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MONDO

Tensioni dopo-Gheddafi

Libia Parlamento sotto attacco. Violenti scontri a Bengasi, 80 morti

Ancora scontri a Bengasi dove sono morte 80 persone; per il governo l'azione dei paramilitari dell'ex generale Haftar in Cirenaica è un tentativo di colpo di Stato. Risponde Haftar "operazione per ripulire la Libia dai terroristi". Gli scontri arrivano a Tripoli, fin dentro il Parlamento, due morti, decine di feriti e venti parlamentari sarebbero stati presi in ostaggio

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Libia La Libia ripiomba nel caos. Scontri e sparatorie a Tripoli, fin dentro la sede del Parlamento; scontri anche a Bengasi, con 80 morti e 140 feriti. Nella notte l'ultimo attacco: uomini armati hanno lanciato razzi contro la base base aerea militare di Benina a Bengasi, nell'est della Libia, senza causare vittime. Lo rende noto il comandante della base, il colonnello Saad al Werfalli che ha accusato dell'attacco gruppi islamisti radicali. Si continua a combattere dunque in Cirenaica da dove sono partiti gli scontri arrivati poi fino nella Capitale.
Secondo il governo l'azione dei paramilitari dell'ex generale Hiftar a Bengasi è stato un tentativo di colpo di Stato.

Attacchi al Parlamento 
Due morti e 55 feriti è il bilancio del governo degli scontri seguiti all'attacco del Parlamento a Tripoli. "Nessun collegamento reale" con l'offensiva lanciata venerdì dall'ex generale Khalifa Haftar contro gruppi di islamisti radicali a Bengasi sottolinea però ministro della giustizia libico Salah Al-Marghani.
Ieri i blindati sono arrivati fin dentro il Parlamento: un edificio limitrofo è stato dato alle fiamme, numerose autovetture danneggiate, i deputati e i dipendenti costretti a uscire in tutta fretta cercando di evitare carri armati e pick-up pieni di uomini armati ma in abiti civili. Almeno venti parlamentari sarebbero stati presi in ostaggio durante l'assalto.

Razzi contro una tv
"Almeno quattro razzi" hanno colpito la sede della tv privata libica, Lybia International, poco dopo che l'emittente aveva rilanciato l'annuncio del colonnello Mokhtar Fernana, che ha detto di parlare a nome dell'esercito, della "sospensione" del Congresso nazionale generale (Cng, Parlamento) libico. "Ci sono stati danni materiali, ma nessuna vittima", ha dichiarato un giornalista
della Tv che ha voluto restare anonimo.

80 morti a Bengasi
Venerdì il generale Khalifa Haftar ha lanciato un attacco contro le milizie integraliste islamiche. "L'operazione militare continuerà fino a ripulire Bengasi dai terroristi", ha dichiarato Haftar alla rete televisiva Libya Awalan. 80 morti e oltre cento feriti. raid aerei ed esplosioni. Il governo ha definito l'azione un "colpo di stato" e sono stati vietati tutti i voli sulla città. 

Haftar "non è un colpo di stato"
"La nostra operazione non è un colpo di Stato e l'obiettivo non è quello di prendere il potere" è la risposta dell'ex generale Khalifa Haftar al governo. Secondo quanto riferito da Hafter alla stampa, l'operazione da lui lanciata venerdì e battezzata 'Dignità' mira a ripulire la Libia dai terroristi. ''Abbiamo cominciato questa battaglia e continueremo fino a raggiungere il nostro scopo. Il popolo libico è con noi''.

Sostenitori di Haftar
Secondo alcuni osservatori esiste un possibile collegamento fra il generale "pensionato" Khalifa Haftar e fra le milizie di Zintan, le brigate che tengono prigioniero il figlio del defunto Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, e che si sono sempre rifiutate di consegnarlo a Tripoli. Quelli noti fin dall'inizio della rivolta nel 2011 per la loro decisa opposizione al fondamentalismo islamico. Il collegamento potrebbe essere proprio la lotta all'integralismo islamico che a Bengasi ha la sua punta di diamante nell'organizzazione jihadista Ansar al-Sharia, inserita dagli Usa nella lista delle organizzazioni terroristiche con più che probabili collegamenti con la rete di al Qaida. Proprio la determinazione anti-qaedista potrebbe essere all'origine del sostegno ottenuto da Haftar da frange dell'esercito che nell'est gli hanno messo a disposizione aerei, elicotteri e armi pesanti. Oltre a un imprecisato numero di alti ufficiali e soldati che si sono autodefiniti "Esercito nazionale libico", associandosi al suo proclama: "Non molleremo finché non avremo raggiunto i nostri obiettivi". Cioè difendere "il popolo, dai terroristi...non voglio il potere. Ho solo risposto agli appelli della popolazione" stremata da più di tre anni di guerra. E a pezzi anche economicamente, visto il blocco dei terminal petroliferi e delle esportazioni di quella che era la maggiore ricchezza del Paese.  

Mogherini:"Rilanciare transizione democratica"
Dall'Italia si è levata la voce preoccupata del ministro degli Esteri Federica Mogherini: "Prima che la situazione sfugga a ogni controllo e la Libia imbocchi la strada della conflittualità in modo irreversibile - ha detto - la comunità internazionale, dall'Unione Europea all'Onu, deve mobilitare tutti gli strumenti della diplomazia affinché la transizione verso la democrazia si compia con successo, con il coinvolgimento di tutte le parti".

 
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