MONDO
Regina Coeli
Papa Francesco: "La Chiesa non chiude la porta a nessuno"
Per il Pontefice "la chiesa nasce universale, una e cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno". Bergoglio sulla Grande Guerra: " Fu una strage inutile. Preghiamo per le vittime chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace"
Città del Vaticano
"A nessuno la madre Chiesa chiude la porta in faccia. A nessuno, neppure al più peccatore. Spalanca la porta a tutti perché è madre". Lo ha detto Papa Francesco durante il Regina Coeli dopo la messa di Pentecoste. "La Chiesa - ha scandito - nasce universale, una e cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno". Secondo Bergoglio, la Pentecoste rappresenta dunque "l'evento che cambia il cuore e la vita degli Apostoli e degli altri discepoli" e "si ripercuote subito al di fuori del Cenacolo. Infatti, quella porta tenuta chiusa per cinquanta giorni finalmente viene spalancata e la prima comunita' cristiana, non piu' ripiegata su se stessa, inizia a parlare alle folle di diversa provenienza delle grandi cose che Dio ha fatto, cioe' della Risurrezione di Gesù, che era stato crocifisso. Ed ognuno dei presenti li sente parlare nella propria lingua".
Francesco ha poi ricordato l'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale: "Come oggi, cento anni fa l'Italia e' entrata nella Grande Guerra, quella strage inutile. Preghiamo per le vittime chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace".
Durante la messa di Pentecoste Francesco ha ricordato poi che "rafforzati dallo Spirito e dai suoi molteplici doni, diventiamo capaci di lottare senza compromessi contro il peccato e contro la corruzione, che si allarga nel mondo di giorno in giorno in più, e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace".
Nell'omelia, ha poi aggiunto che "il mondo ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo". Perché la chiusura "allo Spirito Santo - ha osservato il Pontefice- è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. Ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell'egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido - come l'atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti - nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale, e così via".
Il Pontefice ha ricordato infatti i "frutti" della "carne" affermando che "sono le opere dell'uomo egoistico, chiuso all'azione della grazia di Dio". Un "corteo di vizi", li ha definiti riferendosi alla Lettera ai Galati che li elenca: "Fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere". Invece, ha detto Francesco, "nell'uomo che con la fede lascia irrompere in se' lo Spirito di Dio, fioriscono i doni divini, le virtù gioiose che Paolo chiama 'frutto dello Spirito'".
Francesco ha poi ricordato l'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale: "Come oggi, cento anni fa l'Italia e' entrata nella Grande Guerra, quella strage inutile. Preghiamo per le vittime chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace".
Durante la messa di Pentecoste Francesco ha ricordato poi che "rafforzati dallo Spirito e dai suoi molteplici doni, diventiamo capaci di lottare senza compromessi contro il peccato e contro la corruzione, che si allarga nel mondo di giorno in giorno in più, e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace".
Nell'omelia, ha poi aggiunto che "il mondo ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo". Perché la chiusura "allo Spirito Santo - ha osservato il Pontefice- è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. Ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell'egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido - come l'atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti - nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale, e così via".
Il Pontefice ha ricordato infatti i "frutti" della "carne" affermando che "sono le opere dell'uomo egoistico, chiuso all'azione della grazia di Dio". Un "corteo di vizi", li ha definiti riferendosi alla Lettera ai Galati che li elenca: "Fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere". Invece, ha detto Francesco, "nell'uomo che con la fede lascia irrompere in se' lo Spirito di Dio, fioriscono i doni divini, le virtù gioiose che Paolo chiama 'frutto dello Spirito'".