MONDO
Riflessioni sullo Stato Islamico
Per l'Isis la religione è solo una copertura?
Le dure parole del parroco di Erbil al Meeting di Rimini riaccendono il dibattito. Da documenti segreti sull'Isis emerge che la presa di potere in Siria e Iraq sarebbe il frutto di un piano attuato da ex ufficiali di Saddam secondo le tecniche dei servizi segreti
Roma
Sono le parole dei due parroci, Douglas al Bazi di Erbil e padre Ibrahim Alsabagh di Aleppo, a riaccendere il dibattito sul califfato. "L'Isis rappresenta l'Islam al 100 per cento. Ci sono musulmani simpatici qui, ma lì sono degli assassini" ha detto Al Bazi dal Meeting di Comunione e Liberazione.
Parole forti che rendono attuale una rilettura di quei documenti top secret di cui il quotidiano tedesco Die Spiegel è venuto in possesso (i cui contenuti sono stati diffusi lo scorso aprile), e che gettano una luce sorprendente sull'organizzazione e la storia del sedicente Stato islamico in Iraq e Siria. Una organizzazione che avrebbe, secondo il settimanale, ben poco in comune con Al Qaida, nessuna ispirazione religiosa in origine e una struttura basata sul modello dei servizi segreti iracheni, per impulso di un gruppo di ex ufficiali di Saddam, laici se non atei che però avrebbero sfruttato in maniera fredda le parole d'ordine dell'integralismo religioso per opportunismo.
Verità che emergono dalle 31 pagine scritte a mano da Samir Abd Muhammad al Khilifawi, meglio conosciuto come Haji Bakr, l'ex colonnello dell’intelligence dell’aviazione irachena sotto la presidenza di Saddam Hussein, considerato il vero archittetto dell'Isis.
L'assunzione del controllo del nord della Siria da parte di Isis, secondo quanto emerge dai documenti, sarebbe dunque il frutto di un piano meticoloso coordinato da Haji Bakr sfruttando le tecniche usate dal mukhabarat (i servizi segreti) di Saddam. Il territorio siriano rappresenterebbe, secondo i documenti, solo una base di partenza, una retrovia nella guerra che ha come obiettivo la riconquista di Baghdad da parte dei sunniti e la cacciata dal potere dei partiti filo sciiti.
Bakr, ucciso nel 2014, sarebbe dunque un'altro dei frutti avvelenati della politica americana in Iraq. È stato l'ex plenipotenziario di George W. Bush Paul Bremer, infatti, a decidere ad aprile del 2003 dopo la caduta di Saddam di smantellare non solo l'esercito ma anche tutta la struttura del partito Baath che da quasi 40 anni controllava il Paese. Bakr è stato anche prigioniero, tra il 2006 ed il 2008, della prigione di Abu Ghraib, dove si sono consumati i maltrattamenti e gli abusi da parte di alcuni dei soldati americani.
Nel 2010 sono stati Bakr e un piccolo gruppo di ex ufficiali dell'esercito iracheno - di per sé laici ma pronti a sfruttare l'odio interconfessionale tra sunniti e sciiti - a fare dell'attuale sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi (anche lui a sua volta prigioniero degli americani nel 2004) il leader dell'Isis con l'obiettivo di dargli un'aura religiosa per guidare la sua armata.
Nel 2012 Bakr si è spostato nel nord della Siria per sovrintendere all'affermazione di Isis, all'epoca del tutto sconosciuta, reclutando centinaia di foreign fighers da Arabia Saudita, Tunisia e Paesi europei anche se il grosso era costituito dai già sperimentati miliziani ceceni ed uzbeki. Alla fine del 2013 Bakr ha sfruttato i contatti con Assad, maturati negli anni in cui lavorava per l'intelligence irachena, per instaurare con il regime un rapporto di non interferenza. Una sorta di tacita collaborazione anti ribelli, durata fino al luglio del 2014 quando l’Isis ha attaccato la Divisione 17 dell’esercito siriano a Raqqa.
di Silvia Balducci
Parole forti che rendono attuale una rilettura di quei documenti top secret di cui il quotidiano tedesco Die Spiegel è venuto in possesso (i cui contenuti sono stati diffusi lo scorso aprile), e che gettano una luce sorprendente sull'organizzazione e la storia del sedicente Stato islamico in Iraq e Siria. Una organizzazione che avrebbe, secondo il settimanale, ben poco in comune con Al Qaida, nessuna ispirazione religiosa in origine e una struttura basata sul modello dei servizi segreti iracheni, per impulso di un gruppo di ex ufficiali di Saddam, laici se non atei che però avrebbero sfruttato in maniera fredda le parole d'ordine dell'integralismo religioso per opportunismo.
Verità che emergono dalle 31 pagine scritte a mano da Samir Abd Muhammad al Khilifawi, meglio conosciuto come Haji Bakr, l'ex colonnello dell’intelligence dell’aviazione irachena sotto la presidenza di Saddam Hussein, considerato il vero archittetto dell'Isis.
L'assunzione del controllo del nord della Siria da parte di Isis, secondo quanto emerge dai documenti, sarebbe dunque il frutto di un piano meticoloso coordinato da Haji Bakr sfruttando le tecniche usate dal mukhabarat (i servizi segreti) di Saddam. Il territorio siriano rappresenterebbe, secondo i documenti, solo una base di partenza, una retrovia nella guerra che ha come obiettivo la riconquista di Baghdad da parte dei sunniti e la cacciata dal potere dei partiti filo sciiti.
A digital rendering of Haji Bakr's Islamic State organigram by @SPIEGELONLINE #ISIS #Iraq #Syria #IS pic.twitter.com/MF29sYi2so
— Caspar Schliephack (@SerioSito) 18 Aprile 2015
Bakr, ucciso nel 2014, sarebbe dunque un'altro dei frutti avvelenati della politica americana in Iraq. È stato l'ex plenipotenziario di George W. Bush Paul Bremer, infatti, a decidere ad aprile del 2003 dopo la caduta di Saddam di smantellare non solo l'esercito ma anche tutta la struttura del partito Baath che da quasi 40 anni controllava il Paese. Bakr è stato anche prigioniero, tra il 2006 ed il 2008, della prigione di Abu Ghraib, dove si sono consumati i maltrattamenti e gli abusi da parte di alcuni dei soldati americani.
Nel 2010 sono stati Bakr e un piccolo gruppo di ex ufficiali dell'esercito iracheno - di per sé laici ma pronti a sfruttare l'odio interconfessionale tra sunniti e sciiti - a fare dell'attuale sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi (anche lui a sua volta prigioniero degli americani nel 2004) il leader dell'Isis con l'obiettivo di dargli un'aura religiosa per guidare la sua armata.
Nel 2012 Bakr si è spostato nel nord della Siria per sovrintendere all'affermazione di Isis, all'epoca del tutto sconosciuta, reclutando centinaia di foreign fighers da Arabia Saudita, Tunisia e Paesi europei anche se il grosso era costituito dai già sperimentati miliziani ceceni ed uzbeki. Alla fine del 2013 Bakr ha sfruttato i contatti con Assad, maturati negli anni in cui lavorava per l'intelligence irachena, per instaurare con il regime un rapporto di non interferenza. Una sorta di tacita collaborazione anti ribelli, durata fino al luglio del 2014 quando l’Isis ha attaccato la Divisione 17 dell’esercito siriano a Raqqa.