POLITICA
Roma
Italicum, nella direzione la minoranza Pd sfida Renzi
Civati si appella agli esponenti della minoranza Pd Bindi, Bersani, Cuperlo, D'Attorre, Boccia, Fassina. A loro propone di fare oggi "un unico intervento che ci rappresenti"
L'appuntamento al Nazareno, fissato alle 16 con tanto di diretta streaming, è stato preparato con cura da Renzi. I rappresentanti di tutte le anime dem esporranno le loro osservazioni, ma alla fine ci sarà un voto che il premier e i suoi fedelissimi considereranno vincolante per i deputati. La minoranza Pd sa bene di non avere i numeri per bloccare la marcia dell'Italicum in direzione (anche se l'area del no potrebbe allargarsi alla parte più dialogante della minoranza, quella che fa capo al capogruppo Roberto Speranza) e per questo è pronta a spostare la battaglia alla Camera, dove la sua presenza è più consistente. Lo spiega a chiare lettere il bersaniano D'Attorre: "Noi continueremo a insistere fino all'ultimo per la ripresa del dialogo nel Pd, la Direzione non è il passaggio decisivo, la partita vera sarà il Parlamento. Un'eventuale prova muscolare di Matteo Renzi, domani, non sarà risolutiva". Ancora più duro Civati nel suo appello a Bindi, Bersani, Cuperlo, D'Attorre, Boccia, Fassina. A loro propone di fare oggi "un unico intervento che ci rappresenti" e sposta il campo della sfida alla Camera: "Non partecipiamo al voto di oggi" in una direzione trasformata in "plebiscito e aut aut" e "facciamo le proposte in Aula" su Italicum e riforma costituzionale.
Ma Renzi non sembra impressionato dalle minacce di guerriglia parlamentare insite nelle parole degli esponenti della sinistra. "Andremo avanti sulla strada del cambiamento", sintetizza il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che aggiunge: "Il Pd ha una grande responsabilità perché rappresenta il 41% degli italiani ed è l'unico partito in grado di cambiare il Paese". I fedelissimi di Renzi negano che ci sia l'intenzione di arrivare al "redde rationem": al contrario, tutti dicono di voler favorire un clima di dialogo e di voler lasciare libero spazio a tutte le argomentazioni di chi non condivide l'impianto dell'Italicum. Ma, andando al sodo, gli stessi che si mostrano favorevoli alla discussione fanno sapere che non ci sono più margini di trattativa: la legge - spiegano - ha avuto già un lungo iter parlamentare, nel corso del quale sono state accolte alcune delle richiesta della minoranza,in particolare sulle soglie di sbarramento e sulla parità di genere. Dunque "game over": ora, ribadiscono i renziani, è arrivato il momento di decidere.
L'unico spiraglio per una ricomposizione in extremis della frattura che sta dividendo il Pd è nella probabile convocazione, dopo Pasqua, di una riunione dei gruppi parlamentari: potrebbe diventare quella la sede per evitare che la crepa diventi una voragine e che la minoranza Pd voti in aula contro le indicazioni del partito.