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MONDO

Diario da L'Avana

"El dueño del mundo": ecco come Obama ha stregato i cubani

L'inviata di Rainews24 nei vicoli e nei locali toccati dalla storica visita del Presidente americano. Una visita che ha suscitato grandi attese nell'Isola e che ha lasciato dietro di sè una scia di emozioni ed aneddoti 

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di Liana Mistretta Bello, simpatico, semplice, affidabile, un uomo che "lo guardi negli occhi e all'improvviso le tue paure spariscono". Cosi i cubani dell'Avana descrivono il presidente Barack Obama. Ne parlano come si parla di un amico, un ospite da rispettare. "El dueño del mundo" il padrone del mondo, che si ferma a stringere la mano a tutti guardando ciascuno negli occhi, il presidente che si fa fotografare. Foto, video da inviare in tutto il mondo ai tanti cubani che il loro paese lo hanno lasciato.

L'Avana ai tempi di internet vuol dire anche questo, potere raccontare la storia, mostrare di esserci stati in queste giornate che molti dicono di aspettare da tempo. Ci sono angoli della città completamente blindati, impossibile avvicinarsi a Obama, e allora ci si apposta a distanza con un binocolo per rubare un'immagine. Strade sbarrate dove invece puoi almeno vedere e fotografare l'auto del presidente, urlare con gioia "Evviva Obama". In giro incontri solo gente entusiasta, chi non gradisce la visita non scende in strada, mi raccontano alcuni anziani. Qualcuno lo vive come un tradimento, ma bisogna guardare avanti, pensare al futuro dei ragazzi, alle opportunità economiche.

La speranza più viva è quella di potere finalmente essere liberi, di viaggiare. Obama per tanti rappresenta il mondo, il mondo che viene a Cuba, il mondo che anche loro vorrebbero potere visitare. Il centro dell'Avana è affollato da turisti, molti sono americani arrivati in navi da crociera. Li vedi tutti fermi a parlare con i cubani che mostrano i video, le foto scattate con il "loro" presidente. Americani che si dicono emozionati, che raccontano di essersi fermati a cantare il loro inno nazionale davanti ai televisori nei caffé della città, colpiti dalle lacrime che scendevano sui volti dei cubani silenziosi. Piove, tira un vento fortissimo, le onde arrivano fino in strada, colpiscono le auto. In pochi passeggiano sul Malecòn. Un bambino guarda incuriosito la nostra telecamera, un anziano pesca.



Obama e la sua famiglia si sono spinti fin dentro ai vicoli fatiscenti del centro dell'Avana. Sono andati a cena in un ristorante creolo molto antico, piccole sale in una casa colonica bella da togliere il fiato. Gli Obama hanno tutti mangiato carne condita con salse della casa. Il loro tavolo passerà alla storia, i turisti fanno a gara per averlo, per sedersi nei posti del presidente o della moglie. Ma la sedia del "signor presidente", lo chiamano così i camerieri, è stata allontanata dal tavolo, in un angolo della saletta, in attesa di capire cosa farne per conservarla a vita. La sedia di Obama che ha pagato il conto, con i suoi contanti, pesos cubanos , "Quelli importanti, quelli famosi non pagano mai, mi dice un cameriere, ma lui è diverso, è come noi".
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