ITALIA
La scheda
La riforma Madia: Pubblica amministrazione più digitale, dirigenti a tempo
Ecco come il disegno di legge delega che approda nell'Aula del Senato, dopo il voto in Commissione, ridisegna la struttura della PA
Nuovo statuto, per una pubblica amministrazione digitale
Arriva la "carta della cittadinanza digitale", con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online delle pubbliche amministrazioni. Il progetto è ambizioso soprattutto, quando si parla di assicurare l'accesso a internet negli uffici pubblici, dalla scuole alle asl. Affinché tutto ciò non resti sulla carta, nasce un nuovo capo, un dirigente incaricato di traghettare le amministrazioni alla svolta digitale, con tutte le le conseguenze che ne derivano sul fronte dell'organizzazione della gestione del personale (basti pensare che si pongono soglie minime per il telelavoro). D'altra parte, tutto ciò dovrebbe anche far risparmiare e quindi il "capo hi-tech" potrebbe anche avere le sembianze di un "mini-commissario" alla spending review.
Stop a veti, lungaggini e cavilli
Ampio ricorso alla regola del "silenzio-assenso" tra le amministrazioni. In caso di contese su nulla osta e altri via libera, sarà il premier a decidere, dopo un passaggio in Cdm. Ed è fissato anche un limite di tempo per ottenere il sì, sempre in caso di atti da cofirmare: massimo 30 giorni. Un altro baluardo contro la burocrazia è rappresentato dall'elenco preciso, sarà il governo a stilarlo, delle attività non assoggettate ad autorizzazione preventiva. Rispondono sempre a questa logica le misure volte a "sbloccare" la conferenza dei servizi.
Scure sulle prefetture, tutto lo Stato in un solo ufficio
Ora in Italia c'è una prefettura per Provincia. Non sarà più così, anche se ci vorrà tempo: si va verso un taglio netto che potrebbe portare anche a un loro dimezzamento, di certo quel che ne rimarrà andrà a finire nell'Ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra amministrazione periferica e cittadini, in cui confluiranno tutte le diramazioni della P.A. centrale, dalle sovraintendenze alle sedi della ragioneria. La sforbiciata non sarà comunque insensibile a questioni legate alla criminalità, alla densità abitativa o al fenomeno delle immigrazioni. Si farà anche piazza pulita degli uffici dei ministeri che replicano funzioni svolte da Authority. In generale si prevede la soppressione di tutti gli enti inutili o in rosso.
Poteri a Palazzo Chigi, dalla vigilanza sulle Agenzie, alle nomine
Nel rispetto delle leggi e della Costituzione, anzi ai fini della loro piena attuazione, il Parlamento delega l'esecutivo a precisare le funzioni di palazzo Chigi per il mantenimento dell'unità di indirizzo. Un rafforzamento della collegialità, quindi, che si ritrova anche nelle nomine di competenza diretta o indiretta, del Governo o dei singoli ministri, in modo che le scelte passino per il Cdm anche quando l'atto formale spetta al singolo dicastero. La delega riguarda pure la definizione delle competenze in materia di vigilanza sulle agenzie governative nazionali, tra cui ci sarebbero quelle fiscali (come le Entrate).
Addio forestale, da 5 a 4 corpi. Resta il nodo della pol provinciale
Per ora si parla solo di "eventuale" assorbimento della Forestale negli altri Corpi, con le funzioni di tutela ambientale e alimentare che resterebbero intatte. Ma più che una possibilità sembra una certezza, viste anche le dichiarazioni del premier Matteo Renzi e della ministra della P.A, Marianna Madia. Da cinque corpi nazionali si passa quindi a quattro (restano Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Penitenziaria). Rimane invece da capire il destino della polizia provinciale.
Taglio a municipalizzate e camere di commercio
Razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche, con la definizione di limiti per la costituzione di società, l'assunzione e loro il mantenimento. Possibilità di piani di rientro se i bilanci risultano in disavanzo ed eventuale commissariamento. La dieta imposta è di quelle che, se rispettate, porta a un dimagrimento drastico. Altrettanto rigido è il programma indirizzato alle camere di commercio, con un sostanziale dimezzamento del loro numero.
Ghigliottina sui decreti ministeriali
Una forbice che mira a sbrogliare la matassa di rinvii a provvedimenti attuativi, con l'obiettivo di fare ordine e di sbloccare leggi rimaste in sospeso. Tutto passa per una delega al Governo, chiamato a fare una cernita andando a guardare alle disposizioni degli ultimi tre anni. La scure tocca decreti ministeriali, dpcm e regolamenti, mentre restano esclusi i decreti legislativi.
Stretta sulle assenze, con poteri all'Inps
Quando scatta un'azione disciplinare contro un dipendente non potranno più passare 100 giorni, e soprattutto non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, altrimenti a rimetterci sarà il dirigente responsabile. Il procedimento dovrà essere portato senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull'articolo 18 per gli statali, non c'è nulla di scritto e questo per il governo vuol dire che la reintegra resta. Su un punto però non si transige: niente più finti malati. Per centrare l'obiettivo le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all'Inps.
Dirigenti licenziabili e a tempo
Un solo ruolo, niente più fasce, incarichi di massimo tre anni rinnovabili una sola volta, superamento degli automatismi di carriera e tetti agli stipendi. La dirigenza pubblica cambia, si interviene sull'accesso (il concorso non basta più, serve anche un esame) e sull'uscita: chi non riceve incarichi dopo un certo periodo diventerà licenziabile. Un accento anche sulla responsabilità, i dirigenti sono i soli a dover rispondere della gestione.