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POLITICA

Ritorno al proporzionale con sbarramento al 5%

Legge elettorale, vertice Pd-M5s. Più vicina un'intesa sul 'tedescum'. Ma Alfano non ci sta

Rosato al termine dell'incontro: "Tutto bene". Le incognite sulla legge elettorale sono però ancora tante: al di là degli aspetti tecnici ci sarà da superare lo scoglio del Senato. Nel pomeriggio incontro fra Renzi e Alfano: sullo sbarramento al 5% le posizioni restano distanti. Il segretario Pd: limitare il numero di partitini in Parlamento

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E' durato una ventina di minuti l'incontro tra Pd e M5s sulla legge elettorale, avvenuto nella sala Berlinguer negli uffici del gruppo dem. Alla fine dell'incontro la delegazione dei 5 Stelle, composta dal capogruppo alla Camera, Roberto Fico e dai parlamentari delle Commissioni Affari Costituzionali, il deputato Danilo Toninelli e il senatore Vito Crimi, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Nessun commento neppure dal Pd anche se il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, che ha ricevuto la delegazione M5s insieme all'omologo al Senato Luigi Zanda e al relatore della riforma Emanuele Fiano, alla domanda su come fosse andato l'incontro ha commentato: "Tutto bene". 

Ritorno al proporzionale e sbarramento al 5%, si fa strada il 'tedescum'
Le chance che la riforma del sistema elettorale consegni all'Italia un modello in stile tedesco continuano dunque a salire. Alla vigilia di una settimana chiave, con l'avvio delle votazioni in Parlamento sulla legge elettorale e la direzione del Pd in agenda per martedì, Matteo Renzi scopre le carte e dichiara di ritenere possibile un accordo con Forza Italia e M5S su un modello proporzionale, che abbia però una soglia di sbarramento al 5%.

L'incontro con Alfano e lo stop del leader di Ap: "Posizioni distanti"
Dopo che era saltato in mattinata il faccia a faccia tra i due, Matteo Renzi ha incontrato Angelino Alfano per discutere di legge elettorale. Un incontro che non ha fatto superare le divergenze tra i due partiti. Tra i nodi irrisolti la soglia di sbarramento del 5 per cento, che invece Ap vorrebbe abbassare al 3%. "Le posizioni sono distanti sia sul tema della legge elettorale e sia sul tema della durata della legislatura. Sarebbe stato naturale per il Pd cercare prima un accordo con il suo alleato di governo e non con le forze che sono all'opposizione. Ho convocato la direzione nazionale del partito il primo giugno e in quella sede prenderemo le nostre decisioni", ha poi detto il leader di Ap e ministro degli Esteri Angelino Alfano parlando da Fabriano. "Il nostro approccio non è minacciare. Tra l'altro, non so se è più grave per il Pd la minaccia di fare cadere il governo o quella di farlo durare. Speriamo che il Pd assuma una posizione che tenga conto della maggioranza di governo di cui noi lealmente da qualche anno facciamo parte e grazie alla quale è stato possibile realizzare cose importanti per il Paese".

Renzi: partiti indicano modello tedesco. Soglia al 5% e nomi sulla scheda
"La legge elettorale della Germania non è la mia preferita, anzi. Tuttavia in queste ore molti partiti tra quelli che hanno sostenuto il no al referendum la stanno indicando come proposta al Paese. Il Pd non ha i numeri da solo. Ma se dobbiamo andare sul modello tedesco che sia tedesco anche nella soglia di sbarramento al 5% (così da limitare il numero dei partitini in Parlamento). E che ci siano i nomi sulla scheda: voglio sapere almeno il nome e il cognome di chi voto". Così Matteo Renzi nella sua e-news.

Fari puntato sulla manovra.  Colle “preoccupato”
I fari, anche quelli delle più alte istituzioni, sono tutti puntati sul 'patto delle riforme'. Indiscrezioni filtrate dai giornali sottolineano la preoccupazione del Colle per la prossima manovra. Ma il Quirinale come sempre resta fuori dalla partita. Resta tutto nelle mani dei partiti, anche la partita sui voucher. Che il quadro si stia complicando è sensazione anche di diversi esponenti del governo ma il dibattito si concentra a livello parlamentare anche se l'auspicio che arriva da più parti è che si arrivi, al di là dell'esito del 'match' sulle regole del voto a un gentlemen's agreement tra le forze politiche sui provvedimenti economici, a partire dalla prossima legge di bilancio.

Il nodo del bilancio
Gli interrogativi sono legati anche al futuro: i renziani puntano sulle urne a settembre ma sarebbe in ogni caso l'attuale governo a preparare la manovra, "si tratterebbe - spiega una fonte parlamentare dem - di un bilancio di transizione". Ma occorrerà fare i conti con le clausole sull'Iva e aprire una trattativa con l'Europa per fare più deficit. Ma soprattutto entro ottobre bisognerà votare la nota di aggiornamento sul Def e sarà necessaria una maggioranza al Senato di 161 voti. Una corresponsabilità sul bilancio - anche sulla manovrina - potrà arrivare da Forza Italia, ma si dovranno in ogni caso trovare i numeri necessari.

Rosato: sul voto anticipato decidiamo con Gentiloni
"Il voto anticipato non è un obiettivo, ma può essere la conseguenza del risultato di avere una legge elettorale. Del resto la paura di dover andare alle urne con quella che c'è, spinge a dire 'o facciamo subito l'accordo, o non si fa più'". Lo dice il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, che in un'intervista al Corriere della sera assicura: "Paolo Gentiloni fa bene il presidente del Consiglio e noi lo sosteniamo con lealtà e con forza. Ma l'interesse generale viene prima e su questo abbiamo sempre trovato, tra di noi, un punto di caduta comune". Secondo Rosato, "il governo non cade. Semmai si giungerà a una fine anticipata della legislatura, sarà il Pd con Paolo Gentiloni a deciderlo", spiega l'esponente dem. Quanto alle tensioni con Ap e Mdp innescate dalla legge elettorale, Rosato commenta: "Bisogna tenere distinta la legge elettorale dall'azione di governo. La manovra correttiva non vale di piu' o di meno se c'è il 3% o il 5% di sbarramento sulla legge elettorale". Quello della soglia di sbarramento è un tema che "non c'entra niente la manovra correttiva dei conti".

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