MONDO
Lo studio
Onu: il 35% dei detenuti in Afghanistan è torturato e maltrattato in carcere
Emerge da un Rapporto dell'Onu diffuso a Kabul. Lo studio, frutto di interviste con 790 persone arrestate nell'ambito del conflitto afghano, ha mostrato che di queste 278 (35%) hanno subito torture o maltrattamenti per mano della Direzione nazionale per la sicurezza
''Il nuovo studio mostra che il 35 per cento dei detenuti intervistati è stato torturato o maltrattato, contro il 48 per cento dello studio precedente'' condotto nel 2011, si legge in un comunicato dell'Unama. Forme di tortura documentata sono l'elettroshock, il pestaggio violento e la torsione dei genitali, denuncia l'Onu. In molti casi, come l'asfissia fino allo svenimento o la costrizione a posture stressanti, le torture non hanno lasciato segni fisici evidenti. Inoltre è una pratica diffusa e documentata la minaccia di violenze sessuale nei confronti di detenuti minorenni.
Nel rapporto diffuso nel 2014, l'Onu ha ''trovato la mancanza persistente di impunità''. Nel testo redatto nel 2013, era il 43 per cento di detenuti a risultare torturato o maltrattato dalle autorità afghane, mentre nel 2011 gli abusi riguardavano la metà dei prigionieri.
Nel 2013 l'allora presidente afghano Hamid Karzai approvò un decreto contro le torture dopo che una squadra da lui incaricata provò la diffusione di maltrattamenti nelle carceri del Paese. Da allora, però, c'è stato solo un caso giudicato dalla magistratura. L'Onu, quindi, denuncia che la sicurezza afghana continua a restare ''inadeguata e manca di indipendenza, autorità, trasparenza e capacità''. Questo, ha detto la direttrice dell'Unama per i diritti umani Georgett Gagnon, è ''motivo di preoccupazione''. ''L'impunità rispetto alle torture fa sì che le torture continuino'', ha detto.