MONDO
L'appello
Migranti, Papa contro l'indifferenza: "Dio vuole mani per soccorrerli"
Cinque anni fa si fece eco del perenne appello all'umana responsabilità: "Dov'è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me". Non era una domanda rivolta ad altri, era una domanda rivolta "a me, a te, a ciascuno di noi". Le risposte a questo appello, "anche se generose, non sono state sufficienti", e a distanza di anni "ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti".
Una corona di fiori gettata nel Mediterraneo, tomba di migliaia di innocenti, del tutto simile a quella che due anni dopo avrebbe gettato dalle coste dell'isola di Lesbo, diede mediaticamente il via all'opera di Papa Francesco come ponte umano. Era l'8 luglio del 2013 quando Bergoglio, a nome di tutti, chiese scusa per l'indolenza nella quale troppi avevano perso la vita, tuonando contro "la globalizzazione dell'indifferenza".
Oggi, esiste ancora una "ipocrisia sterile" di chi non vuole sporcarsi le mani. Una tentazione comune, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto a sicurezza e condizioni di vita dignitose, e "costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti".
"Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa", afferma Francesco. "Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti". Una politica giusta c'è, ed è quella che si pone al servizio della persona, che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti, "che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso".
"Grazie a chi salva vite"
Il Papa ha poi ringraziato coloro che prestano soccorsi nel Mar Mediterraneo, presenti alla messa e alcuni provenienti dalla Spagna, che si fermano "per salvare la vita del povero picchiato dai banditi, senza chiedergli chi fosse, la sua origine, i motivi del suo viaggio o i documenti...: ha semplicemente deciso di prendere in carico e salvare la vita". E a coloro che sono stati salvati, "voglio ribadire - ha aggiunto Francesco - la mia solidarietà e incoraggiamento, poiché conosco bene le tragedie dalle quali state scappando. Vi chiedo di continuare ad essere testimoni di speranza in un mondo sempre più preoccupato per il suo presente, con pochissima visione del futuro e riluttanza a condividere". Ai migranti il pontefice chiede di avere "rispetto per la cultura e le leggi del Paese che accoglie" per mettere in campo "congiuntamente un percorso di integrazione". "Superare tutte le paure e le inquietudini": è l'appello con cui il Papa ha concluso l'omelia.