MONDO
Intervento del cardinale australiano al Meeting di Rimini
Vaticano, Pell: è tempo di mettere in ordine affari e finanze
potrebbe essere per irregolarità finanziarie".
E' quanto ha affermato il cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l'Economia della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano al convegno "Chiesa e denaro" al Meeting di Comunione e Liberazione. E rivolto alle istituzioni ecclesiastiche, il ministro dell'Economia della Santa Sede critica l'atteggiamento di disinteresse verso le questioni economiche, un comportamento che, secondo Pell, "apre le porte agli incompetenti ed ai mascalzoni".
E in questo ambito, rientra anche "l'obbligo morale a tendere ad un adeguato livello di rendimento finanziario" dei beni ecclesiastici. "La vita economica, oggi - ha osservato - è più complicata di quanto non sia mai stata". "Per questo il diritto canonico prevede la presenza di almeno (Christifideles) tre esperti laici in ogni consiglio diocesano per gli Affari economici. Comunque è pericoloso, moralmente sbagliato, il fatto che un esponente di vertice della Chiesa, un Vescovo, un parroco o superiore religioso sia contento di non interessarsi minimamente di come i soldi della Chiesa vengano utilizzati e dica che 'non capisce nulla di soldi'. Questo apre le porte agli incompetenti ed ai mascalzoni. Un leader della Chiesa non deve essere necessariamente un esperto, ma deve essere in grado capire dove c'è del marcio (see a hole in a ladder) e dare un realistico giudizio personale che i soldi sotto il suo controllo siano usati bene".
"In Vaticano stiamo tentando a mettere in pratica gli insegnamenti cristiani sulla proprietà, la ricchezza ed il servizio ai poveri ed a chi soffre. I moderni metodi di controllo sono buoni, e forse rappresentano il modo migliore per assicurare onestà ed efficienza. Ciò richiede la necessità di avvalersi di esperti laici di grande competenza e la adozione del principio di trasparenza, per riferire alla comunità, compresi i laici, cosa le gerarchie fanno con i soldi della chiesa". "Se la Chiesa ha investimenti e proprietà, le autorità ecclesiastiche hanno un obbligo morale mirare a un adeguato livello di rendimento finanziario. Se questo obiettivo non viene raggiunto, spesso significa che qualcun altro ci guadagna. In una delle mie diocesi un parroco diede in affitto un grande edificio per un canone basso e non congruo. Il suo inquilino subaffittava una parte dell'edificio per una somma maggiore di quella che pagava al parroco per l'intero immobile. Dare in affitto immobili che ci sono dati da amministrare a amici o amici degli amici è sbagliato, moralmente sbagliato".
Quanto agli immobili, secondo il ministro dell'Economia Vaticano "è prudente che le diocesi e gli ordini religiosi posseggano i loro edifici di culto e le loro scuole: ciò garantisce loro sicurezza di continuità". Tuttavia, "è importante che, ad esempio, un parroco non tratti i possedimenti della Chiesa come se fossero suoi propri": perché i beni ereditati dalla Chiesa devono essere utilizzati per per finanziare le buone opere della Chiesa. E non devono essere dilapidati in una sola generazione". Una principessa europea - racconta il ministro dell'Economia di Papa Francesco - una volta mi ha detto che alcuni guardavano al Vaticano come ad una vecchia famiglia nobile che stava andando in bancarotta, perdendo tutti i suoi soldi: un modo di fare da incompetenti, stravagante e che rende facili bersagli per i ladri. Nella Santa Sede tutti stiamo lavorando duro, sotto la guida di Papa Francesco, perché questa immagine possa cambiare".