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MONDO

Botta e risposta dopo l'intervista esclusiva di Lucia Goracci a Tayyip Erdogan

Matteo Renzi a Erdogan: "Giudici italiani rispondono alla 'Costituzione' e non al presidente turco"

Il figlio del presidente turco Erdogan sotto inchiesta a Bologna per riciclaggio. Il vicepresidente del CSM Giovanni Legnini e il segretario generale dell' ANM Francesco Minisci intervengono in difesa della magistratura

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Botta e risposta tra Il presidente del consiglio Matteo Renzi ed il presidente Turco Recep Tayyip Erdogan: "In Italia c'e' una magistratura autonoma e indipendente che agisce secondo le leggi e che combatte tutte le forme di illegalità. I giudici italiani rispondono alla Costituzione italiana e non al presidente turco. Chiamiamo questo sistema 'Stato di Diritto' e ne siamo orgogliosi". Queste le parole del presidente del consiglio, Matteo Renzi, in risposta a Recep Erdogan che aveva invitato i giudici italiani a occuparsi di mafia e non del figlio, indagato in Italia. Nell’intervista esclusiva rilasciata a Rainews24, il leader turco aveva detto che l'indagine avviata dai magistrati italiani su suo figlio Bilal Erdogan "potrebbe mettere in difficoltà  le nostre relazioni con l'Italia", aggiungendo che le autorità italiane dovrebbero "occuparsi della mafia, non di mio figlio".

Il vicepresidente del CSM e il segretario dell'ANM stigmatizzano le parole di Erdogan
"L'attacco alla magistratura italiana da parte del presidente turco è grave e inaccettabile".  Lo sottolinea il vice presidente del Csm Giovanni Legnini in una nota. "I giudici e i pm italiani -aggiunge Legnini- combattono quotidianamente contro le mafie con le indagini e i processi, rischiando la vita ed ottenendo risultati straordinari.
Piuttosto è la Turchia a dover fornire alla comunità internazionale garanzia di rispetto dei principi di autonomia ed indipendenza della magistratura, irrinunciabili per il nostro paese e per qualunque paese democratico.
Anche il segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati Francesco Minisci ha diffuso una nota in cui auspica che "Il presidente turco Erdogan piuttosto che annunciare possibili rischi nei rapporti con l'Italia e tentare di interferire, per ragioni personali, nell'operato della magistratura italiana, si occupi di ristabilire lo stato di diritto nel suo Paese, provvedendo a scarcerare immediatamente le migliaia di magistrati e le persone ingiustamente detenute in Turchia".

 
A Bologna prorogata l'inchiesta per riciclaggio su Bilal Erdogan
Il 20 luglio Il Gip di Bologna aveva accolto la richiesta dei pm e aveva concesso la proroga per continuare gli accertamenti investigativi su Bilail Erdogan, figlio del presidente turco Recep Tayyip. Il giovane è indagato per riciclaggio. Dopo sei mesi dall'avvio delle indagini preliminari, la Procura aveva chiesto una proroga motivandola con la necessità di svolgere una parte dell'inchiesta all'estero. Alla richiesta dei pm si era opposto il difensore di Bilail Erdogan, l'avvocato Giovanni Trombini.

Da quanto si apprende dalla Procura di Bologna, gli inquirenti avrebbero già controllato i conti e i tabulati telefonici del figlio di Erdogan che era arrivato a Bologna nel 2015, per studiare alla Johns Hopkins University. Il giovane aveva lasciato l'Italia nel marzo scorso.

L'inchiesta della procura bolognese era partita da un esposto presentato da un cittadino turco che vive in un Paese europeo con lo status di rifugiato politico. Nell'esposto si chiedeva ai magistrati di effettuare accertamenti su denaro trasferito in Italia da Bilail Erdogan, attività ricondicibile a un eventuale reato di riciclaggio.
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