MONDO
Dopo l'agguato al rabbino Yehuda Glick
Israele-Palestina, venerdì di tensione. Netanyahu chiude la spianata delle Moschee poi ci ripensa
Riaperto dalla mezzanotte il luogo di culto per consentire le preghiere del venerdì. Abu Mazen dopo il divieto di accesso aveva detto: è una dichiarazione di guerra
Un luogo santo di cui, sullo sfondo di tensioni salite alle stelle, la polizia israeliana ha ordinato ieri la chiusura totale, cosa che non si vedeva da anni. Salvo revocarla (in parte) di fronte alle reazioni piovute dal mondo arabo, e non solo, per quella che il presidente palestinese Abu Mazen è giunto a definire ''una dichiarazione di guerra''. In appena nove ore la polizia israeliana ha intanto localizzato e ucciso il presunto attentatore: Moataz Hijazi, indicato come un militante della Jihad islamica.
Il premier Benyamin Netanyahu non aveva esitato a prendere misure di emergenza nella 'città santa'. Oltre alla chiusura della Spianata, ha fatto affluire rinforzi di polizia:
anche per il timore dei servizi di sicurezza che ultrà ebrei potessero compiere ritorsioni antipalestinesi.
Da Ramallah, Abu Mazen - che da giorni imputa al governo d'Israele la responsabilità per il clima di crescente tensione a Gerusalemme - si è mostrato indignato per la chiusura della Spianata: un provvedimento che non veniva adottato dal settembre
2000, da quando cioè l'allora capo della opposizione israeliana Ariel Sharon fece la sua 'passeggiata' di fronte alla moschea al-Aqsa, subito prima dell'esplosione della seconda intifada.
Anche il capo del Dipartimento di Stato americano ha lanciato un campanello d'allarme a Israele perché riaprisse il luogo di culto ai fedeli musulmani: i rapporti tra israeliani e palestinesi a Gerusalemme si stanno avviando verso un'escalation. "Le parti devono esercitare moderazione", ha detto Kerry, "tenersi lontane da provocazioni e preservare lo status quo" sulla Spianata.
Così anche grazie all'appello di America e Palestina ieri sera la polizia ha riesaminato la situazione, decidendo di autorizzare dalla mezzanotte, per le preghiere islamiche del venerdì, la riapertura della Spianata delle
Moschee. Ma solo ai fedeli di 50 anni e oltre.
Il Monte del Tempio - dove duemila anni fa sorgeva il tempio di Gerusalemme distrutto dalle legioni romane - é vagheggiato da anni dal rabbino Glick, leader di un piccolo gruppo di nazionalisti religiosi radicali, come una meta da 'riconquistare'. Con la sua folta barba rossa, è stato protagonista di ripetute incursioni sulla Spianata con drappelli di attivisti. E i fedeli vedevano in lui il pioniere di un più vasto movimento incendiario, divorato dall'ambizione di ricostruire un giorno sulla Spianata un nuovo Tempio ebraico sulle rovine delle Moschee che vi sorgono da secoli. Glick,
dicono i conoscenti, sapeva del resto di rischiare la vita. Dopo l'agguato è ricoverato in ospedale in condizioni gravi.
A breve distanza dalla moschea al-Aqsa viveva Moataz Hijazi, il palestinese fortemente sospettato dalla polizia israeliana di aver attentato alla vita di Glick. Aveva scontato dieci anni di carcere per attività legate all'intifada e dopo la liberazione, aveva dichiarato: ''A Dio piacendo, spero di essere una spina nel fianco dei sionisti''. Con questi precedenti, molti sono rimasti sorpresi nell'apprendere che ieri Hijazi lavorava nella caffetteria del 'Centro Begin' di Gerusalemme, istituzione
animata dalla destra nazionalista ebraica.
Lo stesso istituto dove il rabbino Glick, prima d'essere ferito con 4 colpi di pistola al torace da un motociclista nascosto dietro un casco, aveva teorizzato in un dibattito la necessità di estendere la presenza ebraica sulla Spianata. Poco più tardi l'abitazione di Hijazi é stata assediata dalle teste di cuoio e il presunto attentatore è morto dopo una breve sparatoria. Aveva accanto, dice la polizia, un'arma uguale a quella usata contro Glick.