MONDO
Gentiloni: "Pericolo di ulteriore deterioramento della situazione"
Libia, la Corte suprema scioglie il Parlamento: il Paese è in pieno caos
Molti deputati sostengono Fajr Libya, un'alleanza islamica che ha formato un governo parallelo. Il primo ministro Abdullah al-Thani e il suo governo riconosciuto dal diritto internazionale si nascondono a Tobruk, ai confini dell'Egitto
Governo e premier nascosti a Tobruk
Il primo ministro Abdullah al-Thani e il suo governo riconosciuto dal diritto internazionale si nascondono a Tobruk, ai confini con l'Egitto, e non hanno più il controllo delle tre principali città libiche. La commissione legislativa parlamentare ha convocato un incontro di emergenza per cercare di sovvertire la decisione della Corte. "I deputati non riconosceranno un verdetto deciso sotto minaccia armata", ha scritto su Facebook da Torbuk il parlamentare Issam al-Jehani. Nessuna reazione, invece, da parte di Thani, nominato primo ministro ad interim lo scorso marzo da un Parlamento che è stato poi sciolto. Ad agosto aveva presentato le sue dimissioni, ma la nuova assemblea gli ha chiesto di formare un nuovo governo.
La conquista della Libia da parte delle Milizie islamiste
La decisione della massima autorità giudiziaria è stata sollecitata da un deputato islamista, Abderrauf al-Manai, che insieme ad altri ha boicottato le sedute del Parlamento a Tobruk sostenendo che la legislatura fosse incostituzionale perché l'assemblea non si riuniva nè a Tripoli, nè nella seconda città del paese, Bengasi. "Spero che tutte le parti ora rispettino le decisioni della Corte", ha detto Manai all'emittente Al-Nabaa. Gli ex ribelli che hanno combattuto Gheddafi hanno formato delle milizie armate molto potenti e hanno preso il potere in larga parte della Libia negli ultimi tre anni. Molti deputati che boicottano il Parlamento di Tobruk sostengono Fajr Libya, un'alleanza islamica che ha formato un governo parallelo.
Gli scontri tra islamisti e filogovernativi
Negli ultimi tre giorni, gli scontri fra i miliziani filogovernativi e quelli islamisti hanno provocato oltre 30 morti a Bengasi. Dallo scorso luglio la città è quasi totalmente nelle mani del gruppo radicale Ansar Al-Sharia, inserito da Washington nella lista nera delle organizzazioni terroristiche dopo l'attacco al consolato americano a Bengasi avvenuto nel 2012. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno presentato nei giorni scorsi una richiesta al Consiglio di Sicurezza dell'Onu affinché il gruppo venga inserito anche nella lista nera delle Nazioni Unite per i suoi legami con Al-Qaeda.
Gentiloni: "Impedire il deteriorarsi della situazione"
L'Italia, ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, sostiene lo sforzo per impedire "un ulteriore deterioramento della situazione", avvertendo che il rischio di "uno scivolamento verso la guerra civile è molto grande". Gentiloni ha sottolineato la necessità di rilanciare l'iniziativa dell'inviato delle Nazioni unite, Bernardino Leon, aggiungendo che la crisi in Libia "rappresenta una minaccia per tutti noi".