MONDO
La scheda
Le 5 cose da sapere sul voto in Israele
Sei milioni alle urne per eleggere i loro rappresentanti in Parlamento
Perché queste elezioni
Nello scorso mese di dicembre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha allontanato il suo ministro della Giustizia, Tzipi Livni, e il ministro delle Finanze, Yair Lapid, provocando una crisi di governo e la convocazione di elezioni anticipate rispetto alla scadenza naturale del mandato di governo, nel novembre 2017.
I principali temi della campagna elettorale
I partiti di centro e di sinistra stanno cercando di focalizzare la loro campagna elettorale su questioni socio-economiche, l'alto costo della vita, gli alloggi, le disuguaglianze e la povertà.
Netanyahu ha posto l'accento sulle questioni della sicurezza nazionale, sulla minaccia delle organizzazioni islamiste e jihadiste e sulla presunta minaccia di un Iran eventualmente dotato dell'arma nucleare.
Un'analisi condotta a dicembre dal sito Walla sui social network ha dimostrato che le questioni socio-economiche sono considerate dagli israeliani due volte più importanti delle questioni diplomatiche o di sicurezza.
Gli esperti sono concordi nel ritenere che le prossime elezioni in Israele rappresnetano un referendum a favore o contro Netanyahu.
Le forze in campo
Al momento, dei 120 seggi della Knesset, 43 sono occupati dal blocco di destra (Likud 20, Israel Beiteinu 11, Jewish Home 12), 27 dai partiti di centro (Yesh Atid 19, HaTnuah 6, Kadima 2), 21 dai gruppi di sinistra (Partito laburista 15, Meretz 6), 18 dagli ultraortodossi (Shass 11, Ebraismo unito della Torah 7), 11 dai partiti arabi (Raam Taal/Lista araba unita 4, Hadash 4, Balad 3).
Il Partito laburista e HaTnuah hanno stretto un'allenza formando l'Unione sionista allo scopo di attirare i voti dei centristi, ugualmente sollecitati dal nuovo partito di centrodestra di Moshe Kahlon, dissidente del Likud.
A seguito di scontri interni, lo Shass si è diviso e il suo ex leader Eli Yishai è ora alla guida del partito Yahad, che presenta una piattaforma comune con gli estremisti religiosi suscettibile di fare concorrenza non solo allo stesso Shass ma anche agli ultranazionalisti.
I partiti arabi israeliani presentano per la prima volta una lista comune.
Cosa dicono i sondaggi
Gli ultimi sondaggi indicano che le dimensioni dei blocchi contrapposti non dovrebbero mutare di molto, anche se la ripartizione dei seggi potrebbe cambiare i rapporti di forza all'interno di ciascun blocco. Un cambiamento anche di pochi seggi potrebbe risultare determinante per la formazione della coalizione di governo.
Gli scenari possibili
In caso di successo elettorale del Likud, Netanyahu potrebbe formare un coalizione con i partiti di destra e gli ultraortodossi.
Non è escluso uno scenario positivo per l'Unione sionista, con una vittoria più larga del previsto. Questo consentirebbe ai due leader del blocco, Herzog e Livni, di alternarsi per due anni alla guida del nuovo esecutivo, così come stabilito al momento dell'accordo per l'alleanza elettorale.
Numerosi esperti non escludono la possibilità di un governo di unità nazionale con il Likud, il partito laburista e altri gruppi più piccoli. Il leader di questa coalizione allargata di governo dipenderebbe dal risultato elettorale.
I sondaggi danno l'unione sionista di Isaac Herzog e Tzipi Livni in vantaggio di tre seggi sul Likud di Netanyahu. Secondo una nuova rilevazione pubblicata oggi dal quotidiano Haaretz, l'Unione sionista si aggiudicherebbe 24 seggi, contro i 21 del Likud, sui 120 totale della Knesset.
Conquistare il maggior numero di seggi al Parlamento non garantisce tuttavia di ottenere la carica di primo ministro nel sistema proporzionale in vigore nello Stato ebraico. Per il gioco delle alleanze, Netanyahu continua a mantenere un vantaggio relativo per formare una maggioranza.