I tecnici rapiti nel 2015
Libia, italiani liberi: "Stiamo fisicamente bene ma psicologicamente siamo devastati"
Così Calcagno e Pollicardo in un biglietto postato du Facebook dall'organo di stampa libico Sabrata Media Center. La Farnesina conferma che si trovano sotto la tutela del Consiglio militare di Sabrata e sono in buona salute. Palazzo Chigi: serve responsabilità
"Sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi 5 marzo 2016 siamo liberi e stiamo discretamente fisicamente, ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia". E' quanto si legge sulla pagina Facebook dell'organo di stampa libico Sabratha Media Center, insieme a una foto che ritrae i due dipendenti italiani della Bonatti, rapiti nel luglio scorso in Libia e ora liberati, come anticipato questa mattina dall'inviato della Stampa Domenico Quirico.
La Farnesina ha confermato che si trovano ora sotto la tutela del Consiglio militare di Sabrata e sono in buona salute. E le famiglie hanno potuto parlare con loro. Prima la moglie di Pollicardo, originario di Monterosso (La Spezia). I parenti di Calcagno, nativo di Piazza Armerina (Enna), hanno invece dovuto attendere un poco di più. "Ho appena sentito al telefono mio padre, e' libero- ha raccontato Gianluca, il figlio di Filippo Calcagno- sta bene, anche se e' molto provato. Mi ha detto che in questo momento lui e Gino Pollicardo sono nelle mani della polizia libica e che non vedono l'ora di rientrare in Italia".
Liberati con blitz forze di sicurezza libiche: erano sotto sequestro in un appartamento
Calcagno e Pollicardo erano tenuti sotto sequestro in un appartamento della citta' libica. Secondo quanto riferisce il sito informativo locale Akhbar Libya, nel momento della loro liberazione da parte delle milizie di Sabrata, i due italiani sono stati trovati in un appartamento che era controllato da un gruppo di uomini dell'Isis. Anche la pagina Facebook del gruppo libico Febbraio al Ajilat-2 -la stessa che giovedi' ha pubblicato le fotografie dei corpi di Fausto Piano e Salvatore Failla, gli altri due italiani rapiti in Libia e trovati morti- ha confermato che sono stati liberati grazie a un "efferato blitz in un covo di Daesh", l'acronimo arabo dell'Isis nell'Iraq e nel Levante. La loro liberazione è stata quindi annunciata dal Consiglio militare di Sabrata. "Due ostaggi italiani sono stati liberati (...) in Sabratha dopo irruzioni in diverse case a seguito di informazioni ricevute", ha confermato il sindaco di Sabrata, Hussein al-Dawadi.
غرفة العمليات المشتركة لمحاربة الدواعش في صبراتة تعلن عن تحرير الرهائن الإيطاليين وهما شخصين من أصل أربعة كانوا قد اختطفوا في الفترة الماضية أثناء تنقلهم من رأس جدير الى شركة مليته للنفط والغاز .
Pubblicato da المركز الإعلامي صبراتة - Sabratha Media Center su Venerdì 4 marzo 2016
Epilogo drammatico per Piano e Failla, gli altri due colleghi rapiti
Fausto Piano e Salvatore Failla, gli altri due tecnici della Bonatti rapiti insieme a Calcagno e Pollicardo, purtroppo invece non ce l'hanno fatta. Di ieri mattina la notizia del ritrovamento dei loro corpi senza vita. Secondo indiscrezioni, potrebbero essere rimasti uccisi in uno scontro a fuoco a sud di Sabrata tra Isis e forze libiche, verificatosi l'altro ieri. Un testimone locale ha riferito che i due italiani "sono stati usati come scudi umani" dai jihadisti dell'Isis, e sarebbero morti "negli scontri" con le milizie a sud della citta', nei pressi di Surman. Altre indiscrezioni, pubblicate dalla Stampa, riferiscono invece che i corpi di Piano e Failla mostrerebbero colpi d'arma da fuoco alla nuca. Un'eventualità, questa, che indicherebbe il fatto che i due ostaggi sarebbero stati giustiziati.
La vicenda
Una trattativa lunga, faticosa e infruttuosa durata mesi con un gruppo tribale islamista, ma dai connotati prevalentemente criminali. Poi il 19 febbraio il raid Usa contro militanti tunisini Isis su Sabrata cambia lo scenario, si scatena il caos ed una serie di rappresaglie nell'area: quattro ostaggi italiani potrebbero essere passati di mano e finiti ad un gruppo piu' radicale, oppure i sequestratori non si sentivano piu' sicuri ed hanno cercato di spostarsi, ma sono stati bloccati e uccisi. Secondo voci raccolte dai media in Libia una parte del riscatto chiesto per i nostri connazionali era già stata pagata.
Incertezza su identità e dinamica
Non ci sono certezze che si tratta di uomini del Califfato. Se ne sapra' di piu' quando un team di intelligence e Ros arrivera' sul posto e fara' le verifiche sui cadaveri dei rapitori. A ricostruire la vicenda e le informazioni, ancora parziali, che filtrano dal caos libico, e' stato il sottosegretario Marco Minniti al Copasir, che ha raccomandato prudenza in questa fase molto delicata.
Fonti Palazzo Chigi: serve responsabilità
"Tutto suggerisce grande senso di responsabilità, come deve fare un grande paese come l'Italia", sottolineano fonti di Palazzo Chigi sulla Libia mentre il premier si è imposto silenzio e "grande cautela" in queste ore su un dossier così delicato.
Uno "stop netto", insomma, sottolineano le stesse fonti alla ridda di voci e di piani che si moltiplicano sui giornali e alle "irresponsabili accelerazioni" che non aiutano l'unica priorità diplomatica che abbiamo: quella di lavorare per il successo di un nuovo governo in Libia.