"
Iovine ha provato a fare il conto delle persone da lui uccise, ma non è stato in grado di ricordarle tutte: "Ho commesso tanti omicidi - ha detto - non li ricordo tutti". Il pentito si è soffermato in particolare sul primo omicidio al quale prese parte, quello di Ciro Nuvoletta, fratello del boss di Marano (Napoli) Aniello. L'omicidio, ha spiegato Iovine, rientrava nello scontro tra i mafiosi corleonesi, alleati dei Nuvoletta, e il gruppo dei casalesi. I siciliani avrebbero voluto che Antonio Bardellino uccidesse Tommaso Buscetta, ma Bardellino si rifiutò: per questo motivo, ha aggiunto Iovine, egli stesso fu poi assassinato in Brasile.

 
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