MONDO
L'inchiesta
New York Times: armi chimiche di Saddam rischiano di finire nelle mani dell'Isis
Secondo il quotidiano le truppe statunitensi tra il 2004 e il 2011 in Iraq trovarono 5.000 armi chimiche. Una scoperta "insabbiata" e ora il timore che l'Isis o al Qaeda sia in possesso di parte dell'arsenale
Secondo l'inchiesta dal 2004 al 2011 le truppe statunitensi scoprirono in Iraq i resti di circa 5.000 armi chimiche che appartenevano all'arsenale del regime di Saddam Hussein. In almeno sei casi soldati Usa venuti a contatto con agenti letali e sono rimasti contaminati e feriti, anche gravemente.
Il ritrovamento di bossili, bombe e testate seppelite sotto terra è stato però insabbiato per due motivi, riporta il Nyt. Primo per nascondere all'opinione pubblica che, invece delle armi di distruzione di massa che avevano giustificato la guerra di George Bush, fu invece trovato solo ciò che rimaneva di un arsenale chimico ridotto a ferraglia e abbandonato da tempostato tenuto nascosto dal Pentagono.
Altro motivo che le bombe e le testate risalivano tutte a prima del 1991 ed erano state progettate e costruite in Occidente e imbottite di micidiali sostanze in Iraq da aziende americane ed europee.
Ora il terrore è che parti di quell'arsenale mai distrutto, di cui si sono perse le tracce, possa essere finito nelle mani dell'Isis o di al Qaeda.