MONDO
L'ottavo viaggio internazionale
Papa Francesco a Sarajevo: "Mai più la guerra!"
Il Pontefice in visita nella capitale bosniaca: "Si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!".
Sarajevo (Bosnia)
Nuovo, forte appello del Papa contro la guerra. "Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva
ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!". Così papa Francesco nel celebrare la Messa nello stadio di Sarajevo.
"La guerra -ha continuato Francesco- significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore!".
Papa "Pellegrino di pace"
"Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton. Sono lieto di vedere i progressi compiuti, per i quali occorre ringraziare il Signore e tante persone di buona volontà". Queste le prime parole di Papa Francesco dopo l’arrivo a Sarajevo per l’ottavo viaggio internazionale del suo pontificato.
Messaggio di dialogo
La capitale bosniaca dove cento anni fa scoccò la scintilla della Prima Guerra Mondiale, poi devastata negli anni Novanta dal sanguinoso conflitto dell'ex Jugoslavia e dal più lungo assedio della storia contemporanea, attendeva dal Pontefice un messaggio di dialogo tra le varie fedi ed etnie, di convivenza pacifica, di riconciliazione per il superamento delle tensioni ancora esistenti. Francesco ha puntato proprio su questi temi. "Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l'occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità", ha proseguito. In Bosnia-Erzegovina, per il Papa, "le relazioni cordiali e fraterne tra musulmani, ebrei e cristiani, rivestono un'importanza che va ben al di là dei suoi confini. Esse testimoniano al mondo intero che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del bene comune è possibile, che un pluralismo di culture e tradizioni può sussistere e dare vita a soluzioni originali ed efficaci dei problemi, che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso che purifichi la memoria e dia speranza per l'avvenire".
La Gerusalemme d'Occidente
"Sarajevo ha sofferto tanto nella storia. Adesso è in un bel cammino di pace. È per parlare di questo che faccio il viaggio, come segno di pace e preghiera di pace". Aveva spiegato in precedenza Papa Francesco sull'aereo. "Sarajevo - ha aggiunto - è chiamata la Gerusalemme dell'Occidente perché vi convivono culture, religioni, etnie tanto diverse".
Programma ricco di appuntamenti
Il denso programma della giornata prevede, oltre alla cerimonia di benvenuto al Palazzo presidenziale, una messa nella Stadio Kosevo, dove anche papa Wojtyla celebrò messa nell'aprile del 1997. Nel pomeriggio sono previsti alle 16.20 l'incontro con il clero in cattedrale, alle 17.30 l'incontro ecumenico e interreligioso con i rappresentanti ortodossi, musulmani ed ebrei al centro studentesco francescano, e alle 18.30 l'incontro con i giovani nel Centro diocesano "Giovanni Paolo II". La partenza da Sarajevo è fissata per le 20.00, con arrivo a Roma-Ciampino alle 21.20.
Scambio di saluti con Mattarella
Francesco ha anche inviato un messaggio al presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, auspicando per l'Italia un "progresso spirituale, civile e sociale". "L'Italia e l'Europa – ha replicato il Capo dello Stato - guardano con particolare attenzione alla sua missione nella certezza che la sua presenza in Bosnia-Erzegovina recherà un importante messaggio di pace e riconciliazione per tutta la regione balcanica, impegnata in un complesso cammino per superare le dolorose ferite di un passato ancora vivo nella memoria di molti”.
ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!". Così papa Francesco nel celebrare la Messa nello stadio di Sarajevo.
"La guerra -ha continuato Francesco- significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore!".
Papa "Pellegrino di pace"
"Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton. Sono lieto di vedere i progressi compiuti, per i quali occorre ringraziare il Signore e tante persone di buona volontà". Queste le prime parole di Papa Francesco dopo l’arrivo a Sarajevo per l’ottavo viaggio internazionale del suo pontificato.
Messaggio di dialogo
La capitale bosniaca dove cento anni fa scoccò la scintilla della Prima Guerra Mondiale, poi devastata negli anni Novanta dal sanguinoso conflitto dell'ex Jugoslavia e dal più lungo assedio della storia contemporanea, attendeva dal Pontefice un messaggio di dialogo tra le varie fedi ed etnie, di convivenza pacifica, di riconciliazione per il superamento delle tensioni ancora esistenti. Francesco ha puntato proprio su questi temi. "Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l'occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità", ha proseguito. In Bosnia-Erzegovina, per il Papa, "le relazioni cordiali e fraterne tra musulmani, ebrei e cristiani, rivestono un'importanza che va ben al di là dei suoi confini. Esse testimoniano al mondo intero che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del bene comune è possibile, che un pluralismo di culture e tradizioni può sussistere e dare vita a soluzioni originali ed efficaci dei problemi, che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso che purifichi la memoria e dia speranza per l'avvenire".
La Gerusalemme d'Occidente
"Sarajevo ha sofferto tanto nella storia. Adesso è in un bel cammino di pace. È per parlare di questo che faccio il viaggio, come segno di pace e preghiera di pace". Aveva spiegato in precedenza Papa Francesco sull'aereo. "Sarajevo - ha aggiunto - è chiamata la Gerusalemme dell'Occidente perché vi convivono culture, religioni, etnie tanto diverse".
Programma ricco di appuntamenti
Il denso programma della giornata prevede, oltre alla cerimonia di benvenuto al Palazzo presidenziale, una messa nella Stadio Kosevo, dove anche papa Wojtyla celebrò messa nell'aprile del 1997. Nel pomeriggio sono previsti alle 16.20 l'incontro con il clero in cattedrale, alle 17.30 l'incontro ecumenico e interreligioso con i rappresentanti ortodossi, musulmani ed ebrei al centro studentesco francescano, e alle 18.30 l'incontro con i giovani nel Centro diocesano "Giovanni Paolo II". La partenza da Sarajevo è fissata per le 20.00, con arrivo a Roma-Ciampino alle 21.20.
Scambio di saluti con Mattarella
Francesco ha anche inviato un messaggio al presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, auspicando per l'Italia un "progresso spirituale, civile e sociale". "L'Italia e l'Europa – ha replicato il Capo dello Stato - guardano con particolare attenzione alla sua missione nella certezza che la sua presenza in Bosnia-Erzegovina recherà un importante messaggio di pace e riconciliazione per tutta la regione balcanica, impegnata in un complesso cammino per superare le dolorose ferite di un passato ancora vivo nella memoria di molti”.