MONDO
L'opera di rinnovamento di Bergoglio
Papa Francesco e il ritorno alle origini: il legame di Bergoglio con il Santo di Assisi
Il Pontefice è indissolubilmente legato alla figura del poverello di Assisi: lo testimonia la scelta di prendere il suo nome, la prima volta nella storia della Chiesa, e l'esigenza di un ritorno alle 'origini' per spogliarsi di tutto ciò che è superfluo. Un insegnamento che è alla base della sua 'riforma'
Mi chiamerò Francesco
Il Pontefice scelse quel nome durante gli attimi emozionanti della sua elezione: "Avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi".
Il coraggio del nome scelto
Prendendo il nome di Francesco, il Papa su di sè assume l'immenso carico simbolico che il riferimento al poverello di Assisi impone al suo Pontificato: "Vorrei una Chiesa povera e per i poveri, per questo ho scelto il nome Francesco, come Francesco D'Assisi" dichiarerà in conferenza stampa. San Francesco fu "uomo di pace" e rappresenta "l'uomo che ama e custodisce il Creato e noi oggi abbiamo una relazione non tanto buona con il Creato".
L'insegnamento francescano
E’ lo stile Bergoglio, rivoluzionario e disarmante nella sua semplicità evangelica, che incanta il mondo. Nel suo primo discorso da Vescovo di Roma, pronunciato subito dopo l'Habemus Papam dalla finestra della Santa Sede, Beroglio invita i fedeli a intraprendere assieme a lui un nuovo "cammino di fratellanza" nel quale "ognuno prega per l'altro". Secondo il dettato francescano, il pontefice impartisce la benedizione 'Urbi et Orbi' senza l'abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sacrestia della cappella Sistina, ma indossando solo l'abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che usava già prima di essere eletto Papa. Solo al momento della benedizione ha indossato la stola, che però ha subito tolto.
Le riforme
Ma non è spogliandosi degli ornamenti papali che si riforma la Chiesa, diranno in molti. Eppure questo Pontefice rivoluzionario lo è nei fatti: ha iniziato con la riforma della Curia Romana, in crisi dopo lo scandalo 'Vatileaks'. Poi con quella dello Ior (la Banca vaticana) per cui il Vescovo di Roma non ha peli sulla lingua: "San Pietro non aveva un conto in banca e quando ha dovuto pagare le tasse il Signore lo ha mandato al mare a pescare un pesce e trovare la moneta dentro il pesce". Ma non basta, Bergoglio ha sempre confermato il suo impegno nella lotta contro la pedofilia ed ha chiesto perdono per gli abusi commessi sui minori da parte dei sacerdoti.
Lo stile semplice e rivoluzionario
E il segno di questo rinnovamento si rintraccia già nelle parole scelte per la prima omelia, quel 19 marzo del 2013: "Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!". Nel suo anno e mezzo di pontificato non si contano le volte che Bergoglio fa riferimento al santo di Assisi. Durante la visita alla Fao, ad esempio, cita il 'Cantico delle Creature': "Penso alla nostra sorella e madre terra, al Pianeta. Se siamo liberi da pressioni politiche ed economiche per custodirlo, per evitare che si autodistrugga. Abbiamo davanti Perù e Francia, due conferenze che ci lanciano una sfida. Custodire il Pianeta".
"Una Chiesa ricca invecchia perché non ha vita"
Francesco, Papa, prosegue nell'instancabile 'opera di rinnovamento' delle Istituzioni Ecclesiastiche. E lo fa con parole semplici, che a volte fanno perfino sorridere: dall'invito alle suore ad essere "più madri e meno zitelle" all'apertura alla comunione per i divorziati risposati. Ricordando, omelia dopo omelia, che la Chiesa contemporanea deve abbandonare le logiche dell’imprenditorialità perché: "Una Chiesa ricca invecchia perché non ha vita".