MONDO
Riunione dell'Eurogruppo
Tria: la Manovra non cambia, stiamo discutendo con l'Ue
L'Eurogruppo ha invitato l'Italia a "continuare il dialogo con la Commissione", con i ministri delle Finanze della zona euro "non c'è stato né un compromesso né uno scontro", ha aggiunto Tria. "Ho illustrato la manovra, i dati e la strategia. L'Eurogruppo ha preso atto. Il dialogo sarà con la Commissione che è il nostro interlocutore in questa fase. Noi risponderemo alla Commissione entro i termini prestabiliti", ha affermato.
E poi: "Speriamo che il nostro spread possa scendere quando verrà compresa la nostra strategia", e questo forse accadrà "dopo il nostro dialogo con i partner europei", ha detto Tria a Bruxelles. Scherzando con la giornalista che aveva posto la domanda, Tria ha spiegato poi: "Lei non è il mercato, e non lo sono neppure io", come a dire che la risposta verrà data dalle scelte degli investitori.
Moscovici: palla ora in campo Italia, aspetto la risposta
"La palla ora è nel campo italiano che deve sottomettere entro il 13 novembre un progetto di bilancio rivisto, ci spero davvero e restiamo disponibili per proseguire il dibattito. E lo auspico perché è assolutamente necesario per andare avanti". Così il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici al termine dell'Eurogruppo sul nodo della manovra dell'Italia.
"L'Italia resta un grande democrazia, fino a prova contraria, dove la democrazia liberale è rispettata, compreso il principio di contraddittorio, che Salvini e Di Maio siano vicepremier sono scelte degli italiani e io li rispetto pienamente nelle loro funzioni", ha poi aggiunto Moscovici.
Nella riunione il caso Italia è stato affrontato e la discussione è finita con l'accordo a tentare un'intesa per una soluzione ragionevole tra Italia e Commissione europea. Ma intesa su che cosa?
Dalle parole delle fonti del Mef si è capito che il governo continua a difendere la manovra così com'è, ma viene mandato un messaggio preciso: l'Italia rispetta la procedura legittima usata nella Ue per gestire situazioni di questo tipo, cioè la deviazione dagli impegni di bilancio e la violazione del patto di stabilità. Ufficialmente la ricerca di un compromesso nella visione della Commissione e dell'Eurogruppo è per rendere la legge di bilancio 2019 compatibile con il patto di stabilità. Ma ciò implica almeno un aggiustamento strutturale (fino a due mesi fa c'era l'accordo per lo 0,1% di pil, 1,8 miliardi di euro). Questo però richiede un deficit/pil nominale più basso del 2,4%.
Ma se il governo non cambia questa cifra su che cosa si discuterà? Questo è il punto. E' vero che le alluvioni di questi giorni potrebbero offrire uno spiraglio in più per assicurare qualche margine di flessibilità, a quanto risulta la Commissione sarebbe pronta a ragionarci. Se non si troverà comunque una soluzione la strada alla procedura europea sarà aperta.
Il riferimento delle fonti Mef al modo in cui la Ue gestisce casi come questo potrebbe essere una seria una pista di lavoro in caso di mancato accordo sui saldi di bilancio. Se il fatidico 2,4% di deficit/pil nominale, da cui tutto discende, se la flessibilità per le alluvioni o quant'altro non fosse sufficiente a colmare le distanze, sul tavolo resterebbe, appunto, la procedura per deficit eccessivo per mancato rispetto della regola di riduzione del debito, in tutta la sua concretezza. Cioè le condizioni in cui questa sarà affrontata. Dunque, modi, tempi, contenuti: gli effetti concreti della procedura per deficit eccessivo in termini di sforzi necessari all'Italia per rimettersi in regola. Si tratterebbe di trovare il modo per renderli gestibili, accettabili, per tutti. Si vedrà se questo è lo scenario giusto.