POLITICA
Intervista a 'Che Tempo che fa'
Jobs Act, Landini: "Andare oltre lo sciopero generale. Se necessario occupare le fabbriche"
Il numero uno della Fiom critica le politiche del governo in tema di riforma del lavoro
Milano
Punti deboli del Jobs Act e articolo 18, sciopero e occupazione delle fabbriche. Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ospite a 'Che tempo che fa', non nasconde le sue critiche nei confronti della riforma del lavoro voluta dal governo e prepara le prossime mosse del sindacato: lo sciopero generale da proclamare il 25 ottobre, ma non solo. "Occorrerebbe andare "oltre lo sciopero. Stavolta facciamo sul serio", si giungerà "se necessario anche all'occupazione delle fabbriche" dice Landini.
Prima dell'afofndo il numero uno della Fiom aveva usato l'ironia per criticare il governo e le scelte del premier Matteo Renzi. "Sono pronto domattina" a estendere le tutele dell'articolo 18, "estendiamolo a tutti anche al sindacato e a tutto le associazioni, anche a quelle dei boy scout" è la battuta di Landini diretta al premier Matteo Renzi. Poi anche sul ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e l'ipotesi di creare 800mila posti di lavoro: "Su questo devo dire che è stato più bravo ed efficace Berlusconi, quando ha detto un milione di posti di lavoro" ha commentato il numero uno della Fiom. E a proposito della legge di stabilità Landini è critico anche nei confronti del taglio dell'Irap: "Non mi sembra un grande esercizio", soprattutto "se le Regioni ci chiedono a noi di pagarlo". Secondo il segretario dei metalmeccanici della Cgil andrebbero ridotte le tasse "a chi non fa licenziamenti e a chi mette i soldi dentro l'impresa". Nella manovra, invece, "non c'è un euro che va a investimenti pubblici, che se non ripartono di posti di lavoro non se ne creano".
Poi il tono si fa serio e Landini parla del sindacato e delle richieste di cambiamento che vengono da più parti: "Negli ultimi anni è stato poco autonomo rispetto alla politica, ai partiti e al governo. Si deve cambiare e tornare a lavorare avendo a riferimento solo gli interessi di coloro che per vivere devono lavorare". E ritornando sul Jobs Act ha aggiunto: "E' inaccettabile al teoria che per dare protezioni a chi non le ha, si attacca il sindacato e si tolgono a chi le ha". "Non so se chi non ha mai lavorato - ha poi affermato - si rende conto cosa vuol dire poter essere licenziati senza giustificato motivo". Duro anche sul fatto che in Parlamento l'iter del Jobs Act sia passato attraverso la fiducia: "Siamo a una delega in bianco al Governo. Con la fiducia il Parlamento ha votato una sfiducia a se stesso. Non è vero - ha aggiunto - che quella riforma e' fatta per estendere i diritti, le proposte sono copiate da quelle di Confindustria".
Prima dell'afofndo il numero uno della Fiom aveva usato l'ironia per criticare il governo e le scelte del premier Matteo Renzi. "Sono pronto domattina" a estendere le tutele dell'articolo 18, "estendiamolo a tutti anche al sindacato e a tutto le associazioni, anche a quelle dei boy scout" è la battuta di Landini diretta al premier Matteo Renzi. Poi anche sul ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e l'ipotesi di creare 800mila posti di lavoro: "Su questo devo dire che è stato più bravo ed efficace Berlusconi, quando ha detto un milione di posti di lavoro" ha commentato il numero uno della Fiom. E a proposito della legge di stabilità Landini è critico anche nei confronti del taglio dell'Irap: "Non mi sembra un grande esercizio", soprattutto "se le Regioni ci chiedono a noi di pagarlo". Secondo il segretario dei metalmeccanici della Cgil andrebbero ridotte le tasse "a chi non fa licenziamenti e a chi mette i soldi dentro l'impresa". Nella manovra, invece, "non c'è un euro che va a investimenti pubblici, che se non ripartono di posti di lavoro non se ne creano".
Poi il tono si fa serio e Landini parla del sindacato e delle richieste di cambiamento che vengono da più parti: "Negli ultimi anni è stato poco autonomo rispetto alla politica, ai partiti e al governo. Si deve cambiare e tornare a lavorare avendo a riferimento solo gli interessi di coloro che per vivere devono lavorare". E ritornando sul Jobs Act ha aggiunto: "E' inaccettabile al teoria che per dare protezioni a chi non le ha, si attacca il sindacato e si tolgono a chi le ha". "Non so se chi non ha mai lavorato - ha poi affermato - si rende conto cosa vuol dire poter essere licenziati senza giustificato motivo". Duro anche sul fatto che in Parlamento l'iter del Jobs Act sia passato attraverso la fiducia: "Siamo a una delega in bianco al Governo. Con la fiducia il Parlamento ha votato una sfiducia a se stesso. Non è vero - ha aggiunto - che quella riforma e' fatta per estendere i diritti, le proposte sono copiate da quelle di Confindustria".