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ITALIA

La missione militare

Libia. Pressing degli alleati, Renzi frena

Le aspettative internazionali sono alte riguardo al ruolo guida dell'Italia nell'intervento militare in Libia. La priorità di Palazzo Chigi, ora, è diplomatica: prima un governo di unità

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"Irresponsabili accelerazioni" tagliano corto fonti del governo. Le ricostruzioni della stampa, nelle quali si dà la pianificazione dettagliata della missione militare italiana in Libia, fanno infuriare il premier Renzi che percorre, invece, la via della "grande cautela".  La priorità, ora, è diplomatica. E' la formazione di un nuovo governo libico. Mentre le aspettative internazionali sono alte riguardo al ruolo guida dell'Italia, ruolo peraltro chiesto con forza dal nostro governo e solidamente appoggiato dagli Usa, che, pochi giorni fa, avevano dichiarato un sostegno convinto alla richiesta italiana. Tant'è che l'ambasciatore Usa a Roma, John R. Phillips, ha previsto un impiego "fino a 5mila militari" italiani. Ma Renzi predica prudenza, consapevole anche dell'impopolarita' tra i cittadini di un'azione militare (l'81% secondo un sondaggio di Ixe' per la trasmissione Agorà) e alla luce del tragico epilogo per due dei tecnici della Bonatti.

La liberazione di Pollicardo e Calcagno fa tirare un sospiro di sollievo dopo la morte di Fausto Piano e Salvatore Failla. Ma fino a che i due non saranno completamente al sicuro in Italia, è meglio avere prudenza, anche nelle dichiarazioni pubbliche. La vicenda degli ostaggi italiani dimostra come la Libia sia nel caos. E l'opinione pubblica è impaurita dai rischi di attentati terroristici. Prima di un intervento militare, dunque, è bene lavorare per la stabilizzazione politica della Libia e la creazione di un governo, prospettiva al momento ballerina. Renzi lavora a questo, ha in programma una fitta agenda diplomatica. Ed e' probabile che martedi' prossimo, nel bilaterale a Venezia con il presidente francese Hollande, sarà affrontata proprio la situazione libica. Italia e Francia hanno una visione comune: per Parigi è essenziale, prima di intraprendere qualsiasi iniziativa, che ci sia un governo di unità nazionale.

La linea della cautela sembra accomunare buona parte delle forze politiche. Si attende mercoledi', quando il ministro degli Esteri Gentiloni riferirà alle Camere. Romano Prodi ribadisce che "la guerra e' l'ultima cosa da fare: o c'e' una vera unita' che ti chiama e allora vai a ricostruire lo Stato, oppure chiunque vada e' nemico del popolo". Frena anche Berlusconi: "Spero che il governo non commetta l'errore di intervenire".

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