POLITICA
Intervista al presidente del Consiglio
Mafia Capitale, Renzi: "Sconvolto, commissariato il Pd di Roma"
Il premier affida il partito capitolino a Matteo Orfini. Sul Jobs act: "Giornata storica"
Roma
E’ un Matteo Renzi a tutto campo quello intervistato da Enrico Mentana, Marco Damilano e Marco Travalgio a Bersaglio mobile su La7. Il premier parla dell’inchiesta che ha travolto la politica romana, del Jobs act e delle prossime azioni dell’esecutivo.
L'inchiesta di Roma
Sulla scandalo di ‘Mafia Capitale’ il presidente del Consiglio si dice sconvolto, "perché vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia mi colpisce molto. Vale per tutti il principio di presunzione di innocenza e il governo ha scelto Cantone per l'anticorruzione. Certe vicende fanno rabbia, serve una riflessione profonda, certo l'epicentro è amministrazione di Alemanno ma alcuni nel Pd romano non possono tirare un sospiro di sollievo".
Sul coinvolgimento di alcuni esponenti dem capitolini Renzi dice di aver accolto la proposta di Cosentino di un passo indietro e “il commissariamento del Pd di Roma nella persona di Matteo Orfini" e allontana ogni dubbio dal suo ministro del Lavoro, Luciano Poletti : "Non le consento di metterlo in mezzo Giuliano Poletti perché ha partecipato a una cena. Poletti è totalmente fuori, è un galantuomo, ne ho apprezzato lo straordinario rigore morale il suo valore civile e politico".
Jobs act
Sul Jobs act, che oggi ha ottenuto la fiducia e il via libera dal Senato, Renzi parla di “giorno storico per il paese e il primo pensiero va anche alle famiglie di Terni che dopo mesi possono stare più tranquilli. Mentre la politica politicante parla di questioni estranee alla vita quotidiana, noi parliamo di cose reali del paese". Quindi nessun timore di contestazioni – “mi tirano le uova, mi insultano, me li prendo. Non mi faccio chiudere, non ho paura" – ma anzi rilancia l’azione del governo: “serve un grande piano industriale per l'Italia: regole semplici, nessuna incertezza agli imprenditori sul sistema Italia e poi investire di più sull'università, la ricerca e la scuola. Agli imprenditori abbiamo tolto gli alibi non si possono più fare scherzi e giochini. Sono piccoli e grandi segnali che portano a dire che l'Italia ha tutto per farcela tranne la fiducia in noi stessi". Stoccata poi alla Cgil - "dovrebbe farmi un monumento, abbiamo fatto un' opera di rivitalizzazione. Mi daranno la tessera ad honorem" - ribadendo la sua volontà di continuare a visitare i luoghi della crisi: "sono molto più il sindaco d'Italia che il presidente del Consiglio, non voglio mettere coccarde, io ho girato come un ossesso, è giusto che il presidente del Consiglio vada anche nei luoghi del dolore".
Il Patto del Nazareno e il Quirinale
Sul Patto del Nazareno Renzi ha poi definito i paletti dell'accordo con Silvio Berlusconi "non c'è l'agibilità politica e non c'è il Quirinale dove" vige invece "un principio di buon senso, si cercherà di votare il presidente della Repubblica a larga maggioranza". Sul successore di Napolitano il rpesidente del Consiglio apre poi a tutte le ipotesi, purchè abbiano un largo consenso: "Non ho mai detto no a nomi già bocciati, non tocca a me dire nomi o mettere veti. Sarà il Parlamento a decidere ma i nomi vanno espressi con il più ampio consenso possibile".
La telefonata con Artini
Il premier concede anche una precisazione sulla telefonata con Artini, il deputato M5S espulso: "Con Artini ho fatto la scuola insieme, eravamo in due sezioni diverse e facevamo ginnastica insieme. Per un anno e mezzo ho cercato di evitare contatti con lui per non creargli problemi ma quando l'ho visto oggetto di un attacco, gli ho solo detto 'in bocca al lupo, mi dispiace'. Artini è un pasdaran di M5s, convinto della rete e crede nel disegno di Beppe Grillo ma c'è anche una dimensione umana della politica e io non ci rinuncio". Matteo Renzi, a Bersaglio Mobile, spiega il contenuto della telefonata
Il rapporto con l'Unione europea
Il piano Juncker sembra avere un meccanismo "un po' arzigogolato" e "a quel punto al Consiglio Ue del 18-19 dicembre dirò 'iniziate a sbloccare dal Patto di stabilità un po' di investimenti'" ha infine detto Renzi che poi ha indicato l'Italia come spina dorsale dell'Unione: "Noi siamo l'Europa come e più degli altri. Voglio che l'Italia sia ascoltata e noi abbiamo proposto un cambiamento delle politiche".
L'inchiesta di Roma
Sulla scandalo di ‘Mafia Capitale’ il presidente del Consiglio si dice sconvolto, "perché vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia mi colpisce molto. Vale per tutti il principio di presunzione di innocenza e il governo ha scelto Cantone per l'anticorruzione. Certe vicende fanno rabbia, serve una riflessione profonda, certo l'epicentro è amministrazione di Alemanno ma alcuni nel Pd romano non possono tirare un sospiro di sollievo".
Sul coinvolgimento di alcuni esponenti dem capitolini Renzi dice di aver accolto la proposta di Cosentino di un passo indietro e “il commissariamento del Pd di Roma nella persona di Matteo Orfini" e allontana ogni dubbio dal suo ministro del Lavoro, Luciano Poletti : "Non le consento di metterlo in mezzo Giuliano Poletti perché ha partecipato a una cena. Poletti è totalmente fuori, è un galantuomo, ne ho apprezzato lo straordinario rigore morale il suo valore civile e politico".
Jobs act
Sul Jobs act, che oggi ha ottenuto la fiducia e il via libera dal Senato, Renzi parla di “giorno storico per il paese e il primo pensiero va anche alle famiglie di Terni che dopo mesi possono stare più tranquilli. Mentre la politica politicante parla di questioni estranee alla vita quotidiana, noi parliamo di cose reali del paese". Quindi nessun timore di contestazioni – “mi tirano le uova, mi insultano, me li prendo. Non mi faccio chiudere, non ho paura" – ma anzi rilancia l’azione del governo: “serve un grande piano industriale per l'Italia: regole semplici, nessuna incertezza agli imprenditori sul sistema Italia e poi investire di più sull'università, la ricerca e la scuola. Agli imprenditori abbiamo tolto gli alibi non si possono più fare scherzi e giochini. Sono piccoli e grandi segnali che portano a dire che l'Italia ha tutto per farcela tranne la fiducia in noi stessi". Stoccata poi alla Cgil - "dovrebbe farmi un monumento, abbiamo fatto un' opera di rivitalizzazione. Mi daranno la tessera ad honorem" - ribadendo la sua volontà di continuare a visitare i luoghi della crisi: "sono molto più il sindaco d'Italia che il presidente del Consiglio, non voglio mettere coccarde, io ho girato come un ossesso, è giusto che il presidente del Consiglio vada anche nei luoghi del dolore".
Il Patto del Nazareno e il Quirinale
Sul Patto del Nazareno Renzi ha poi definito i paletti dell'accordo con Silvio Berlusconi "non c'è l'agibilità politica e non c'è il Quirinale dove" vige invece "un principio di buon senso, si cercherà di votare il presidente della Repubblica a larga maggioranza". Sul successore di Napolitano il rpesidente del Consiglio apre poi a tutte le ipotesi, purchè abbiano un largo consenso: "Non ho mai detto no a nomi già bocciati, non tocca a me dire nomi o mettere veti. Sarà il Parlamento a decidere ma i nomi vanno espressi con il più ampio consenso possibile".
La telefonata con Artini
Il premier concede anche una precisazione sulla telefonata con Artini, il deputato M5S espulso: "Con Artini ho fatto la scuola insieme, eravamo in due sezioni diverse e facevamo ginnastica insieme. Per un anno e mezzo ho cercato di evitare contatti con lui per non creargli problemi ma quando l'ho visto oggetto di un attacco, gli ho solo detto 'in bocca al lupo, mi dispiace'. Artini è un pasdaran di M5s, convinto della rete e crede nel disegno di Beppe Grillo ma c'è anche una dimensione umana della politica e io non ci rinuncio". Matteo Renzi, a Bersaglio Mobile, spiega il contenuto della telefonata
Il rapporto con l'Unione europea
Il piano Juncker sembra avere un meccanismo "un po' arzigogolato" e "a quel punto al Consiglio Ue del 18-19 dicembre dirò 'iniziate a sbloccare dal Patto di stabilità un po' di investimenti'" ha infine detto Renzi che poi ha indicato l'Italia come spina dorsale dell'Unione: "Noi siamo l'Europa come e più degli altri. Voglio che l'Italia sia ascoltata e noi abbiamo proposto un cambiamento delle politiche".