MONDO
Siria: "Non si può costruire sulle ceneri di Aleppo"
Med 2016. Gentiloni: il Mediterraneo resterà al centro del nostro impegno
Per il ministro Paolo Gentiloni, "il Mediterraneo non è un guaio, un condensato di crisi da cui, se possibile, stare alla larga", ma piuttosto "un paradosso geopolitico". "E' contemporaneamente la zona del mondo in cui diversi livelli di tensione si stanno intrecciando e al tempo stesso la zona dove, se riusciamo a governarlo, creiamo un contesto che può avere risvolti positivi in tutto il pianeta", ha detto Gentiloni.
Proprio "mercoledì prossimo assumiamo la presidenza del gruppo Mediterraneo dell'Osce", ha annunciato il ministro, e in tale contesto l'Italia proverà a "sperimentare" qualche iniziativa nello spirito del "metodo di Helsinki", ossia di "cercare, nel momento in cui le crisi sono accese, violente, se è possibile avviare in controtendenza una serie di spinte che vadano verso il deconflicting, il riconoscimento reciproco, la definizione di alcune regole comuni".
Siria: "Spero da Roma premesse per riapertura negoziato"
"Spero che gli spiragli che si sono aperti qui a Roma" nella tre giorni del Forum Med 2016 "si trasformino nelle premesse di quel negoziato" per la Siria "a cui Staffan de Mistura sta lavorando". Gentiloni ha ribadito "un concetto chiaro a tutti, inclusa Russia, e cioè che non esiste un processo di transizione politica credibile sulle ceneri di Aleppo est" e ha parlato di "incontri a margine molto importanti che speriamo producano frutti".
"Usa e Russia importanti, ma paesi Mediterraneo siano protagonisti"
"Serve un protagonismo dei paesi della regione del Mediterraneo. Non si può sottovalutare l'importanza di Russia e Stati Uniti" ma "gli equilibri si ricostruiscono nel momento in cui i protagonisti si prendono le proprie responsabilità e cominciano a tessere i fili del dialogo. Quindi i problemi o li risolviamo noi, con loro naturalmente, o non li risolviamo", ha detto il ministro degli Esteri. "I diplomatici la chiamano ownership, chiamiamola come volete - ha continuato - ma bisogna capirlo, sembra scontato ma ci sono consuetudini decennali tra i paesi della regione che pensano che la loro situazione si risolva a Washington".