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MONDO

Medio Oriente

Netanyahu: "Non porgeremo l'altra guancia. Quello che Onu ha fatto per Israele è inaccettabile"

non disdetto incontro May, non era in programma

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"Siamo un paese con un orgoglio nazionale e non porgiamo l'altra guancia. Il mondo rispetta i paesi che non si umiliano". Lo ha detto oggi il premier Benyamin Netanyahu riguardo la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu sulle colonie che ha definito "inaccettabile per Israele" e contro la quale ha più volte annunciato contromisure. Tra queste, si parla di iniziative contro l'Urwa (l'agenzia per i profughi palestinesi) che, a giudizio di Israele, investe risorse e personale in mosse intese a minare e danneggiare lo stato ebraico. Ma anche nei confronti del Ceirpp, comitato sui diritti dei palestinesi, che secondo Israele è schierato nel conflitto e che spinge risoluzioni al Palazzo di Vetro in cui si denuncia la "pulizia etnica dei palestinesi". Più in generale, Israele sarebbe orientato a proporre una risoluzione per stabilire "regola di condotta per gli impiegati Onu" e delle agenzie in modo da ritenerli responsabili per ogni dichiarazione che ecceda il loro mandato.

Non disdetto incontro May, non era in programma
L'ufficio di Netanyahu ha negato che sia stato cancellato un incontro tra il premier e il suo omologo britannico Therese May per il semplice fatto "che il meeting non era fissato". Ieri molti media israeliani, ma senza conferma ufficiale, avevano annunciato la cancellazione come conseguenza della crisi diplomatica tra Israele e i paesi che hanno votato, e tra questi la Gran Bretagna, la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu contro gli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Una crisi che ha visto il premier lanciare un'offensiva contro le nazioni del fronte del sì con la convocazione improvvisa ieri, giorno di Natale, degli ambasciatori in Israele, compreso l'inviato Usa. Tra le altre iniziative, Netanyahu ha ordinato al ministero degli esteri - di cui ha l'interim - di sospendere i viaggi diplomatici ufficiali nei paesi che hanno votato a favore della Risoluzione e di ridurre i contatti con le loro rappresentanze diplomatiche in Israele. 
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