MONDO
Il racconto di 8 mesi di prigionia
Ex ostaggi interrogati in Italia. "Ci siamo liberati da soli". Prigionieri di una banda criminale
Pollicardo e Calcagno hanno saputo della morte dei due colleghi solo oggi. Fino a mercoledì sono stati detenuti assieme a Failla e Piano. Sono stati presi a calci e a pugni. Prigionieri di una banda criminale, non dei jihadisti dell'Isis. La vedova di Salvatore Failla ribadisce: lo Stato ha fallito "perché mi sta riportando mio marito in una bara"
Gli ex ostaggi: ci siamo liberati da soli
Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono riusciti a liberarsi da soli venerdì scorso dopo 8 mesi di prigionia in Libia. Lo hanno detto oggi agli inquirenti durante l'audizione. I due hanno detto che mercoledì i carcerieri hanno prelevato Salvatore Failla e Fausto Piano forse per effettuare un trasferimento in una nuova prigione. Da allora Pollicardo e Calcagno non hanno più incontrato i loro carcerieri e non hanno ricevuto né acqua né cibo e hanno deciso di sfondare la porta del luogo dove erano segregati e sono riusciti a fuggire.
Prigionieri di una banda criminale non riconducibile all'Isis
I due tecnici sono stati tenuti prigionieri da un gruppo islamista non direttamente riconducibile all'Isis, quasi certamente una banda di criminali comuni. Secondo quanto ricostruito dai due con gli inquirenti, i quattro italiani sono stati tenuti prigionieri sempre nella zona di Sabrata e sempre dalle stesse persone. Due i carcerieri che si alternavano. Del gruppo faceva parte anche una donna.
Presi a calci e pugni
In questi 8 mesi di prigionia, secondo quanto si apprende, sarebbero stati picchiati con calci e pugni e in alcuni casi colpiti con il calcio del fucile. Le violenze sarebbero state anche di natura psicologica alla luce del fatto che i carcerieri a volte non somministravano loro cibo per alcuni giorni.
Detenuti fino a mercoledì 3 marzo assieme ai colleghi uccisi
Pollicardo e Calcagno hanno saputo della morte dei due colleghi solo oggi, una volta giunti a Roma. In base a quanto si apprende i due non conoscevano la sorte tragica di Salvatore Failla e Fausto Piano con cui hanno condiviso la detenzione fino a mercoledì scorso cambiando, in questi mesi, due prigioni sempre nella zona di Sabrata.
Gino Pollicardo: eravamo in mano a criminali
"Non auguro a nessuno quanto abbiamo passato in questi mesi, eravamo in mano a dei criminali non a delle bande armate", ha detto Gino Pollicardo al suo arrivo a Monterosso. Il tecnico si è fermato a parlare brevemente con i cronisti sotto casa e ha subito ricordato i due colleghi uccisi. "Non posso non rivolgere un pensiero ai miei due colleghi che non ci sono più".
Calcagno: "Dolore atroce per i colleghi che non ce l'hanno fatta"
"Sono molto provato, vi prego di lasciarmi in pace per i prossimi giorni". E' l'invito rivolto ai giornalisti da Filippo Calcagno, 65 anni, appena arrivato a casa, a Piazza Armerina, nell'Ennese. "Come sapete due colleghi non ce l'hanno fatta, l'abbiamo saputo solo stamattina, è stato un dolore atroce", ha detto il tecnico della Bonatti.
Vedova Failla a RaiNews24: vogliamo capire cosa è successo. Messaggio di Mattarella "non mi tocca"
"Sono felice per loro che sono rientrati a casa a riabbracciare i loro cari. Noi questa fortuna non l'abbiamo avuta. Mi fa stare male però che la liberazione sia avvenuta a 24 ore di distanza". Parla a RaiNews24 Rosalba Scorpo, la vedova di Salvatore Failla, uno dei due tecnici rapiti nel luglio scorso e uccisi quattro giorni fa. Ancora non si sanno i tempi per il rientro della salma, ma come già accaduto tramite il suo avvocato, la donna ribadisce la sua richiesta di verità e sottolinea anche che l'autopsia deve essere fatta in Italia. Poi commenta il messaggio di cordoglio del Capo dello Stato. "Non ha valore per me quel messaggio. Mi dispiace dirlo. Non vale niente. Non mi tocca". "Non voglio le condoglianze - dice la donna - dovevano riportarmelo vivo. Dovevano fare il possibile". E ancora: lo Stato ha fallito. "Perché mi sta riportando mio marito in una bara".
"In questi mesi le Istituzioni ci sono state vicine, alcune persone del ministero degli Esteri ci hanno supportato giorno e notte", dice. "Grazie a loro - aggiunge - io sono qui a parlare. Non si sa niente perché ancora si deve capire ciò che è successo. Queste spiegazioni dovrebbero arrivare, le hanno promesse. Me le devono. A Salvo lo devono", conclude, riferendosi al marito.
Tripoli: procura generale decide sulle salme
"Spetta al Procuratore generale" libico insediato a Tripoli "il compito di decidere quando i due corpi saranno restituiti all'Italia": lo ha detto il Direttore del dipartimento media stranieri del governo Tripoli, Jamal Zubia. "Non posso aggiungere altro", ha detto rispondendo a domande sulle procedure - possibile autopsia inclusa - per il rimpatrio delle salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, che si troverebbero ancora a Sabrata.
No a un intervento militare straniero in Libia
Il governo di Tripoli, una delle due principali fazioni che frammentano la Libia, ha intanto messo in chiaro che non accetterà mai alcun intervento militare straniero, a prescindere dalla "scusa" che la comunità internazionale saprà inventare. Il monito è venuto dal ministro degli Esteri di un esecutivo, quello insediato nella capitale libica, che dovrebbe far spazio al governo di unità nazionale che però stenta a ottenere la fiducia dal parlamento di Tobruk.