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POLITICA

Assemblea deputati Pd

L'Italicum spacca il Pd. Renzi ottiene i sì, ma Speranza lascia e la minoranza non vota

190 deputati Pd votano a favore della legge elettorale senza modifiche. Ma la minoranza del partito abbandona l'Assemblea e il capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza lascia per "profondo dissenso"

Matteo Renzi (Vincenzo Livieri - LaPresse)
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I voti favorevoli all'Italicum senza modifiche, così come aveva chiesto Matteo Renzi sono arrivati: 190 sì, nessun astenuto e nessun voto contrario durante la riunione del gruppo del Pd alla Camera. Ma la votazione sulla riforma elettorale frutto del patto del Nazareno provoca una spaccatura all'interno del partito con le dimissioni del capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza e con la minoranza del Pd che ha abbandonato l'Assemblea. Di 310 deputati Pd votano sì in 190, ma tutti gli altri non si esprimono perché lasciano la riunione.

La richiesta di Renzi è stata quasi da aut aut: "Sono qui per chiedere che l'assemblea del gruppo confermi la linea che la direzione ha dato": il voto della legge elettorale senza modifica. Con la volontà di "chiudere la discussione sulla legge elettorale in modo definitivo". E ha poi aggiunto: "Questo governo è legato a questa legge elettorale nel bene e nel male". Neanche l'elenco dei cinque motivi per votare sì all'Italicum indicati dal premier hanno fermato le minoranze. E il primo colpo di scena arriva con le dimissioni di Speranza che esprime il suo "profondo dissenso" sulla legge elettorale.  

Speranza, guida di Aria riformista, ha annunciato le sue dimissioni non nascondendo l'auspicio che si possa tornare indietro da quello che ha definito un errore: "Non sono nelle condizioni di guidare questa barca perciò con serenità rimetto il mio mandato di presidente del gruppo e non smetto di sperare che questo errore che stiamo commettendo venga risolto. Quando siamo partiti  - ha aggiunto - c'era tutta la maggioranza e Forza Italia, oggi siamo solo noi. Per questo Renzi avrebbe dovuto ascoltare di più il partito", ha affermato il capogruppo facendo riferimento alla rottura del patto del Nazareno sulle riforme.   

Il dialogo con la minoranza del partito si è completamente interrotto quando il segretario ha proposto all'assemblea di votare le dimissioni da capogruppo a Montecitorio di Speranza in "una sede più opportuna". E alla decisione dell'assemblea di continuare la discussione sull'Italicum, la minoranza del Pd ha abbandonato la riunione.

Stefano Fassina ha subito riferito: "Molti esponenti della minoranza, come Civati, Bindi, D'Attorre, Cuperlo ed io abbiamo lasciato l'assemblea del gruppo dopo la forzatura che c'è stata nel non considerare il fatto politico delle dimissioni di Speranza". Mentre Civati ha annunciato: "Non si può andare avanti così. Ci vediamo in Aula. E personalmente ho già detto cosa farò (se la legge elettorale non cambia voterà contro n.d.r.)". Poi anche Bersani ha ribadito la sua distanza dall'Italicum: "Non è un tema né di disciplina di partito né di voto di coscienza ma di responsabilità: se si sceglie di andare avanti così, io non ci sto. Non sono disponibile ad andare avanti in questo modo, qui parliamo non solo della legge elettorale ma del nostro sistema democratico". 

Alla fine Renzi, chiudendo l’assemblea Pd si è rivolto a Speranza sperando che il deputato "ci ripensi" e ha annunciato una riunione ad hoc per discutere delle dimissioni del capogruppo Pd. E poi ha chiosato:"Siamo profondamente divisi sui singoli punti della legge elettorale ma tutte le posizioni non possono essere ridotte a un derby tra di noi". 
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